A cura del Coordinamento Asti Est.
La sentenza emessa dal Tribunale civile sull'occupazione di via Allende ci riempie di gioia e di legittima soddisfazione. Il giudice, infatti, chiamato a rispondere alla richiesta della proprietà, cioè del Ministero della Difesa, di rientrare in possesso della palazzina, ha rifiutato di ordinarne lo sgombero, come richiesto, ed ha voluto sentire le parti, giungendo alla sentenza odierna: in essa il dott. Perfetti ha riconosciuto lo stato di necessità in cui si trovavano le famiglie al momento dell'occupazione; e non solo, ma anche “la concreta inoperatività degli strumenti sociali di ausilio legislativamente previsti”, cioè la mancanza di offerta concreta di alloggi di edilizia popolare ...
Il giudice, accogliendo la tesi della difesa rappresentata dall'avv. Roberto Caranzano, ha ricordato, tra l'altro, che il diritto all'abitazione, tutelato dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo del 1948 e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, è strumentale ad altri diritti fondamentali dell'uomo, quali il diritto alla salute, alla privacy, alla sicurezza, alla famiglia; ha escluso da parte delle famiglie dolo o colpa, poiché ricorreva lo stato di necessità.
Come volontari di un'associazione che da anni si batte per il diritto all'abitare e che si trova quotidianamente a fronteggiare situazioni gravissime di lesione di tale diritto (e, nel contempo, deve registrare la fumosità, l'insussistenza di concrete offerte di soluzioni da parte delle istituzioni, perfino laddove vi sono minori, handicap, anziani, malati), non possiamo non registrare con soddisfazione che finalmente una sentenza dia ragione del nostro operare e delle argomentazioni che da mesi presentiamo alle istituzioni preposte.
Finalmente non viene sfiorato il concetto di illegalità, tanto caro ai nostri amministratori, che disattendendo perfino la legge regionale, non esitano a dichiarare esclusi da tutte le graduatorie di accesso alle case popolari chiunque abbia osato tutelare la propria famiglia, occupando un qualsiasi spazio pubblico sebbene, come nel caso in questione, abbandonato all'incuria e al vandalismo.
Riteniamo che da questo momento dovranno cambiare il linguaggio e l'atteggiamento dei nostri interlocutori istituzionali che, forse, impareranno ad usare un po' più di umiltà e di rispetto nei confronti delle persone che si affacciano ai loro sportelli ed anche nei confronti del lavoro dei volontari (sono dalla parte del problema e non lo valutano con altezzosità o con giudizi precostituiti) cominciando, ad esempio, a prendere in considerazione in modo serio e costruttivo, pensato, la proposta che il Coordinamento ha in più occasioni presentato: il Comodato d'uso per i 6 alloggi di via Allende, da concordare con il Ministero della difesa.