di Luisa Rasero (Responsabile Coordinamento Donne CGIL Asti) e Luca Quagliotti (Segretario Generale Camera del Lavoro CGIL Asti).
Luana, 2021 non 1944.
Nel 1944 ad Asti persero la vita 9 giovanissime donne, nell'incendio della fabbrica in cui lavoravano. Sono le Brusaji. Luana D'Orazio è morta il 3 maggio, anno di grazia 2021, straziata da un ingranaggio della fabbrica tessile in cui lavorava, in provincia di Prato. Stessa sorte e stessa fascia di età delle nostre ragazze, l'accogliamo tra di loro nel nostro ricordo. Con una nota straziante in più: Luana, pur così giovane, era già mamma...
Luana e le Brusaji non sono vittime del destino, sono vittime di un'ingiustizia, quella che sacrifica le ragioni della vita alle ragioni del profitto. E' sempre stato così, prima e dopo quel 1944 e ancora continua, l’Inail registra 185 vittime di lavoro nei primi 3 mesi del 2021. Vittime nel linguaggio della statistica, sono persone partite la mattina per andare a lavorare e non più tornate a casa.
Dunque la pandemia non ha insegnato proprio nulla? Non si è capito ancora che senza la salute, senza la vita, non c'è nessuna economia?
Molti operatori economici in questi mesi hanno espresso il loro malessere - comprensibile - gridando “Vogliamo vivere”, protestando contro le restrizioni che li facevano “morire”. Morte in senso metaforico, come dire chiusura dell'attività.
Per Luana e gli altri 185 e' stata morte vera.
Qualcuno ha pure aperto una scellerata polemica contro i 'garantiti', i lavoratori dipendenti: anche Luana era una garantita? E tutti gli altri e le altre? Il grande piano economico disposto dai governi europei per uscire da questo momento tragico si chiama Next Generation Ue, Nuova Generazione Europea. Quindi riguardava anche Luana.
Non usciremo da nessuna crisi, se non daremo un futuro alle ragazze e ai ragazzi dell’Europa, cominciando con il salvargli la vita. Nessun futuro sarà possibile finché un dispositivo di sicurezza potrà impunemente essere considerato una spesa inutile (che si tratti di un telaio a Prato o del Ponte Morandi a Genova), senza che chi lo afferma e lo mette in pratica venga considerato per quello che è: un assassino.