Economia ? OltrEconomia ...



Gli interventi di Joao Stedile (Movimento Sem Terra Brasile) e di Gigi Malabarba (Rimaflow di Trezzano sul Naviglio) alla giornata conclusiva dell’OltrEconomia Festival di Trento.

Secondo Stedile "il mondo è in crisi per questa fase di egemonizzazione del capitale finanziario sugli Stati, ed è una crisi ancora più grave perché i movimenti stessi sono in crisi. Una volta questi momenti erano quelli in cui la classe lavoratrice poteva costruire degli spazi, ma la crisi è anche ideologica, che abbraccia valori umani in tutto il mondo, e ha a che fare con la solidarietà, la giustizia, l’uguaglianza ...

Il capitalismo ha distrutto questi valori, i nostri ragazzi pensano all'individualismo e al consumismo. Il capitale ci impone un modello di produzione basato su grande scala, monocoltura, veleni agrotossici, uno scenario mondiale difficile per cui è importantissimo avere uno spazio di dibattito come questo, per trovare insieme le vie d’uscita a questi problemi.

In Brasile stiamo facendo riflessioni simili, perché abbiamo bisogno di cose concrete: la formazione politica dei militanti, perché senza avere chiaro come funziona il capitalismo non si potrà vincere questa battaglia. Bisogna mettere insieme le forze per avere una nuova ripresa dei movimenti di massa contro il capitalismo. Ci vorranno movimenti di massa enormi, ma se noi occupiamo una terra, uno spazio, una fabbrica, stiamo già creando le condizioni per una società del futuro
”.

Dopo aver parlato dell’esperienza concreta dell’MST e dell’agrobusiness perché “la popolazione urbana è per la prima volta più grande di quella della campagna”, Stedile mette a fuoco un “nuovo diritto alla terra”, parlando del progetto sociale e produttivo della riforma agricola popular, che il Movimento Sem terra del Brasile ha elaborato durante la sua ultima assemblea generale.

Nel secolo venti si diceva che la terra è di chi lavora, ora si dice che la terra è un bene comune, con una funzione sociale per tutta la società. Prima si lottava perché i contadini avessero la proprietà privata della terra, ora noi MST vogliamo che i contadini possano prendersi cura della terra, ma per tutti, per una funzione sociale e per la salvaguardia della biodiversità.

Il nostro nuovo programma agrario parla di una lotta contadina che vada oltre il diritto della terra, che non può essere pensata solo per essere sfruttata o come luogo di riproduzione per i contadini. Tutti insieme lotteremo contro l’appropriazione privata dei beni comuni e della natura, in una lotta comune che vede anche il diritto ad alimenti sani: se una volta il primo obiettivo era l’occupazione della terra – e i contadini per questo si piegavano ai ricatti delle multinazionali come Bayer, Monsanto eccetera - ad utilizzare veleni per coltivare, oggi la terra dev’essere anche salvaguardata.

Le mele della Valle di Non, qui in Trentino, ne sono un esempio: i capitalisti non sono interessati al fatto che la gente mangi mele buone, vogliono lucrare, ed in tutto il mondo è così: il 60/70% dei costi per un contadino nel mondo sono dovuti agli agrotossici.

Dobbiamo creare dunque tutti insieme una matrice ecologica che noi chiamiamo agroecologia, che è una pratica rivoluzionaria, perché vuol dire convivere con la Natura e combattere contro il capitalismo.

Se così fosse, la Bayer potrebbe tranquillamente andare a farsi fottere ...
" (ride).

Stedile parla poi della privatizzazione dei semi e della necessità da parte dei contadini di gestire il ciclo delle piante, e che persino gli operai delle fabbriche delle agroindustrie potrebbero appropriarsi della produzione, creando un’alleanza per la costruzione di cooperative agroalimentari, un’alleanza diretta fra lavoratori della città che crei anche lavoro per i giovani senza uscire dalle campagne.

"Mettiamo insieme la terra, l’agroeconologia, l’agroindustria, la conoscenza. Solo la conoscenza libera veramente le persone e tutte le persone hanno diritto ad avere accesso a questa conoscenza.
Abbiamo fatto accordi con oltre 50 università con una metodologia dell’alternanza, per cui gli studenti possono andare all’Università a studiare per tre mesi e poi tornare due mesi a casa per far acquisire conoscenze che poi diffondono nelle loro comunità.
Con l’MST abbiamo già formato più di 100 medici a Cuba, ad esempio, i quali vanno nelle comunità a curare la gente (e guai se pensano di diventare ricchi, gli espelliamo subito!)
".


Intervento di Gigi Malabarba (Rimaflow di Trezzano sul Naviglio) alla giornata conclusiva dell’OltrEconomia festival di Trento.

Lo ha raccontato bene Stedile, siamo in una crisi grave per cui non servono più piccole lotte ma ci serve un progetto più grande.
Dalle nostre istanze, che sono ancora minoritarie nella nostra società, facciamo fatica a ricevere un consenso. Lo vediamo anche nel mondo delle fabbriche, in cui io ho lavorato per 40 anni: lotte anche radicali non riescono a portare avanti le richieste, ma ormai la classe politica non ha più bisogno del consenso per fare le cose.

Noi dobbiamo tornare alla forma del mutuo soccorso fra gli sfruttati: noi non dobbiamo sentirci soli contro la bestia del capitalismo, e dobbiamo anche trovare delle risposte economiche immediate che permetta di continuare a vivere alle persone.

La nostra esperienza è modesta, ed è però quella di un’autogestione operaia, le parole sono grandi ma di fatto la cosa è stata semplice: siamo stati cacciati da una fabbrica e abbiamo pensato che non dovessimo lasciarla in mano ad altri. Abbiamo riavviato la produzione, studiando le fabbriche recuperate dell’America latina, pensiamo alla Zanon in Argentina.

Lavorare senza padroni è possibile e pure necessario. L’esperienza che stiamo facendo non deve essere isolata ma deve essere un’apripista per altre situazioni. Per avere risultati dobbiamo stare nel centro del conflitto, noi l’abbiamo chiamata infatti autogestione conflittuale.

Seguo il Movimento dei Sem terra da decine di anni, ed è incredibile come siano riusciti a combinare un percorso di azione sindacale con un percorso economico con la piccola produzione industriale insieme ad iniziative di formazione, di educazione, è un progetto generale per un nuovo modello di società.

Occupare, resistere, produrre: parole che sono emigrate nelle industrie occupate argentine, ma sono arrivate fino a noi in Europa, a Salonicco, a Marsiglia, fino nel nostro piccolo, alla Rimaflow di Trezzano sul Naviglio perché sono quelle esperienze che dicono che è possibile, che si può fare.

Ma abbiamo anche dei limiti: senza la partecipazione dal basso dei lavoratori non si va avanti, eppure i nostri sindacati non lo capiscono.

I movimenti sociali sono in stand by, e questo si vede anche dai risultati elettorali. Ma in Spagna e in Francia delle “maree” ci sono state, e questo ha sedimentato messaggi nelle istituzioni.

Solo con una mobilitazione di massa riesci a farti ascoltare dalle istituzioni. Ci deve essere una lotta che impone le nostre richieste a quelle istituzioni che non ascoltano.

E poi: si può andare oltre il produttivismo? Noi come Rimaflow abbiamo deciso per il riciclo ed il riuso, perché vogliamo smetterla di sovrasfruttare il nostro suolo e con la produzione intensiva.

Ci muoviamo non solo per la materia prima ma anche i per bisogni primari della popolazione: l’alimentazione.

Con la politica dei grandi eventi – Expo 2015 “Nutrire il pianeta” – vengono fatte costruzioni e cementificazioni, togliendo terreno agricolo.

Nutrire il pianeta? Si nutrono solo le multinazionali così.

Noi appoggiamo il biologico garantendo la distribuzione di 22 Gas di Milano, per noi è alimentazione, per quei contadini una possibilità di uscita dal ricatto della speculazione edilizia. E’ nata una rete, la NO Expo, che sta lavorando per spiegare che dietro queste grandi opere ci sono mafia e corruzione. Abbiamo anche cominciato a lavorare con SOS Rosarno,e denunciamo il problema della sovranità alimentare che colpisce anche la nostrana Piana di Gioia Tauro.

Alleanza città campagna: Genuino Clandestino ha posto al centro il rapporto fra contadini e popolazione urbana. L’ottica delle autoproduzioni: come Rimaflow abbiamo fatto la Ri-passata di Pomodoro, il Ri-moncello eccetera. Connettiamo città e campagna difendendo il nostro futuro.

Al Liceo Occupato Socrate di Bari hanno deciso di uscire dalla schiavitù del bracciantato seguendo l’intera filiera della produzione.

E’ l’economia famigliare che nutre il pianeta, non le multinazionali!

Dobbiamo ricostruire una buona politica e per questo dobbiamo ripartire dall’acqua, dall’educazione, dagli alimenti, e dobbiamo avere su questo una vocazione maggioritaria, e non è quello di quell’altro convegno, ma quello di rispondere davvero ai bisogni della gente!

E su questo abbiamo bisogno di ricostruire un fronte sociale ampio, che nasce dal basso e da un sentimento comune, perché questo sistema non ha più le risposte necessarie"
.

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