di Alessandro Mortarino.
Ad inizio anno avevamo pubblicato un articolo in cui sintetizzavamo due differenti situazioni occupazionali rivolte una all'universo giovanile e una a soggetti disoccupati over 45enni. Due situazioni accomunate da un destino retributivo su cui ci era parso opportuno accendere un riflettore, inteso come una "spia" di allarme date le esiguità dei corrispettivi previsti e alcune condizioni apparentemente non di particolare rilievo per la dignità umana. Le nostre annotazioni, purtroppo, non hanno aperto un particolare dibattito ma solo qualche sparuto commento e ci pare quindi necessario un supplemento di inchiesta su cui riflettere...
Il primo dei due casi che avevamo segnalato - quello legato alla giovane poco più che ventenne inserita come stagista in uno dei più importanti gruppi della grande distribuzione organizzata italiana - ha stimolato la redazione astigiana de "La Stampa" ad occuparsene, registrando le voci di alcuni responsabili sindacali che sostanzialmente hanno confermato, pur con qualche distinguo, la realtà da noi descritta.
Francesco Di Martino, segretario generale UILTuCS di Asti, ha convenuto sul fatto che le assunzioni part time rappresentano oggi la norma contrattuale e sono articolate su mille fasce orarie «che possono venire cambiate anche con preavviso di sole 48 ore: i giovani vengono così costretti a rinunciare ad un vita sociale» e le donne profondamente svantaggiate.
Mario Galati, segretario generale della Filcams Cgil di Asti, ha sottolineato come gli apprendisti vengano assunti con due livelli contrattuali in meno e i dipendenti delle cooperative che si occupano del carico e dello scarico, soprattutto di notte, per sole quattro o cinque ore con un turn over molto elevato. Mentre gli stagisti - o, meglio, i "tirocinanti" – secondo Di Martino «stanno al fondo della catena alimentare, con un contratto truffa che serve ai ragazzi a imparare un mestiere, con agevolazioni proposte da enti come Regione o Provincia tramite i Centri per l'impiego: finalità nobile ma spesso elusa». E uno stipendio di 600 euro mensili per 40 ore settimanali.
Galati esclude però che nelle grandi catene questo avvenga, che sia cioè un fenomeno di occupazione (a noi verrebbe da definirlo "vessatorio"...) esclusivamente utilizzato «dalle piccole catene, nei franchising o nelle piccole botteghe dove il Sindacato non è ancora così presente». La rete web è zeppa di notizie che testimoniano come il fenomeno non sia puramente una realtà che tocca la piccola dimensione ma anche i big della GDO e come i giovani tirocinanti vengano impiegati anche come cassiere/i con pari responsabilità e mansioni degli assunti regolari. Il tema meriterebbe una attenta valutazione: si tratta di pochi casi isolati (che andrebbero comunque individuati e corretti) oppure strumenti consolidati nella prassi (e da stigmatizzare senza tentennamenti)?...
Il caso dei "Cantieri di lavoro", invece, non ha raccolto finora repliche significative; in attesa che amministratori locali e rappresentanti sindacali superino le loro ritrosie a parlarne, siamo andati a cercare qualche dato legato agli strumenti di politica attiva finalizzati all’inserimento/re-inserimento lavorativo e per l’inclusione sociale di soggetti over 58enni in particolare situazione di debolezza sul mercato del lavoro. Ad ottobre la Regione Piemonte aveva finanziato gli ultimi 113 cantieri della graduatoria che coinvolge 562 persone sul territorio regionale e che l’assessore al lavoro Elena Chiorino ha commentato come un atto politico in grado di «offrire un’opportunità che mette al centro il diritto al lavoro, il rispetto della dignità delle persone, unitamente ad un valido supporto ai sindaci per garantire i servizi ai cittadini nonostante le difficoltà di bilancio, al contrario di politiche meramente assistenzialiste – una su tutte il reddito di cittadinanza – che, come diciamo da sempre, non può di certo rispondere alle difficoltà di chi crede nella cultura del lavoro».
Il diritto al lavoro e il rispetto della dignità delle persone verrebbe così tutelato grazie al fatto che il periodo trascorso nei cantieri “over 58” consente ai lavoratori di versare i contributi previdenziali necessari, pagati dalla Regione, per andare in pensione.
Cioè?...
Per comprendere questa affermazione, ci avalliamo dei dati contenuti nel "Rapporto di monitoraggio anni 2019-2020 dei Cantieri over 58, prima edizione" che già nell'introduzione enfatizza come i cantieri di lavoro abbiano dimostrato la loro utilità anche come strumento di accompagnamento delle persone alla pensione, rivelandosi essere sempre più importante a seguito dell’entrata in vigore della riforma previdenziale (Legge Fornero): l’innalzamento dei parametri in base all’anzianità contributiva ha determinato, per una vasta platea di lavoratori e lavoratrici, un significativo ritardo nell’accesso al pensionamento.
Il bando regionale parrebbe quindi voler fornire un "aiutino" ai lavoratori improvvidamente allontanati dal traguardo pensionistico. Persone, lo ribadiamo, in condizione di disoccupazione e in età avanzata. Per le quali il Bando ha previsto tre fasce di indennità di cantiere il cui valore/giornata risulta così stabilito:
- € 29,70 lordi da corrispondere ai cantieristi impiegati per 5 giorni lavorativi e per 30 ore settimanali;
- € 24,74 lordi per quelli impiegati per 5 giorni lavorativi e per 25 ore settimanali;
- € 19,80 per quelli impiegati per 5 giorni lavorativi e per 20 ore settimanali.
Il compenso mensile, calcolato su 23 giorni lavorativi per mese, risulta dunque pari a:
- € 683,1 per i cantieristi occupati per 30 ore settimanali;
- € 568,33 per i cantieristi occupati per 25 ore settimanali;
- € 455,4 per i cantieristi occupati per 20 ore settimanali;
Stiamo dunque parlando di 5 euro (scarsi) lordi all'ora e di una serie di diritti non previsti di cui abbiamo già parlato nell’articolo precedente (mutua, ferie, libertà di sciopero ecc.).
Un sostegno reale ad una fascia fragile di lavoratori inoccupati?
La risposta la lascio a chi ci legge, aggiungendo ancora qualche dato e rimandando gli approfondimenti ad una prossima analisi:
Il maggior numero di cantieristi si trova nella fascia di età 59-64 anni (79,8% del totale) benché sia tra le persone dai 59 ai 62 che si rileva la concentrazione più elevata di persone (441 su 719).
La quasi totalità dei cantieristi è cittadino italiano (97,21%).
L’82% dei cantieristi a livello regionale è rappresentato da maschi.
Oltre il 73% dei cantieristi è in possesso della licenza media o elementare. È significativa, tuttavia, la presenza di lavoratori/trici con il diploma (140 su 719 pari al 19,5%).
Le carriere lavorative delle persone che partecipano ai cantieri sono, generalmente, caratterizzate da significativa discontinuità e vedono alternarsi, ad un numero più o meno elevato di contratti di lavoro a tempo indeterminato (da 1 fino a 12 rapporti di lavoro), forme contrattuali atipiche e di breve/brevissima durata.
Le persone che hanno partecipato a più di un cantiere nel periodo compreso tra il 1990 e il 2022 - oltre al cantiere over 58 - sono state poco più del 33% del totale; rilevante il numero di cantieristi che sono stati inseriti da 4 a 6 volte in cantieri succedutisi nel corso del tempo. Alcuni con notevole continuità negli anni (in alcuni casi per 10, 11, 13, 18 edizioni diverse...).
Questi sono alcuni dati, lo ripetiamo, contenuti nel "Rapporto di monitoraggio anni 2019-2020 dei Cantieri over 58, prima edizione".
Dignità e diritti andrebbero quanto meno discussi. Non vi pare?