di Gabriella Sanlorenzo.
Chi si fosse trovato a passeggiare nel parco di Rio Crosio di Asti domenica 16 e lunedì 17 settembre (e chissà fino a quando) avrebbe trovato un insolito assembramento di galline situato nel recinto dei cani. A parte il disappunto dei padroni dei quadrupedi che arrivati fin lì per far scorrazzare in libertà i loro fedeli amici si sono trovati sbarrato l’unico spazio pubblico in cui ciò è possibile (in tutta la città, nei parchi cittadini è vietato lasciare liberi i cani, che siano individui di 2-3 kg o esemplari da mezzo quintale), quello che dovrebbe far riflettere è ben altro. Si trattava infatti di galline ovaiole lasciate in una piazza cittadina come "scherzo da palio" ...
Il fatto di considerare, come in questo caso, gli animali anche uno strumento passivo di divertimento, la dice lunga di come gran parte degli esseri umani intende il rispetto dell’ “altro da sé”. I buontemponi che hanno ideato lo scherzo si sono evidentemente sentiti liberi di acchiappare le gallinelle in chissà quale pollaio, trasportarle e recapitarle in una piazza.
Ma a volte non tutto il male viene per nuocere: le ovaiole sotto vigilanza sanitaria hanno temporaneamente trovato una sistemazione a dir poco lussuosa. Le povere bestiole potrebbero infatti provenire da allevamento in gabbie "a norma" (Direttiva Ce 1999/74) e quindi aver finora condiviso in 9 l’angusto spazio di un m² di zona utilizzabile del loro ricovero (escludendo cioè il nido), ma potrebbero anche aver vissuto in maggiori “ristrettezze” se il loro proprietario non si fosse ancora adeguato alla disposizione comunitaria.
Senza citare troppi numeri e misure, a scopo educativo sarebbe comunque utile che tanti consumatori poco consapevoli di quello che mangiano si recassero al parco, qualora la sosta delle galline fosse un po’ più duratura e vedessero come sono ridotte le ovaiole da allevamento industriale: spennate in più parti del corpo, col collo esile e il becco spezzato (alle densità cui sono costrette coabitare diventano aggressive e così, gli allevatori gentilmente spezzano loro il becco).
[Sono riuscita comunque a fare qualche scatto al “pollaio” solo a sera inoltrata, non molto ben riuscito, ma che può rendere in parte l’idea].
In compenso le ovaiole così allevate producono un numero assai elevato di uova che sono messe in commercio ad un prezzo inferiore – ma non di molto - rispetto a quello delle galline allevate con modalità un po’ più accettabili e che il consumatore può riconoscere, e quindi evitare, con un codice che le contraddistingue.
Riassumendo: sulle uova ottenute da galline allevate secondo le modalità dell’agricoltura biologica viene stampigliato il codice 0, quelle ottenute all’aperto recano il codice 1, il codice 2 è apposto sulle uova di galline allevate a terra, mentre il 3 si usa per quelle da ovaiole in batteria che, mi permetto di dire, non sono assolutamente da comprare.
Infatti, anche per chi non sia interessato al benessere animale, quale valore nutritivo può avere un uovo prodotto da animali stressati a tal punto?
Dimenticavo ... per la sicurezza delle nostre gallinelle del parco non preoccupiamoci: ci penseranno gli alpini della celebre “casetta” (nel nostro sito trovate parecchi articoli dedicati all'argomento, ad esempio questo) a preservarle da rapimenti e agguati di vario genere.
Sitografia:
http://www.lav.it/
http://eur-lex.europa.eu/