Molti lo chiamano "Primo cittadino", termine che nell'ordinamento italiano rappresenta l'organo monocratico a capo del governo di un Comune, disegnando così una piena gerarchia di cittadinanza locale. Molti altri lo appellano come "Amministratore", in virtù delle funzioni assegnateli dall'incarico che conferisce l'adozione di provvedimenti, appunto, amministrativi solitamente espressi in forma di ordinanza o di decreto; che non possono, però, invadere l'ambito delle funzioni di gestione, riservate ai dirigenti.
Ma l'origine del termine è molto interessante: deriva dal latino tardo "syndĭcus" che trae dal greco "sýndikos", ovvero syn “insieme” e dike “giustizia”: il Sindaco è dunque il "difensore di una comunità"...
Quindi il Sindaco non dovrebbe essere semplicemente inteso come colui che "fa quadrare" i bilanci comunali, ma una sorta di grande Saggio, un padre. Amministratore, sì, ma innanzitutto della giustizia.
Nella mitologia greca Dike era infatti la dea della giustizia della polis e dell'equità, una delle figlie di Zeus e Temi. Spesso raffigurata con una bilancia nella mano, simbolo della giustizia imparziale, aveva il compito di vigilare in perfetto equilibrio tra bene e male, con misura, prudenza, ponderatezza ed equità.
Quanti Sindaci, oggi, conoscete che corrispondano a queste caratteristiche, capaci di non distinguere gli amici dai rivali, di ascoltare la voce del (proprio) popolo, di rispondere in modo diretto alle esigenze di tutti?
Avete mai provato a scrivere al vostro Sindaco (magari utilizzando la posta certificata) ottenendo una sua risposta?
"Spesso mi rattristo rileggendo le cose che ho fatto: ma in fondo non me ne cruccio mai soverchiamente perché posso dire, in piena coscienza, che mi sono sempre arrabattato per non farle. Sempre mi sono sforzato di rimandarle al domani" (dalla prefazione di Don Camillo e il suo gregge).