di Lorenzo Vinci, Comitato Esecutivo Federale AIAB.
Tutte le esperienze internazionali di microcredito - a partire da quelle raccontate ne “Il banchiere dei poveri” dal premio Nobel M. Yunus, fondatore della Grameen Bank in Bangladesh - e quelle nazionali di finanza etica a vari livelli insegnano che i "poveri" sono i “migliori pagatori”. La finanza cosiddetta “alternativa” sostiene e dimostra da anni, dati alla mano, che i “piccoli” – siano donne contadine del sud del mondo oppure piccole imprese cooperative in Italia - hanno percentuali di restituzione dei prestiti molto più elevate dei clienti che le banche tradizionali si ostinano a ritenere più "bancabili" di loro" ...
Per non parlare delle varie "cricche & caste" che, almeno nel nostro paese, non hanno mai difficoltà di accesso al credito ... e poi regolarmente falliscono o finiscono in gattabuia.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2012 promossa recentemente dalla FAO (che aveva per tema “Le cooperative agricole nutrono il mondo”), il movimento del credito cooperativo italiano (le BCC) ha pubblicato dei dati molto interessanti che danno un ulteriore conferma di quanto detto sopra.
Dal comunicato stampa di Federcasse del 16/10/12: “Il rapporto sofferenze/impieghi delle BCC nel comparto “agricoltura, silvicoltura e pesca” risultava, a dicembre 2011, pari al 3,8%, un dato notevolmente inferiore a quello registrato nella media del sistema bancario (8,3%)”.
Non è una differenza di poco conto e, nonostante le croniche difficoltà finanziarie in cui si dibatte chi lavora in agricoltura, è un dato di estrema importanza per proseguire le battaglie per una finanza più attenta ed aperta alle necessità di chi coltiva la terra. Uno dei primi ostacoli da superare, come sottolineano le BCC stesse, sono ad esempio le norme degli accordi internazionali come “Basilea 3”, dove sarebbe necessario introdurre “fattori correttivi” per “il calcolo dei requisiti patrimoniali da applicare” in ragione delle peculiarità delle condizioni delle imprese agricole (si pensi anche solo alle difficoltà di “accesso” alla terra). E inoltre - aggiungiamo noi - c’è bisogno di una maggiore conoscenza in particolare del settore biologico da parte delle banche, comprese le BCC.
Nel nostro settore ci sono “ricchezze” importantissime che si fa fatica ad individuare e a tradurre “in numeri”, ma la crisi che stiamo vivendo ci insegna che la situazione cambierà solo quando il sistema saprà riconoscere il valore della difesa del territorio, della salute delle persone e degli animali e ancor di più dei legami di solidarietà tra chi produce e chi consuma, nel nome della sopravvivenza di tutti.
In AIAB le conoscenze necessarie le abbiamo, e le divideremo con piacere con tutti coloro che vorranno lavorare con noi … comprese le banche!