A cura del Movimento Nonviolento.
E' evidente a tutti che oggi non esistono le condizioni né sociali, né politiche, né i fondi, né le strutture per ripristinare in Italia la leva obbligatoria, militare e civile. Dunque, che senso hanno avuto le improvvide e criptiche dichiarazioni della ministra Pinotti fatte a margine dell'adunata trevigiana degli Alpini (che hanno provocato l'orticaria anche ai colleghi di governo della ministra con l'elmetto)? ...
Il governo non riesce nemmeno a garantire i fondi per sostenere il Servizio Civile Universale tanto voluto e sbandierato. Nel 2014 sono stati avviati 15.000 giovani a fronte di 90.000 domande; nel 2015 abbiamo avuto solo 35.000 giovani in servizio con 150.000 domande di potenziali volontari e nel 2016 un calo con 33.000 serviziocivilisti effettivi e 100.000 domande, più di due terzi delle quali rimaste inevase. Davanti a questi numeri, e questi fatti, sentir parlare di “obbligatorietà” per circa 500.000 giovani all'anno è imbarazzante …
La ministra Roberta Pinotti sa benissimo che riproporre la naja per tutti (e tutte) è irrealistico, ma probabilmente ha indicato la luna perchè si guardasse al suo dito, ed è lei stessa a chiarirlo con il classico tweet di rettifica tanto caro ai politici odierni: “Non ho parlato di leva obbligatoria, ma di un progetto degli alpini per coinvolgere i giovani al servizio civile universale”.
Ecco ciò che veramente le interessa: mettere in pista, su suggerimento dei vertici dello Stato Maggiore, un bando speciale, come avvenuto per il terremoto o per i grandi invalidi e ciechi civili, per progetti di servizio civile dell'Associazione Nazionale Alpini, con quote riservate e garantite, in modo da supplire alla continua e progressiva contrazione di nuove leve di giovani nella storica associazione d'arma. Niente di male, ma basta dirlo chiaramente, e se ne può discutere. L'Ana, infatti, è una delle strutture portanti della nostra protezione civile, e il ruolo sinergico tra servizio civile e protezione civile è uno degli obiettivi che da decenni anche noi perseguiamo.
“Il servizio civile è già finalizzato, ai sensi degli articoli 52 e 11 della Costituzione, alla difesa della Patria – dice Pasquale Pugliese, segretario del Movimento Nonviolento - quel che manca è la pari dignità tra la difesa militare e la difesa civile, perché la prima sottrae alla seconda enormi risorse che brucia in armamenti per la preparazione delle guerre”.
Il punto decisivo in questo dibattito, è proprio questo: quanto si spende per la difesa armata (troppo) e quanto si investe nella difesa civile (niente). Infatti tutte le spese per l'organizzazione del servizio civile, la formazione dei giovani, il monitoraggio, ecc, sono a carico esclusivo degli enti di volontariato che presentano i progetti ed ospitano i giovani per un anno di servizio. La ricaduta positiva del servizio va, giustamente, a vantaggio di tutta la società, ma l'onere finanziario va, iniquamente, a carico solo degli Enti di servizio civile. Lo Stato si limita a riconoscere ai giovani l'assegno di 430 euro mensili, tutto il resto lo paga il terzo settore.
“La nostra Campagna "Un'altra difesa è possibile" è una proposta concreta, culturale, politica, finanziaria, legislativa per l'istituzione del Dipartimento della Difesa civile non armata e nonviolenta. La Legge è già all'attenzione della Commissione Difesa della Camera – conclude Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento – e va proprio in questa direzione: integrare tutte le forme di difesa nonviolenta, a partire dal sevizio civile”.
Se la ministra Pinotti volesse discuterne seriamente, siamo a disposizione. Dopo tanti anni che lo chiediamo, questa può essere l'occasione per incontrarci.