di Paolo X Viarengo.
Non mi piace scrivere di numeri. Preferisco i ragionamenti. I sentimenti. Le emozioni. I numeri poche volte sbagliano. I sentimenti e le emozioni sempre. Ma ti lasciano dentro il loro errore, su cui aprire un ragionamento. Per sbagliare, fortunatamente, ancora. Perchè l'errore è mutazione. E' evoluzione. E' vita. I numeri non ti lasciano dentro niente. Ma, questa volta i numeri e il ragionamento si fondono...
11 milioni di abitanti circa per entrambi i soggetti. Da una parte 657.000 contagiati e quasi 30.000 morti di Covid.
Dall'altra 55.000 contagi e 326 morti.
La prima ha un Pil di tre volte superiore a quello della seconda ed è il motore trainante dell'intera economia italiana.
Si chiama Lombardia.
La seconda si chiama Cuba.
Ultimo numero: vaccini sviluppati zero da una parte, quattro dall'altra. I cubani hanno sviluppato con la loro Biocubafarma, un corsorzio di circa 32 imprese e 20.000 lavoratori, ben quattro vaccini: Soberana 1, Soberana 2, Abdala e Manbusa. Si basano tutti sul principio della proteina usata come antigene per impedire al virus di aggredire la cellula e non usano il virus stesso. Una tecnica che a Cuba è usata da decenni per produrre vaccini per i bambini cubani altrimenti privi, in quanto sottoposti ad embargo da parte degli Stati Uniti. Un embargo che dura da sessant'anni e che non ha impedito all'isola di sopravvivere. Di sviluppare quattro vaccini. Di contenere il numero dei propri morti di questa pandemia a poco più di un centesimo di quelli che ha patito la Lombardia. Non sottoposta ad embargo da parte di nessuno che non sia lombardo. Nessuno straniero ha contestato il suo metodo di governo e ne ha imposto il divieto di commerciare o di acquistare merci piuttosto che materie prime all'estero. Anzi. L'embargo per i lombardi, e gli italiani, è arrivato dall'interno.
Ed è stato feroce come quello che i cubani hanno patito e stanno patendo. E' stato ed è un embargo ideologico, culturale e totalizzante. Sull'altare del Dio Denaro e del suo Messia, il Neoliberismo, sono stati sacrificati bambini, donne e uomini. Privati della solidarietà e del "noi". Ghettizzati in quartieri depersonalizzanti in cui è stato fatto si che si combattesse una guerra tra poveri. Italiani e stranieri. Spostando il pensiero dal vero problema: non i numeri ma il ragionamento. I pensieri. Il sentimento. Il taglio della sanità pubblica, la distruzione della medicina di base sono i genitori dei camion carichi di cadaveri che solo un anno fa avevano lasciato il bergamasco e il bresciano, ma non sono il problema.
Il lavoro a tutti i costi, il fare i danè, la scelta tra carriera e famiglia sono aberrazioni ma non il problema. La prevalenza culturale di una televisione e di uno sport che inneggiano al vincente a tutti i costi, declassando il perdente al ruolo di paria, sono già più vicini al problema. Un problema che è di cultura, non economico o di gestione delle risorse, e solo risolvendo quello si possono risolvere tutti gli altri collegati.
Ma a chi verrebbe in mente di tagliare la spesa pubblica su sanità, scuola o edilizia popolare se avesse ben chiaro in mente che lui è parte di una comunità? Di una comunità composta da persone come lui. Non perdenti o vincitori. Non persone che possono permettersi un'assicurazione, una clinica privata o una villa e persone che muoiono di freddo sotto i portici. D'inverno. Di notte.
A chi verrebbe in mente di fare loro la carità sapendo che, come lui, meritano prima di tutto dignità? Perchè, come lui, come tutti, ne hanno diritto.
A chi verrebbe in mente di lasciare una barca di bambini, donne e uomini ferma per mesi in mezzo al mare senza farli sbarcare? E non perchè abbiamo rubato nelle loro terre per secoli e perchè meritano di essere accolti in una pietosa forma di risarcimento, ma perchè sono persone come noi. La pietà non mi serve. La carità non mi serve. Su quella barca in mezzo al mare, ci sono io. Ci sei tu. C'e' il mio vicino di casa. E ho diritto di sbarcare perchè sono nato e sono vivo. Ho diritto di rimanere tale e di essere felice.
Il motto di Cuba è "patria es humanidad". La patria è l'umanità non il mio condominio. Non la mia famiglia. Non il mio giardino. Non la mia azienda. La patria è tutta l'umanità. Io non ho il diritto di decidere della vita degli altri più di quanto gli altri abbiano il diritto di decidere della mia. E nessuno ce l'ha. Per questo i medici cubani sono andati in tutto il mondo ad aiutare chi moriva di Covid. Ad aiutare i colleghi decimati da un embargo interno peggiore di quello che hanno subito loro. A cercare di spiegare che siamo uomini. Tutti. In Lombardia. In Piemonte. A Cuba. In Africa. Negli Stati Uniti. Ovunque.
Questo è il problema e se non lo capiremo non usciremo migliori da questa pandemia. Non andrà tutto bene. Tornerà tutto come prima, fino alla prossima pandemia. Perchè nell'89 è caduto il muro di Berlino portandosi con sè i regimi comunisti ma non l'idea dell'uomo al centro dei pensieri dell'altro uomo. Non dell'idea di una società più giusta in cui chi vince capisce che c'e' uno che perde. In cui chi vince non è chi guadagna di più per potersi comprare quanto ci è stato tolto ed è nostro di diritto. La felicità. La vita. La famiglia. Il prossimo. La comunità di cui facciamo parte. Una comunità che comprende tutta quanta questa nostra unica arca di Noè su cui viaggiamo per l'Universo: la nostra madre terra.
E se rompiamo questa, l'unica che abbiamo, andiamo a bagno. E, mentre penso che il virus sta mutando in infinite variazioni per sopravvivere alle medicine e ai vaccini, noi non lo facciamo ancora. E ragiono sull'intelligenza di un piccolo e indifeso esserino microscopico che vuole solo sopravvivere e ci uccide con la stessa cattiveria con cui noi sgozziamo un maiale per trarne il prosciutto che poi ci mangeremo. E provo a pensare che mentre noi parliamo dei vaccini e delle medicine come di munizioni per la guerra di cui, da sempre, ci piace parlare, quest'esserino probabilmente si evolverà ancora. In qualcosa di non più mortale. Una influenza stagionale come tante: perchè non ha interesse ad uccidere chi lo può tenere in vita. Tanti prima di lui lo hanno fatto.
E noi lo sapremo fare? Saremo intelligenti come un virus? E, mentre ragiono su questo mi vengono in mente gli ultimi numeri. Una mano, la sinistra. Cinque dita, chiuse. Un pugno, levato al cielo. Mille, milioni, miliardi di altri come lui. Nella mutazione di pensiero che ci permetterà di sopravvivere.