Nasce «RIC», «Rete Italia Comune». E l’idea è partita da Suvereto e da Ficulle, un comune toscano e uno umbro, scampati alla fusione. L’obiettivo è favorire la conoscenza e gli scambi tra i tanti luoghi di un’Italia ingiustamente considerata minore, tenere alto il valore dei piccoli comuni come soggetti dello sviluppo locale, presidio di democrazia e spazio di partecipazione, contenitori primari di risorse economiche e di valori culturali ...
Il progetto è stato lanciato in Umbria dallo storico Rossano Pazzagli, docente all’Università del Molise e già sindaco di Suvereto, da Luigi Maravalle sindaco di Ficulle (Tr) e da Simone Rimondi consigliere comunale di Valsamoggia (Bo).
Suvereto e Ficulle sono stati protagonisti tra il 2013 e il 2014 di una vittoriosa battaglia contro i progetti di fusione portati avanti dalle rispettive regioni e dai partiti di maggioranza che governavano gli stessi Comuni nel quadro delle leggi nazionali per la razionalizzazione della spesa. Valsamoggia è invece il risultato di una fusione «forzata» di cinque comuni emiliani, nonostante che in alcuni di questi la popolazione avesse bocciato il progetto di fusione.
«In tempi di crisi della politica democratica e della partecipazione – commenta Rossano Pazzagli – luoghi come Suvereto o Ficulle rappresentano oggi territori dove può rinascere la buona politica, esempi di riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni». La «Ric» intende promuovere un legame virtuoso «tra i piccoli comuni delle regioni italiane, a partire da quelli che hanno vissuto l’esperienza del referendum contro la fusione: quelli che l’hanno vinto per dimostrare che con l’autonomia si può vivere e anzi crescere; quelli che l’hanno perso per ridare voce e coraggio ai luoghi che la politica ufficiale ha voluto cancellare sotto la spinta di ragioni economiche e di potere. I comuni potranno aderire alla Rete in modo libero e gratuito, condividendo il motto autonomi e insieme».
L’idea della Rete è stata raccolta dal sindaco di Suvereto: «I Comuni sotto i 5000 abitanti sono il 72% dei comuni italiani – afferma Giuliano Parodi – sono i presidi sul territorio, sono l’ultimo baluardo della democrazia diretta, il punto di contatto tra i cittadini e lo Stato. L’attacco indegno che a colpi di leggi sta minando l’ossatura stessa dell’Italia va combattuto, denunciato, perché siamo di fronte ad azioni anticostituzionali che violano l’autonomia decisionale degli enti locali. Stare in rete con le altre realtà della penisola è indispensabile per fare massa critica e portare avanti le nostre comunità. Un comune che offre servizi è un paese che può mantenere vive tradizioni, storia e cultura».
Per partire, «RIC» si affida al web: chi intende aderire e contribuire al progetto con idee e proposte può andare sulla pagina facebook Rete Italia Comune o inviare e-mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Tratto da: http://www.comitatopercampiglia.it/blog/2015/07/15/nasce-rete-italia-dei-piccoli-paesi/