di Silvana Bellone.
Il 27 gennaio sarà nuovamente il giorno della memoria e quest'anno, forse, passerà un po' in sordina vista la situazione pandemica, le chiusure, i tamponi, l’emergenza negli ospedali. Ho pensato di associare questa situazione, in particolare l’isolamento e le quarantene dei positivi,a quella delle famiglie ebree che per non essere arrestate e deportate sono rimaste nascoste giorni, mesi, anni, chiuse in alloggi oscurati, dove non potevano muoversi e dovevano mantenere il silenzio per loro e per le famiglie che li nascondevano sperando che nessun delatore indicasse ai nazisti e ai fascisti (che a volte intervenivano ancora prima dei loro degni alleati)i luoghi dove erano ospitati...
Il caso più conosciuto è certamente quello di Anna Frank, chiusa - con la sua e un'altra famiglia - in un alloggio con l’ingresso camuffato sopra gli uffici dove lavorava il padre.
Penso, però, a realtà e situazioni più vicine a noi.
Elio Arleri, farmacista astigiano, nascose con il padre e la madre per oltre un anno in via XX Settembre, dove abitava, una coppia di ebrei di Zagabria, la famiglia Rossi di Moncalvo, che tra il 1944 e il 1945 protesse nella propria casa Elda e Laura Jona, scappate a piedi da Asti dopo la cattura e la deportazione ad Auschwitz dei genitori e della sorella Enrica.
Pensando alle quarantene e agli isolamenti di oggi, la memoria è tornata a loro, a quei tempi pericolosi e incerti. Noi nelle nostre case piene di comodità con video, musica, giochi, spese portate a casa; loro nascosti in silenzio chiusi in una quarantena senza data.
Ho pensato a quanto minime sono le nostre rinunce, ho pensato al vero senso della libertà, che non vuol mai dire "faccio quello che mi pare" o "nessuno può mettermi dei limiti perchè quello che conta sono io...
Forse dovremmo ricordare per essere più consapevoli e solidali verso tutti, come lo sono state quelle famiglie che li hanno nascosti, rischiando la morte.