Bilancio dell'Anno: stiamo andando di male in peggio

di Leonardo Boff (traduzione di Antonio Lupo).

La realtà mondiale è complessa. É impossibile fare un unico bilancio. Tenterò di farne uno relativo alla macro-realtà e un altro alla micro.
Se consideriamo il modo in cui i padroni del Potere stanno affrontando la crisi sistemica del nostro tipo di civilizzazione, organizzata nello sfruttamento illimitato della natura, nell'accumulazione anch'essa illimitata e in una conseguente creazione di una doppia ingiustizia: quella sociale, con le perverse disuguaglianze a livello mondiale, e quella ecologica, con la destrutturazione della rete della vita che garantisce la nostra sopravvivenza, e se prendiamo anche come punto di riferimento la COP 18 sul riscaldamento globale, realizzata alla fine di questo anno a Doha in Qatar, possiamo dire, senza esagerazione: stiamo andando di male in peggio ...

Proseguendo su questa strada, ci troveremo di fronte, e non manca molto, a un “Abisso Ecologico”.
Finora non si sono prese le misure necessarie per cambiare il corso delle cose.
L'economia speculativa continua a proliferare, i mercati sono sempre più competitivi, che equivale a dire sempre meno regolati, e l'allarme ecologico, rappresentato nel riscaldamento globale, viene posto praticamente di lato.
A Doha è mancato solo che si desse l'estrema unzione al Trattato di Kyoto.
E per ironia, nella prima pagina del documento finale, che nulla ha risolto rimandando tutto al 2015, è scritto:”il cambiamento climatico rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per il pianeta e questo problema deve essere affrontato urgentemente da tutti i paesi.
E non lo si sta affrontando. Come ai tempi di  Noé, continuiamo a mangiare, bere e apparecchiare le tavole del Titanic che sta affondando, ascoltando musica per di più.
La Casa sta prendendo fuoco e mentiamo agli altri dicendo che non è niente.

Ho due motivi per arrivare a questa conclusione realista che sembra pessimista.
Voglio dire con José Saramago: ”non sono pessimista; é la reltà che é pessima; io sono realista”.
Il primo motivo è la falsa premessa che sostiene e alimenta la crisi: l'obbiettivo è la crescita materiale illimitata (l'aumento del PIL), realizzato sulla base dell'energia fossile e con il flusso totalmente libero dei capitali, specialmente quelli speculativi.
Questa premessa è presente nei programmi di tutti i paesi, compreso quello del Brasile.
La falsità di questa premessa sta nel fatto che non tiene per nulla in considerazione i limiti del sistema-Terra. Un Pianeta limitato non sopporta progetti illimitati, che non possiedono sostenibilità.
Aliás, si evita la parola sostenibilità che proviene dalla scienza della vita; la vita è non-lineare, è organizzata in reti di interdipendenza di tutti con tutti, reti che mantengono attivi i fattori che garantiscono il perpetuarsi della vita e della nostra civilizzazione.
Si preferisce parlare di sviluppo sostenibile, senza tener conto che si tratta di un concetto contradditorio perchè é lineare, sempre crescente, che suppone il dominio della natura e la rottura dell'equilibrio ecosistemico.
Non si arriva ad alcun accordo sul clima perchè le potenti multinazionali del petrolio influenzano politicamente i governi e boicottano qualsiasi misura che faccia diminuire i loro lucri e per questo non appoggiano le energie alternative.
Cercano soltanto di aumentare ogni anno il PIL.

Questo modello è rifiutato dai fatti: non funziona più né nei paesi centrali, come dimostra la crisi attuale, né in quelli periferici.
O si trova un altro tipo di crescita che sia essenziale per il sistema-vita, ma che per noi deve rispettare la capacità della Terra e i ritmi della natura, o incontreremo l'innominabile.

Il secondo motivo, per il quale mi sto battendo da oltre 30 anni, è più di ordine filosofico.
Esso  implica conseguenze paradigmatiche: il riscatto dell'intelligenza cordiale o emozionale per equilibrare il potere distruttore della ragione strumentale, sequestrata da secoli dal processo produttivo accumulatore.
Come ci dice il filosofo francese Patrick Viveret “la ragione strumentale senza l'intelligenza emozionale ci può portare perfettamente alle peggiori barbarie”(Por uma sobriedade feliz, Quarteto 2012, 41); basta considerare il ridisegno dell'umanità, progettato da Himmler e che culminò nella shoah, nelle eliminazioni di zingari e deficienti.
Se non incorporiamo l'intelligenza emozionale alla ragione strumentale-analitica, non sentiremo mai il grido degli affamati, il gemito della Madre Terra, il dolore delle foreste abbattute e la devastazione attuale della biodiversità, nell'ordine di quasi centomila specie all'anno (E.Wilson).

Con la sostenibilità deve venire la cura, il rispetto e l'amore per tutto quello che esiste e che vive. Senza questa rivoluzione della mente e del cuore andremo, sì, di male in peggio.

Nota: Vedi il mio libro: Proteger a Terra - cuidar da vida: como escapar do fim do mundo, Record 2010 (Trad. Proteggere la Terra - aver cura della vita: come evitare la fine del mondo).


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