A che cosa pensate se una tale visione vi coglie all’improvviso nel vostro girovagare cittadino ? A quale categoria “professionale” associate la donna ? Inutile dirlo: stiamo osservando una venditrice del proprio corpo, una delle tante …
Sfido chiunque a non confermare l’associazione mentale, il sillogismo assoluto, la naturale consequenzialità del ragionamento che rappresenta la vera radice culturale della nostra gente e del nostro tempo.
Pensate che sia impazzito per produrvi un ragionamento così illogico, irresponsabile e fin violento ? Non preoccupatevi (anzi, preoccupatevi non poco …): queste sono le parole di Pierfranco Verrua, Assessore ai Servizi Sociali (e Demografici; pare ci tenga assai all’aggiunta) del Comune di Asti, pronunciate pubblicamente a proposito di integrazione multiculturale …
Già, proprio così. Nell’anno di grazia 2008, l’homo padanus nel pieno della sua evoluzione tecnologica e neuronale, riesce a partorire il nulla a proposito di aggregazioni etniche in una società in mutazione profonda.
La situazione (degna di un Samuel Beckett particolarmente creativo) si sviluppa nella sala Pastrone del teatro Alfieri di Asti, nella raggiante giornata di Domenica 6 Aprile, ultima fase del percorso “I Diritti Negati” organizzato dal circolo cinematografico Vertigo in collaborazione con alcuni Enti e l’Associazione Comunica di Laura Nosenzo.La manifestazione è uno splendido esempio di come utilizzare l’arte (in questo caso il cinema) per stimolare un dibattito per la costruzione di nuovi scenari sociali e far uscire dall’ombra le troppe discriminazioni della nostra modernità. Paolo Perrone ed il suo affiatato team hanno saputo coniugare pellicole di sensibile denuncia ad un “dopo-spettacolo” fatto di narrazioni ed esperienze a confronto, utili a comporre un incontro verbale capace di materializzare l’essenza concreta (e concretizzabile) delle pari opportunità.
Nel pomeriggio è l’ora di “Cous Cous”, applaudita opera del regista Abdellatif Kechiche e Premio Speciale della Giuria all’ultima Mostra del Cinema di Venezia; è un film che ha fatto “cassetta” per lunghe settimane ma che non mi era capitato l’occasione di poter vedere prima. Quindi colgo l’opportunità e raggiungo la sala, con quel labile timore di assistere ad un film osannato ed “alla moda” che mi lascerà deluso come tutte le espressioni “alla moda” da cui tendo a rifuggire …Invece, sono oltre due ore di un affresco di meravigliosa vita normale, di dialoghi quotidiani, di apparenti nullità che compongono perfettamente i rapporti tra una allargata famiglia arabo-francese e la comunità portuale in cui vivono integrati, precari, confusi, culturalmente miscelati tra certezze prioritarie ed effimero occidentale, ancora ricchi di speranze sussurrate.
Al termine, moderato con piglio da talk show televisivo dall’ottimo giornalista Massimo Tadorni, il dibattito ospita il racconto autobiografico della mediatrice culturale marocchina Fatima Ait Kablit, del fotoreporter rumeno Constantin Pletosu, del responsabile senegalese dell’ufficio Immigrati Cgil Mamadou Seck: tre esempi di perfetta integrazione in Asti, tre storie a lieto fine iniziate sul filo della speranza, del sudore, dell’arte dell’arrangiarsi, dell’ascolto …La parola passa, quindi, all’Assessore (leghista) Verrua. Che racconta che, per lui, italiani e stranieri pari non sono e che la distanza culturale, nonostante tutto, resta profonda. Tanto che ritiene per lui difficile ed ipocrita non chiamare “negra” una persona di colore … E che una donna negra in minigonna, tacchi a spillo, calze a rete e ben truccata ferma sul marciapiede, fa balenare a chiunque l’idea della prostituzione … E che l’Italia non è (più) il paese del Bengodi, che il lavoro inizia a mancare e che la priorità va data agli italiani … E che le case popolari sono finite e i soldi pubblici pure, quindi il diritto all’abitare ciascuno se lo conquisti da sé, al limite possiamo tentare di aiutare prima gli italiani …
Esempi, insomma, di evidentissima volontà di integrazione da parte di una amministrazione comunale, capoluogo di provincia di una delle regioni più sviluppate di una nazione al settimo/ottavo posto della graduatoria mondiale dei paesi più ricchi e moderni …Cultura e sensibilità traspaiono evidenti !
I tre rappresentanti del mondo migrante astigiano, sul palco, restano quasi senza parole; il conduttore incalza con domande incisive. Dal pubblico si alzano alcune garbate voci di dissenso, tra cui quella di un mediatore culturale (non astigiano) che snocciola dati e riferimenti normativi che mettono alle corde l’Assessore ed i suoi slogan.Io, per parte mia, non riesco a trattenermi dall’accettare il microfono portomi da Tadorni per ricordare a Verrua che il suo modo di stereotipare il rapporto/dialogo con i cittadini immigrati mi obbligherebbe a usare la stessa logica nel fare questo semplice sillogismo: dato che molti politici ed amministratori sono stati giudicati dalla magistratura colpevoli di reati anche gravi, noi dovremmo allora affermare che tutti i politici sono dei ladri, a priori … dunque anche l’assessore Verrua. Le darebbe fastidio ? Non è più intelligente, allora, smetterla di generalizzare ed occuparci seriamente delle persone e del loro status ?
Verrua risponde: lei deve dimostrare che sono un ladro.
Io rincaro: lei mi dimostri, allora, che tutti gli italiani pensano che una donna di colore in abiti scollati sia una meretrice … o che tutte le donne di colore in Italia lo siano.E Verrua: resta il fatto che siamo in Italia e che a me, a noi tutti, dà immensamente fastidio incontrare una donna col burqa al supermercato: ci offende …
Noi, invece, siamo offesi dal suo modo di rappresentare lo straniero come un pericolo. E’ un modo grave di fomentare la distanza e la diffidenza. Lei, ora, è un pubblico amministratore e non si può permettere questi comportamenti.E Verrua: io ho il compito di difendere la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra religione. Che se ne stiano a casa loro. Il Comune di Asti sta incentivando progetti di cooperazione con il governo del Senegal che ci chiede di far rientrare nel loro paese i cittadini (“strappati” dal loro paese …) che da noi hanno maturato competenze utili per lo sviluppo della loro economia. Allo stesso tempo, una volta rientrati in patria, quei “non più astigiani” potranno rappresentare un ponte con noi per possibili sinergie economiche: questa sì che è cooperazione ! E’ ora di finirla di donare scatolette di tonno ai paesi poveri, iniziamo a dar loro le canne per pescarsi il pesce di cui hanno bisogno.
Io di parole non ne ho più …
Integrazione razziale ? Se la testa è così, figuriamoci il resto …Peccato per il dibattito culturale gettato alle ortiche: dopo tutto quell’appetitoso cous cous, un buon digestivo ci stava davvero bene, ma un pugno nello stomaco forse è un “amaro” un po’ troppo forte per i nostri gusti …