La nostra Daniela Grassi ne ha combinata un'altra delle sue. Ma nulla di grave, nessuna malefatta, tutt'altro. Perché si tratta di un profondo sussulto riflessivo vestito con le forme di parole e le parole, si sa, quando sono calibrate sotto la guida sapiente dei sentimenti sanno comporsi fino a costruire anelli di vita forti come le catene del DNA. Stiamo parlando, insomma, di un libro. Un libro di racconti...
Si intitola "Bambine sulle tracce di inesorabili passioni", da poco dato alle stampe da "Leggere Controvento Edizioni"; raccoglie otto brevi racconti impreziositi ulteriormente dalle illustrazioni di una giovane artista di Neive, Erika Suozzo, che accompagnano con impressioni in collage i tanti ritagli che Daniela racchiude e ci offre nelle sue storie di apparente irrealtà.
Storie che hanno diversi pregi e identitari comuni denominatori: una scrittura gentile, il disegno tratteggiato del labile confine che demarca la realtà dalla fantasia, il profumo mai troppo intenso del futuro. Soprattutto la capacità di raccontare il mondo con gli occhi di tante bambine senza indulgere nella romantica rievocazione della nostalgia evitando, cioè, di raccontare storie vissute o immaginate attraverso lo sguardo adulto di chi ricorda. Al contrario, ecco il candore dell'hic et nunc, dell'ora e adesso, dell'io che mentre narra è anche trasportato e condotto dal loro, dall'identità di quelle fanciullesche pulsioni.
Protagoniste sono bambine. Immaginate. Forse reali e forse passate.
C'è quella rapita dal magico set cinematografico di una "Film Commission" in strada che illumina gli angoli nascosti della finzione e quella che ama perdersi tra le anticaglie, vere o presunte, di un mercatino popolare. C'è quella che riconosce il proprio scheletro come colonna portante del suo esistere e quella cupidigiamente affamata di libri da salvare.
E poi quella che, come un Feramiù, ispeziona, raccoglie e passa in rassegna oggetti e vestiti apparentemente dimenticati. L'amica dell'Orchilla «vecchia come un albero grande e frondoso» e la figlia della sarta dispensatrice di gioie estetiche. La piccola ricercatrice di un'Arca popolata di animali e quella che incontrò Secundus, alias di quel Santo (o lui stesso) che protegge - da martire - la città di Asti.
Storie, Racconti.
Chi tra noi può dire di non essere cresciuto grazie a quel gioco sottile di storie inventate (immaginate, ingigantite) frutto della nostra mente - acerba ma vigile - e freccia di un arco temporale che non conosce ostacoli, in quanto figlia di noi stessi e di noi soli?
Grazie, Daniela, per avercelo ricordato: “sognare è vivere anche ciò che non si vive”, scrisse qualcuno.
E i sogni, le storie, non hanno età e restano bambine e bambini sempre.
Recensione di Alessandro Mortarino