Alcune considerazioni sullo stato dell'informazione “alternativa” nell'astigiano, partendo dallo spunto delle polemiche registrate dall'ultimo film di Spike Lee (e dalle sue contestate ricostruzioni della storia partigiana italiana), per arrivare agli stimoli per un possibile progetto di comunicazione della verità, di narrazione concreta e cruda fino alla nascita di una novella “Radio Bufala”: il dibattito è aperto ...
A proposito del film "Miracolo a Sant'Anna" di Spike Lee, sulla strage di Sant'Anna di Stazzema:”Sì, la cinematografia ha una sua autonomia artistica che non dovrebbe mai essere messa in discussione. Ma per la medesima ragione - ovverosia l'autonomia tra i diversi linguaggi - il cinema non può essere alternativo (e quindi sostitutivo) di altre forme di espressione. Il problema è più profondo di quanto non paia di primo acchito: a fronte del diritto di chiunque a usare la memoria dei trascorsi, manipolandone alcune aspetti per offrire un'opera di fantasia (in fondo è questo il codice dell'arte), c'è il grande problema del mutevole confine tra quest'ultima e la realtà, tra esperienza concreta e ricostruzione della medesima, soprattutto a distanza di tempo. La questione si risolverebbe da sé, senza troppi colpi ferire, se non fossimo in un'epoca dove i media della comunicazione hanno oramai costruito una sorta di realtà parallela, dove valgono presupposti e significati alternativi a quelli della concreta quotidianità. (In questo, tra l'altro, rivelando la loro effettiva natura di macchine del consenso). Il cinema sempre di più sta divenendo fonte a sé, del pari e di più delle cose che il passato ci ha tramandato. Va in questo senso, indipendentemente da qualsivoglia esercizio di buona volontà, l'assunzione (spesso acritica) dei film nelle scuole come alternativa alle "barbose" lezioni frontali, soprattutto nelle "feste comandate" come il giorno della memoria. Il film "parla" senz'altro a coloro che lo guardano, ma usa un linguaggio e veicola idee che hanno una ragione in sé, indipendentemente dai valori che vorremmo che così fossero fatti transitare alle più giovani generazioni. Soprattutto, il film più che ricostruire una (o la) storia la rifà da cima a fondo ... Il problema nasce nel momento in cui lo spettatore non riesce più a distinguere i diversi piani, ovvero la linea divisoria tra realtà e finzione. Qui, allora, scattano le trappole. E penso, con angoscia preventiva, al bombardamento che dovremo subire quando uscirà la pellicola sul sangue dei vinti di Pansa. Insomma, i film vanno benissimo - io li uso nel lavoro didattico - ma bisogna educare lo spettatore ad una visione critica, poiché si tratta di un codice espressivo con sue regole che vanno colte e comprese. Impresa impervia, in un'epoca dove c'è chi propone di educare attaverso la televisione “... Claudio Vercelli.
Il testo proposto è tratto da un dibattito che sta avvenendo in rete nella mailing list di ANED, Associazione che penso molti conosceranno già, comunque è l'Associazione Nazionale Ex Deportati. Chi la conosce sa che non si occupa, ovviamente, solo del passato ma anche delle derive del presente e direi che non mancano le occasioni ...
Sul film di Spike Lee si sta scatenando una polemica piuttosto vivace. Non è ovviamente la prima volta che un'opera di argomento storico suscita pareri discordi e mi sembra difficile pretendere di ingabbiare la libertà di una creazione artistica vincolandola ad un piatto realismo. Ad esempio, a teatro è una prassi abbastanza comune rappresentare i classici in modo attualizzato, calando le storie nel tempo moderno.
D'altra parte, è innegabile che il teatro presenta un grado di verosimiglianza minore del cinema. A teatro "lo sai sempre che è finzione", nella pellicola cinematografica ti immergi, nella televisione non ne parliamo, sempre più persone la ritengono più vera della realtà. Mettiamoci anche che il livello culturale dell'utenza, dal teatro al cinema alla televisione, segue senz'altro una parabola discendente e decresce conseguentemente la capacità di decodificare il linguaggio. Se si tiene conto di tutto questo, la libertà dell'artista dovrebbe coniugarsi anche ad una certa responsabilità.
Ovviamente, poi ci sono le “furbate” pure e semplici. Roberto Benigni, ne "La vita è bella", fa liberare Auschwitz dai soldati a stelle e strisce, invece che dall'Armata Rossa come è avvenuto in realtà. Libertà artistica ? No, voglia di Oscar, che non viene consegnato a Mosca ma negli Usa......
A parte le “furbate”, a me pare che dal dibattito intorno al film di Spike Lee emerga un problema enorme: la dimensione del tutto inaudita che hanno assunto nella nostra epoca i mezzi di comunicazione di massa e il loro ruolo nella fabbricazione del consenso. Se non riusciremo a scardinare questo mostro, scalfire il pensiero unico con i nostri poveri mezzi sarà un'impresa disperata. Disperata ? Forse, ma tanto vale tentare. Forse questa decostruzione può avere più chances se parte dalle periferie ? Anche perché dal centro non vengono grandissime idee, in questo momento. Non dai Partiti ma neanche dai movimenti, nessuno si illuda.
Ad Asti ogni tanto abbiamo parlato della necessità di controinformazione, ma è sempre stato difficile pensarci in modo concreto. Certo, mancano i mezzi. Ma forse è sbagliato anche il taglio a cui abbiamo sempre pensato ?
Cosa vuol dire controinformazione ? Dare notizia delle tante piccole battaglie ? Delle piccole associazioni ? Delle piccole nicchie di resistenza ? Informare del negozietto in cui si possono acquistare cibi biologici (senza voler mancare di rispetto agli amici impegnati nei vari ambiti) ?
Oppure la controinformazione è altro ? E' decodificare i messaggi del potere ?
Mi verrebbe in mente un foglio, un'emissione radio, un banchetto, quello che volete, una specie di "Radio Bufala" che si impegnasse a svelare tutte le falsità che ci ammanniscono.
Un messaggio che non toccasse argomenti diversi da quelli di un telegiornale; no, proprio quelli pari-pari, ma strillando "Non è vero, ti fregano, ti prendono per fesso, non è andata così, è andata invece in quest'altro modo...".
Guardate il successo di un programma (a mio parere, cretino) come "Striscia la notizia": non è tutto basato sul fatto che questa trasmissione si è fatta la fama di “quella che svela la realtà sotto le fregature” ?
Se fosse possibile replicare, in modo meno qualunquista e idiota, qualcosa del genere a livello locale (a livello locale ma misurandosi sui problemi nazionali e internazionali, sennò moriremmo nei nostri orticelli e nei nostri balconi !), se fosse possibile infilare qualche granellino di sabbia nei meccanismi della Grande Macchina. ...
Almeno come terapia antidepressiva !
Qualcuno si faccia venire delle idee, per favore ! ...