di Walter Fortini.
In Francia hanno risolto i problemi dell'alta velocità e dell'impatto delle grandi opere sull'ambiente con il debat public. La ricetta è semplice: ampie discussioni che coinvolgono milioni di cittadini e precedono ed accompagnano l'elaborazione dei progetti, con un'autorità indipendente a far da garante. Ed è proprio uno dei modelli a cui guarda la Toscana, interessante e replicabile anche su scala nazionale. In Australia, ma anche in altri paesi del mondo anglosassone, campioni casuali di cittadini sono chiamati a discutere su alcune decisioni delle istituzioni. Il modello in questo caso è più adatto a piccole comunità, ma potrebbe bene adattarsi all'universo dei servizi pubblici locali ...
Sono tante e diverse le vie della partecipazione nel mondo. Istituzioni e cittadini si incontrano per decidere come realizzare appunto le grandi opere, per analizzare l'impatto ambientale di nuove infrastrutture, ma anche per scegliere se e dove installare un'opera d'arte contemporanea in una città o su come intervenire per recuperare angoli urbani degradati. Ci sono i bilanci partecipativi del Brasile, il “debat public” francese o gruppi di cittadini estratti a sorte e chiamati ad esprimersi su progetti che potrebbero riguardarli da vicino. Ci sono i forum danesi, dove altri cittadini estratti a sorte bersagliano di domande gli esperti di turno, consulte permanenti con modelli diversi dalla Spagna alla Germania, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, istanze, assemblee, udienze pubbliche, petizioni e referendum.
Modelli e strumenti che diventano materia di riflessione per la Regione Toscana, che sta lavorando alla prima legge d'Italia che si pone il compito di 'organizzare' ed incentivare la partecipazione dei cittadini alle decisioni delle istituzioni, ricetta per sanare quella crisi non risolta della rappresentanza che interessa un po' tutti i soggetti politici e sociali e soprattutto il partito politico. "Dopo le primarie, di cui siamo stati apripista, è questa la nostra scommessa – riassume l'assessore alle riforme e ai rapporti con i cittadini, Agostino Fragai - E poiché di partecipazione parliamo, è tutti assieme che dobbiamo e vogliamo scrivere questa legge".
Il debat public.
Il dibattito pubblico francese è sicuramente uno dei modelli più interessanti. E' una procedura recente, nata da una legge del febbraio 1995 modificata da una nuova legge del febbraio 2002 ed il fine è quello di permettere la partecipazione della popolazione al processo di elaborazione delle decisioni che riguardano i progetti sulle grandi opere. Alta velocità dunque, autostrade, inceneritori, porti ed aeroporti, nuove linee elettriche, centrali nucleari e tutte quelle grandi opere che possono avere un impatto rilevante sull'ambiente.
Dal 1995 ad oggi la Commissione ha già organizzato una trentina di dibattiti pubblici. Altri otto sono previsti per il 2006. Scelto un progetto è la stessa commissione, indipendente, che decide se fare o meno un dibattito. "Più che un luogo di negoziazione - spiegano - è il momento in cui si apre il dialogo e l'ascolto".
Alle riunioni partecipano non solo le associazioni, ma i singoli cittadini. In Francia sono state spedite finora milioni di lettere. Soprattutto sono certi i tempi: quattro mesi per il dibattito, due mesi per pubblicarne i risultati, altri tre perché il committente prenda una decisione sull'opera. E poiché il dibattito inizia quando nessuna opzione è stata scartata, alla fine può anche essere deciso che di quell'opera non se fa niente.
Dibattiti pubblici in Francia sono previsti non solo sui progetti delle grandi opere ma anche su problemi che interessano un comunità, più o meno grande.
Il bilancio partecipativo.
E' la forma di democrazia diretta attraverso cui i cittadini scelgono autonomamente ogni anno come e dove investire parte delle risorse del municipio. L'esempio più famoso è quello di Porto Alegre, la città del social forum. Le prime forme di questa esperienza di partecipazione diretta nascono infatti in Brasile circa quindici anni fa. Il bilancio partecipativo favorisce equilibri e patti sociali ampi e duraturi. I cittadini costruiscono insieme la loro città ideale.
Anche in Italia alcuni enti locali hanno deciso di sperimentare forme di bilancio partecipativo. Le prime esperienze attive sono state a Venezia, a Roma, a Napoli e in alcuni comuni della Toscana e della Lombardia.
Discussioni affidate a campioni casuali di cittadini.
La pratica è diffusa in Australia, ma anche in Danimarca e in altri paesi anglosassoni. Si tratta di affidare la discussione su una o più decisioni e progetti infrastrutturali della pubblica amministrazione a campioni casuali di cittadini: con metodi di reclutamento autorevoli, in modo che i cittadini non la vedono come una perdita di tempo. L'Australia non è fra i primi nel campo della democrazia deliberativa, ma con alcune sue pratiche ha riscosso molti successi. Soprattutto a livello locale. "Particolarmente all'avanguardia – racconta Lyn Carson, una tra le maggiori esperte internazionali di partecipazione - si è dimostrato il governo australiano occidentale, dove il ministro per la pianificazione e le infrastrutture ha organizzato più campagne di consultazione democratica di qualsiasi altro ministero del governo federale".
Sempre in Australia giurie cittadine e town meetings del XXI Secolo si sono rivelate un successo. Il modello, nel caso toscano, potrebbe essere applicato all'universo dei servizi pubblici locali.
Riprogettare la città.
La partecipazione può essere uno strumento utile per decidere anche come recuperare un angolo degradato delle città o se e dove ospitare un'opera d'arte contemporanea. Esperienze in tal senso vi sono in Francia, a Montpellier, e in Gran Bretagna.
Internet.
Non poteva mancare l'e-democracy, la tecnologia al servizio della partecipazione. La democrazia partecipata non è solo una questione tecnica, ma la tecnologia ed internet possono sicuramente fornire un aiuto. Come nel town meeting appunto, o sui blog.
Il sito della Regione Toscana sulla partecipazione è www.regione.toscana.it/partecipazione.
Walter Fortini, tratto da Toscana Notizie, Agenzia di informazione della Giunta regionale Toscana (http://www.regione.toscana.it).