di Paolo X Viarengo.
Casa Pound, Forza Nuova, Ordine Nuovo e quant’altri portano avanti un ragionamento aberrante. Di sopraffazione. Criminale. Rivisitano la Storia a loro piacimento chiamando martiri degli assassini. Sono fascisti: truci, neri, feroci. Come un fascista deve essere. E, lo sono orgogliosamente, fieramente, come il loro Duce chiedeva ai suoi sottoposti, prima di mandarli ad ammazzare, intimidire e, da ultimo, a morire in una guerra sbagliata. Eppure bisogna riconoscergli il coraggio di portare avanti le loro idee, per quanto criminali, sbagliate o aberranti esse siano. Altri no...
Si nascondono dietro artifizi verbali o strane riletture della storia. Ad esempio, Giuseppe Mazzini che, seguendo questa logica perversa, sarebbe uno dei padri fondatori della sinistra italiana, con buona pace dei vari Treves, Gramsci, Malatesta piuttosto che Togliatti o Matteotti, avrebbe coniato il motto: Dio, patria, Famiglia. Può darsi, ma di questo motto se n’è appropriato il fascismo e l’ha fatto proprio.
Chi, vedendo la svastica penserebbe ad un antico simbolo religioso solare degli sciamani della preistorica eurasia, quale in realtà è, e non al Nazismo di Hitler?
Chi vedendo una folla col braccio teso alzato penserebbe ad una rievocazione storica dei tempi dell’Antica Roma, piuttosto che ad un convegno di nostalgici fascisti?
E, per arrivare ai giorni nostri, chi sentendo “Forza Italia” penserebbe più ad una campagna elettorale della Democrazia Cristiana di tanti anni fa, piuttosto che al partito di Berlusconi?
I simboli e gli slogan nascono e poi crescono, fanno la loro strada e si accasano dove la mente e il cuore della gente li pone. Il fascismo non fu esente da questa dinamica, anzi. Purtroppo il fascismo fu un coacervo clownesco di simboli buttati nel calderone per far presa sulla mente della gente semplice e disperata. Slogan di facile memoria come “libro e moschetto fascista perfetto” piuttosto che “l’aratro traccia il solco e la spada lo difende”, erano usati per attrarre le folle. Per parlare alla pancia della masse.
Esattamente come si fa ora sui social. Con slogan semplici ed egualmente odiosi ed inaccettabili come “prima gli italiani”.
E’ incontrovertibilmente errato dire che una gita a Dongo è una normale gita fuori porta che fai con gli amici: invece di andare al lago o in montagna, vado a Dongo. Ma per favore! A Dongo ci vai per vedere dove è morto Mussolini. Punto. Il braccio lo alzi perché fai il saluto fascista e non sai o pensi nemmeno che era un saluto in uso nell’Antica Roma. Credi nel motto Dio, Patria, Famiglia perché sei fascista e non perché l’avrebbe detto Mazzini.
Abbiate il coraggio delle vostre azioni e delle vostre idee. Non abbiate paura: se sono giuste e rispettabili, prima o poi vinceranno e verranno comprese e accettate. Come sempre accade nella storia.
Siamo d’accordo, l’apologia di fascismo è reato e pagare multe o finire in carcere per le proprie idee non è da tutti. Bisogna crederci in queste idee. Essere coraggiosi. Come, che so, Pertini, Pajetta o altri partigiani e patrioti che rischiarono la vita per difendere le loro idee. Le ritenevano giuste e non li fermava certo una legge sbagliata.
Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere, pensava Bertold Brecht. Lo pensava anche la comunità Lgbt quando nel giugno del 1969, allo Stonewall Inn, pensò che era giusto il momento di resistere ad una legge ingiusta fatta di sopraffazione. Discriminazione. Paura. Razzismo. Umiliazione. Aggressioni.
Ancora oggi lo fa: difende le sue idee. Le ritiene giuste. Non si nasconde rimasticando parole e motti per sputarli fuori diversi da come sono. Urlano a gran voce nei loro Pride e ogni giorno della loro vita: sono gay. Sono fiero di esserlo. Ho il diritto di esserlo.
Anche Casa Pound in parte lo fa: sono fascisti. Sono nostalgici dell’uomo forte. Delle teorie del superomismo e quant’altro. Idee sbagliate ed aberranti che hanno portato a tanti lutti e sopraffazioni, ma lo fanno. I nostri, invece no. Chiamano le loro associazioni “Sole che sorgi” non perché era una canzone fascista ma perché l’ha scritta Giacomo Puccini. Vanno a Dongo perché è un bel posto: per carità, niente a che spartire con Mussolini, solo coincidenze. Vanno a Dongo compatti come una legione perché è una formazione tattica militare ancora oggi usata dalle forze antisommossa: per l’amor di Dio, guai ad equivocare pensando a richiami di mussoliniana memoria. Credono in Dio, Patria e Famiglia non sapendo che dicono la più grande bestemmia che ci sia. La più grande offesa al nostro povero Dio che ci aveva chiesto solo di non nominare il suo nome invano: non di non bestemmiare, questo non lo ha mai detto. Ha detto e ha scritto: “non nominare il mio nome invano”. Non mettere il mio nome nelle tue faccende losche. Non infangare il mio nome.
La bestemmia non è accostarlo al maiale nella ben nota e volgare interiezione, per intenderci. E' non dire uccido nel nome di Dio, perché Dio ha detto di non uccidere. Non umiliare, discriminare, aggredire nel nome di Dio. Perché Dio è amore è accostarlo a guerre, omicidi, discriminazioni è farne qualcosa che non è. Significa umiliarlo. Offenderlo. Significa la più grossa offesa che si può fare: questa è la bestemmia. La più grande e l’unica.
Accostarlo alla Patria, per il cui concetto tanti sono stati uccisi od hanno ucciso, significa non capire. Significa non voler capire che il concetto di confini, di orgoglio, di sopraffazione è così lontano da Lui. Come potrebbe essere vicina a chi ama tutti e considera tutti figli suoi. Accostarlo alla famiglia tradizionale, in contrapposizione a famiglie di altro tipo, significa non comprenderlo. Perché la famiglia c’è quando c’è amore: di qualunque tipo, di qualunque colore.
Per questo apprezzo di più Casa Pound o Forza Nuova o chicchessia piuttosto che i nostri fascisti che dicono di non esserlo e si fingono democristiani. Perché la bestemmia più grande, quella che fa veramente arrabbiare Dio, è accostarlo a qualcosa che non è. Fargli dire cose che non ha mai detto.
Dire di essere quello che non si è.