Il problema dei rifugiati siamo noi



di Gianfranco Monaca.

La grande migrazione che è iniziata e che giustamente preoccupa i governi dell'Occidente detto "cristiano" non è ancora stata letta come un fenomeno di grande "difesa nonviolenta" sviluppato dai popoli aggrediti violentemente da questo Occidente da almeno cinque secoli e di conseguenza rapinati e impoveriti sistematicamente. Non avendo la possibilità di respingere con le armi tale violenza, perché l'Occidente continua a esercitare su di essi, benché indirettamente, la propria rapina e la propria oppressione, i popoli impoveriti adottano - con una sorta di piano istintivo di neutralizzazione dell'aggressore - l'arma della migrazione massiccia ormai definita dai sociologi come "bomba demografica" ...

La ricetta corrente suggerita dalla nostra cattiva coscienza è "dobbiamo aiutarli a casa loro", che sottintende l'intenzione di pagare governi appositamente da noi progettati per far loro fare il lavoro sporco della recinzione dei confini con un cordone sanitario che ci metta al sicuro.
Sappiamo benissimo che l'unico mezzo per trattenere questi popoli nel loro territorio naturale sarebbe concedere loro la libertà di svilupparsi secondo le loro risorse, ma ciò significherebbe rinunciare a rapinarli e organizzare il pianeta in base alle leggi dell'economia e non in base all'arbitrio della finanza, ma non abbiamo alcuna intenzione di ripensare il nostro mondo alle radici e ridiscutere il nostro concetto di benessere.

Il nostro modello di civiltà è intriso da millenni di violenza e di sopruso e questa nostra logica ci impedisce di immaginare un'alternativa.
L'alternativa è capovolgere il mito falsamente scientifico secondo cui sono gli individui forti che garantiscono la continuità delle specie. In realtà Darwin ha dimostrato che non sono gli individui più forti ma le specie più adattabili che sopravvivono.

E' una questione di cultura critica.

O no?

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