di Maurizio Bongioanni.
Una controfinanziaria da 29 miliardi per uscire dalla crisi senza tagli ai diritti delle persone. Questa la conclusione del rapporto 2013 di Sbilanciamoci!, la campagna di sensibilizzazione per uno sviluppo economico fondato sui diritti, la giustizia e la pace che ha presentato a Roma, in 186 pagine, la sua soluzione per uscire dalla crisi ...
Stabilizzare i precari
Sono novantaquattro le proposte che nei dettagli delineano un modo diverso per uscire dalla crisi e un modo più equo di gestire la spesa pubblica. Vediamone alcune: il primo grande tema riguarda la stabilizzazione dei precari. Una spesa stimata in 5 miliardi di euro che, nello specifico, contiene un finanziamento pari a 2 miliardi di euro sotto forma di credito di imposta per le imprese che decidano di trasformare i parasubordinati e i lavoratori a tempo determinato in lavoratori dipendenti a tempo indeterminato; l'introduzione della 14esima per i pensionati sotto i mille euro lordi mensili; la reintroduzione del Reddito minimo d'inserimento per i disoccupati; un'indennità di disoccupazione della durata di 6 mesi con l’80 per cento dell’ultima retribuzione per tutti i co.co.pro monocomittenti sotto la soglia retributiva di 23 mila euro lordi l’anno; recupero del fiscal drag; la cumulabilità tra assegno sociale e pensione contributiva per co.co.co e co.co.pro nella misura del 90%; infine una tassa sulla somministrazione di lavoro interinale e una minore deduzione dei costi del lavoro dei collaboratori a progetto così da scoraggiare questi tipi di contratto.
Rivedere il welfare
Un miliardo di euro invece sarebbe da destinare alla creazione di 3mila asili nido nel 2013. “Un servizio concreto – spiega il Rapporto - molto più utile e continuativo rispetto a elargizioni una tantum che non risolvono i problemi della quotidianità delle famiglie”.
Per le politiche sociali si consiglia anche l'introduzione dei Liveas (Livelli essenziali di assistenza) previsti dalla legge 328 del 2000 e ancora inattuati; lo stanziamento di 2 miliardi al Fondo Nazionale delle politiche sociali; 400 milioni al Fondo per la non autosufficienza; 300 milioni aggiuntivi al Fondo nazionale di sostegno per l'accesso alle abitazioni in locazione per fornire ai cittadini con basso reddito un contributo per il pagamento del canone d'affitto; 50 milioni di euro per la realizzazione di 100 nuovi centri antiviolenza; 100 milioni per un piano straordinario di sostegno e sviluppo dei consultori.
L'integrazione degli immigrati
Tra le proposte della controfinanziaria anche l'integrazione degli immigrati. La più importante: chiudere i Centri di identificazione ed espulsione (Cie) e dirottare i 236 milioni previsti nella legge di stabilità 2013 per nuovi Cie verso un programma nazionale di inclusione sociale.
Le altre proposte sono: 25 milioni di euro per un sistema nazionale di protezione contro il razzismo; 30 milioni per corsi pubblici gratuiti di insegnamento della lingua italiana; 50 milioni destinati, anche mediante l'autorecupero, alla predisposizione di abitazioni ai rom, in modo che si abbandonino i campi e che si incentivi la partecipazione agli inserimenti scolastici e lavorativi; 54 milioni di euro nella formazione per gli insegnanti; 15 milioni in borse di studio da 1000 euro da destinarsi a 15mila giovani di origine straniera interessati ad accedere all’università o a frequentare master universitari; 20 milioni in più al Fondo infanzia e adolescenza per incrementare le funzioni dei Centri di aggregazione giovanile; 20 milioni in spazi interculturali e 22 milioni di euro per biblioteche policulturali.
Investire nella pace
Ultimo grande capitolo: ridurre di 4 miliardi le spese militari. In particolare si tratterebbe di rinunciare alla produzione dei 90 cacciabombardieri Joint Strike Fighter e di cancellare i finanziamenti previsti per il 2013 per la produzione dei 4 sommergibili Fremm e delle due fregate Orizzonte: un risparmio totale di 800 milioni; una legge nazionale di riconversione dell'industria militare e la costituzione di un fondo annuale di 200 milioni di euro per sostenere le imprese impegnate nella riconversione da produzioni di armamenti a produzioni civili; il ritiro delle truppe dall'Afghanistan e da tutte quelle missioni internazionali che non abbiano la copertura e il sostegno delle Nazioni Unite: una misura che farebbe risparmiare 740 milioni di euro alle casse pubbliche; 504 milioni aggiuntivi al Fondo per la Cooperazione e lo Sviluppo; 20 milioni per dar vita al primo contingente di corpi civili di pace; 200 milioni aggiuntivi per il Servizio Civile Nazionale e 7 milioni di euro per la fondazione di un istituto indipendente per la pace.
Cambio di rotta
«La filosofia – dicono gli autori del rapporto - è opposta a quella delle politiche neoliberiste e di ‘austerity’: per far crescere la torta bisogna prima fare delle fette più eque per tutti. È ora che i mercati finanziari e le banche si facciano da parte. Il cambio di rotta consiste nell’uscire dalla crisi in un modo diverso da quello con cui ci si è entrati. Serve un modello di sviluppo in cui alcune merci, consumi, pratiche economiche siano giustamente condannate alla decrescita (ad es. il consumo di suolo, la mobilità privata, la siderurgia inquinante) e altre siano invece destinate a crescere. Per un’economia diversa che abbia tre pilastri: la sostenibilità sociale e ambientale; diritti di cittadinanza, del lavoro, del welfare degni di un paese civile; la conoscenza come architrave di un sistema di istruzione e di formazione capace di far crescere il paese con l’innovazione e la qualità».