La Democrazia fra spazio e partecipazione



di Monica Parola.


Come si fa a partecipare alle scelte che trasformano la città ? Su questo argomento gli studiosi, gli amministratori pubblici, i professionisti, i singoli individui hanno sovente idee differenti. Il comitato astigiano di A.L.B.A. propone a tutti i cittadini attivi che sono alla ricerca di esempi concreti di uno stile di governo urbano e territoriale partecipativo, una serata con il sociologo Alfredo Mela e l’architetto Daniela Ciaffi autori del saggio “Urbanistica partecipata. Modelli ed esperienze” edito da Carocci, mercoledì 13 marzo alle ore 21 presso la sala del Diavolo Rosso ad Asti. La ricerca di Alfredo Mela e Daniela Ciaffi riflette sulla partecipazione dei cittadini rispetto all’organizzazione degli spazi urbani ...  

La risposta ovvia all'interrogativo con cui abbiamo iniziato il nostro articolo, nelle democrazie è votare qualcuno che abbia buone idee per risolvere i nostri problemi, ma si possono avere anche risposte diverse e non andare solo a votare, ma cercare di interagire in modo un po’ più frequente con chi ha la responsabilità politica delle scelte che riguardano la città, magari impegnandosi in un’associazione o in un movimento oppure non sentendosi rappresentati dal sistema elettorale, non partecipare a nulla oppure protestare contro il sistema. In qualsiasi di questi atteggiamenti un individuo si riconosca il gruppo di A.L.B.A astigiano si augura che i cittadini astigiani vorranno confrontarsi, in questa serata, con gli argomenti a sostegno di una prospettiva che afferma l’importanza della regia pubblica nelle trasformazioni sociali e spaziali delle città, a condizione che le scelte siano partecipate.

Infatti, l'urbanistica non è una disciplina riservata solo agli esperti; le trasformazioni della città e del territorio possono essere straordinari laboratori di confronto per i cittadini, per i professionisti che lavorano negli uffici di pianificazione e per coloro che devono prendere le decisioni politiche.
Secondo gli autori del saggio la partecipazione si attua in modi e con esiti diversi in relazione ai contesti culturali in cui viene praticata, ma porta comunque con sé il vantaggio civile di un'argomentazione pubblica delle scelte politiche e tecniche in base alle quali i luoghi in cui viviamo si trasformano.
Occorre, però, secondo gli autori coinvolgere la collettività con azioni di comunicazione, animazione, consultazione ed empowerment: questa è la base del metodo proposto.

Attraverso queste tappe, negli ultimi anni, si è sviluppata l’esperienza urbanistica in alcune città europee e italiane che hanno incoraggiato una strategia politica che comprendesse la partecipazione degli attori che si muovono sulla scena urbana in modo più o meno organizzato. L’idea guida del libro si concentra su di un ambito specifico: quello in cui la partecipazione ha per oggetto fondamentale le trasformazioni spaziali del territorio, anche se l’idea di spazio, che si propone, non ha in alcun modo un significato puramente fisico, ma comprende anche i sistemi di relazioni sociali ed economiche che agiscono nello spazio ed interagiscono con esso.

Spazio e partecipazione rappresentano i due fili rossi della serata, serata in cui  le riflessioni teoriche sulle concezioni sociali e spaziali saranno intrecciate alle esperienze partecipative e agli esempi concreti delle pratiche locali.
Infine la sfida generale che ci proponiamo, in cui anche il grande sforzo di ricerca degli autori si colloca, è l’evoluzione della democrazia, attraverso la nostra esperienza quotidiana di cittadini, con particolare riferimento ai luoghi in cui viviamo, a quanto li sentiamo nostri o di altri, gestiti in modo appropriato o no, pronti a impegnarci perché migliorino.
I confronti pubblici sul perché e sul come trasformare i luoghi rappresentano uno straordinario laboratorio a cui, riteniamo, non debbano partecipare sono i tecnici o i politici, ma anche le persone comuni in genere escluse dal dibattito.
Dal punto di vista tecnico, questo significa anzitutto che non si può continuare a parlare una lingua incomprensibile ai più, il cosiddetto “urbanistichese”; al contrario, bisogna aprire tavoli partecipativi sulle trasformazioni fisiche dei luoghi.

Si tratta di promuovere un’urbanistica alternativa a quella territoriale, non più legata solo ai piani regolatori, ma a campi molto più ampi che si estenda anche ai piani strategici, i bilanci partecipativi, la progettazione partecipata, fino a piani di sviluppo locale e di riportare l’attenzione su progetti collettivi degli spazi, utilizzando esempi che vanno dall’alta velocità gestita “alla francese” alla gestione d’interi territori comunali attraverso bilanci partecipativi e piani regolatori innovativi, fino a esperienze di quartieri, insiemi residenziali, spazi pubblici locali.

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