Sono un po’ in ritardo coi tempi e mi rendo conto che, se non fisso in fretta le idee sulla pagina, dimentico e che questo esercizio può servirmi per ricordare un po’ di più i libri letti.
Sarà per questo che le insegnanti (in genere sono femmine) danno ai loro allievi dei libri da leggere e poi da relazionare ? Se l’avessero fatto a me, soprattutto di impormi che libro leggere, mi sarebbe venuta una resistenza bestiale ad ogni tipo di scrittura.
E così sono arrivata al tema della puntata: adolescenti. Anche qua ho pescato i libri a caso (quasi) in biblioteca et voilà: ricorrenze tematiche ... Il primo è “Tutto per una ragazza”, di Nick Hornby. Visto in Maggio, dovunque, a Londra col titolo originale di SLAM (che si presume sia un qualcosa che ha a che fare con lo skate-board). Lo skate c’entra, la ragazza pure, ma è altro. Il mio amico Marco sostiene che Hornby quando scrive di adolescenti dà il meglio di se stesso, Giuseppe Culicchia (Tuttolibri, 21/06/08) sostiene tutto il contrario. Vedrete voi a chi dar ragione.
A me è piaciuto moltissimo: per il ritmo. Non c’è un attimo in cui ci sia della stanchezza, una stonatura, insomma qualcosa che ti fa dire: “sì, bella musica, ma poi si perde un po’ ”. Parla di adolescenti, ma anche di madri e genitori, di Hastings (che mi sono rivista pari pari, a parte la pensione ed i suoi inquilini) e che mi ha dato ancora di più l’idea di padroneggiare il libro.
Poi dà un po’ di speranza a tutte le assistenti sociali, gli educatori, i lavoratori del sociale: ci sono ragazzi che sono normali, che si beccano le loro responsabilità, anche se fanno gli adolescenti perché ne hanno l’età, che sono pure simpatici, insomma.
Altro autore, consigliato in un articolo di Tuttolibri (id.): Aidan Chambers. E io che sono curiosa sono subito andata a cercarmelo. L’unico libro trovato in biblioteca è “Cartoline dalla terra di nessuno”.
Non male; anche se secondo me è più “adolescenziale” nella prima parte, poi nella seconda –specie quando si dilunga su testimonianze di guerra - mi sembra più una scrittura per adulti. Ambientato ad Amsterdam, con collegamento con la Gran Bretagna, descrive un mondo un po’ strano (ma è poi così l’Olanda? Forse occorre un viaggetto di controllo), racconta dello sbarco degli alleati e di Anna Frank (e anche qui ti domandi: ma che cosa ho studiato io di storia ?). Vale la pena di leggerlo, anche se non è, forse, imperdibile.
Il terzo non è proprio sull’adolescenza, ma ha delle belle tematiche socio-familiari. Consigliato a counselor e ai soliti operatori del sociale che non vogliono mai andare in vacanza, nemmeno quando sono in ferie: Anne Fine, “Lo diciamo a Liddy ?”.
Anne Fine l’avevo già conosciuta come autrice de “Bambini di farina”, libro per ragazzi in cui si racconta di affidamenti un po’ particolari.
Questo è per adulti ed è uno spaccato di dinamiche familiari niente male, che illumina su quanto l’andare a fondo per correttezza, perché è il nostro stile, per capire, per sviscerare può essere un’arma a doppio taglio. E forse ci sono vari piani di lettura ed interpretazione, lo dico per i tecnici, ma ad un certo punto ti viene proprio da dire: “Cos’è meglio? Sapere tutto ciò che bisogna sapere o godere di ciò che la vita ci presenta in questo momento ?”. Dilemma amletico, peccato che non si sappia prima dove ci portano una cosa o l’altra.
Spero di avervi incuriositi un pochettino.