Avete ancora voglia di farla, la Rivoluzione ? Siete anche voi tra quelli che credono e sperano ancora nel riscatto della dignità umana, nella creatività e nell’incoercibile, profonda, passionale fiammata della coscienza che chiede a gran voce di essere ascoltata, pena la morte?
E siete anche voi tra coloro che hanno finalmente capito che il fine non giustifica i mezzi, che non si risolve nulla urlando, usando slogan, armi, umiliazione del prossimo, in cambio d’una salvezza di se stessi che costringe sull’isoletta arida delle barzellette, naufraghi allocchi in mezzo all’oceano dell’isolamento umano e spirituale?
Allora ascoltate il mio appello: cerco complici per iniziare la Rivoluzione, quella vera, la quale, come diceva un ragazzo di tanti anni fa, Scipio Slataper, non taglia i rami, ma le radici della pianta che con la sua ombra ci vuole soffocare, e propongo di cominciare così: spegniamo per una settimana il televisore ...
Un gesto dolce, senza sforzo, un gesto di riconciliazione con se stessi e con ciò che abbiamo dentro e intorno a noi. Un gesto minimo, ma che, se lo faremo in molti insieme, farà torcere nella tana il serpente che ci vuole schiavi d’un nuovo schiavismo nel ventunesimo secolo: schiavi dalle coscienze addormentate, schiavi abbindolati dall’idiozia, pronti a consumare il giudizio semplicistico e predigerito dei malati di spirito debole, pronti a lasciarci spaventare acriticamente da un mondo ostile servito ad arte.
Spegniamo il televisore, tutti insieme per una settimana: una città, o anche solo una minoranza consapevole e progettuale all’interno di una città che compie un gesto minimo e forte per dimostrare che non ce l’hanno fatta, non ci hanno cucinato il cervello, non ci hanno assuefatti alle loro brutture.
Per dimostrare che si può vivere senza questa melliflua cattiva compagnia, questo nastro ininterrotto d’immagini e parole volgari e vuote che non vuole lasciarci soli perché non vuole che emergano i nostri veri, pochi, essenziali bisogni: le necessità imprescindibili che fanno la Rivoluzione, quella vera, non violenta, misericordiosa, riconoscente, quella che si guarda intorno e vede lo sguardo del prossimo che è fatto di persone, ma anche di animali, di piante, di acque, di ambienti urbani che chiedono giustizia, di pregiudizi da svellere, di tempi nuovi che vogliono sbocciare.
Spegniamo il televisore, senza distinguere tra televisione buona e cattiva: chi fa buona televisione non potrà che beneficiarne; chi è ipocrita e finge di farne, si sentirà pestare un callo da un essere piccolo piccolo, un folletto determinato che, chissà, un giorno potrebbe finire per smascherarlo.
Mettiamo in crisi un sistema subito, agendo dalla normalità del quotidiano, dalla routine di coloro che tirano il carretto e prendiamoci, in autunno, con le scuole aperte, gli impegni di lavoro, la crisi finanziaria che ci alita sul collo e quella sociale che ci si para innanzi, una bella, distensiva settimana di vacanza: non dobbiamo chiederla, ce la prendiamo.
Tiriamo un lungo sospiro e diciamo basta, senza bloccare le autostrade, senza chiudere gli sportelli, senza negare nulla a nessuno, ma restituendo al contrario il giusto posto alle cose.
Riprendiamoci la vita così, per una settimana: andiamo a passeggio, al museo, in campagna con i nostri bambini, scambiamoci libri, leggiamoceli reciprocamente, facciamo musica, facciamo teatro, facciamo l’amore; diamo più tempo a noi stessi, per stare ad ascoltare chi vuole parlarci, per dirgli quello che ci teniamo dentro; visitiamo con calma le nostre città, ascoltiamo i suoni e i rumori che vengono da fuori la finestra; stiamo soli o con chi amiamo ad ascoltare il silenzio che ci scorre nelle vene, ridiamo spazio alla nostra anima e a quella del mondo.
Forse ricominceremo a vedere le cose più lucidamente e magari più armonicamente, forse entreremo finalmente in quella crisi in cui il caos continuo della chiacchiera da video ci impediva di entrare, forse passeremo una settimana a lottare contro noi stessi come coloro che vogliono finirla con il fumo: in ogni caso avremo agito in prima persona, saremo stati noi a decidere e non qualcun altro, con la coscienza di aver cominciato una Rivoluzione.
E non diciamo che non si può fare: se non riusciamo a fare nemmeno questo, allora siamo sconfitti, già necrotizzati nell’anima.
Se siamo stati in piazza a manifestare, se siamo stati in chiesa o in qualsiasi altro luogo sacro a pregare, se ci siamo indignati per come va il mondo e poi entrando in casa non scegliamo, ma siamo costretti ad accendere il televisore, prendiamo atto che non siamo più liberi, qualunque cosa ci raccontiamo.
E’ Ottobre, sono finite le edulcoranti distrazioni estive, le giornate sono fredde e limpide: credetemi, questo è il momento di iniziare, se davvero la vogliamo fare, la nostra dolce, energizzante, rivitalizzante Rivoluzione. E’ il momento di fare scalpore.
Non sto scherzando: stabiliamo una data e spegniamo il televisore.