Per un Piemonte solidale

Per un Piemonte solidale a livello internazionale e locale. NO all’azzeramento della cooperazione internazionale della Regione Piemonte !

 

Le principali 25 associazioni che si occupano di cooperazione internazionale riunite nel COP – Consorzio Ong Piemontesi, i 32 Comuni piemontesi riuniti nel CoCoPa – Coordinamento dei Comuni per la Pace (con la Città e la Provincia di Torino) e ReCoSol – la Rete dei Comuni Solidali (nata in Piemonte e che rappresenta oggi 266 soggetti pubblici in tutta Italia di cui, in Piemonte, 97 Comuni, 1 Provincia e 8 Comunità Montane) hanno promosso un appello per chiedere alla Regione Piemonte che non venga azzerato con un colpo di spugna il suo sostegno al sistema di solidarietà e di cooperazione allo sviluppo della nostra Regione.

Oltre 350 soggetti piemontesi nel giro di soli 15 giorni lo hanno sottoscritto direttamente o attraverso i loro coordinamenti.

Il rischio del totale azzeramento è tanto drammatico quanto reale : il Bilancio di Previsione 2011 varato a dicembre 2010, se verrà confermato nel Progetto di Assestamento di Bilancio che sta per essere varato dalla Giunta Cota e che dovrà essere approvato dal Consiglio Regionale entro poche settimane, porterà a ZERO i fondi destinati al sostegno dei progetti di cooperazione internazionale promossi dal nostro territorio in oltre 90 Paesi del mondo.

“Proprio la Regione Piemonte, da vent’anni a questa parte, ha contributo all’aumento dei soggetti attivi dapprima dotandosi di ben tre Leggi Regionali in materia di cooperazione e di promozione di una cultura di pace, e poi sostenendo con sempre maggiore convincimento e trasversalmente agli schieramenti politici progetti e programmi in America Latina, Asia e soprattutto in Africa” conferma Roberto Montà, Presidente del CoCoPa. “Portando così Enti Locali, Parchi, Università, Enti di Formazione e altre Istituzioni. a stringere accordi e collaborazioni con loro omologhi all’estero, andando così a rafforzare il sistema già molto attivo delle nostre Ong e dei nostri Istituti Missionari storicamente impegnati in molte aree del mondo”  aggiunge Lorenzo Sola, rappresentante di ReCoSol. 

E il Presidente Roberto Cota? Durante la puntata del 14 aprile 2011 della trasmissione di RAI 2 Annozero (minuto 00:50), a proposito di migrazioni e ruolo dell’Europa, affermava che “Negli ultimi 20 anni, l’Africa come continente sta sparendo. Allora noi dobbiamo porci il problema, non che l’Africa deve sparire e devono venire tutti da noi. Ma che dobbiamo creare una situazione per cui possano rimanere a casa loro. Magari con un nuovo Piano Marshall. Magari con una politica di interventi fatti in quei Paesi per far riprendere la loro economia…”.

Forse Cota ignorava, o fingeva di ignorare, che la Regione Piemonte proprio in Africa e sotto una Giunta di Centro-destra, lanciava nel 1997 quello che è oggi considerato una punta di diamante nel sistema di solidarietà e cooperazione italiano ed internazionale: il “Programma per la Sicurezza Alimentare e la Lotta alla Povertà in Africa Sub-Sahariana” che vede coinvolti oltre 800 soggetti piemontesi e altrettanti in 8 Paesi africani dell’Africa Occidentale; temi e area geografica scelti a suo tempo all’unanimità dal Consiglio Regionale proprio in funzione delle precarie condizioni di vita delle popolazioni locali, della storica presenza in quei Paesi di Ong e missionari piemontesi, nonché per il fatto che proprio da quelle aree migravano verso il Piemonte moltissime persone.

“Un programma estremamente innovativo ed efficace, che ha saputo valorizzare lo spirito di solidarietà, dell’accoglienza, della voglia di fare del bene, e di farlo bene, che da sempre caratterizza il DNA del nostro territorio” sottolinea Umberto Salvi, Presidente del COP, “e che fra l’altro ci ha permesso di sperimentare nel concreto il concetto di sussidiarietà tra pubblico e privato, all’estero così come sul nostro stesso territorio, facendo crescere il livello di attenzione e di riflessione della cittadinanza su tematiche fondamentali come i diritti umani e lo sviluppo sostenibile, fino al complesso fenomeno dei flussi migratori”.

Chiediamo dunque che la Regione Piemonte ci ripensi, perché un “sistema di cooperazione” così importante come quello piemontese non può sopravvivere tagliando OGNI finanziamento fino all’ultimo centesimo.

Chiediamo che almeno lo 0,04% del budget di 16 miliardi di Euro della Regione Piemonte sia nuovamente stanziato a favore di questi temi, così come deciso dall’ultima Giunta Ghigo e dalla successiva Giunta Bresso.

“Si è trattato di fondi ben spesi, che non solo hanno permesso a decine di migliaia di persone nei Paesi di intervento di migliorare le loro condizioni di vita, creando opportunità lavorative in loco ed evitando loro, in molti casi, di dover affrontare la drammatica scelta di emigrare” conclude Marco D’Acri, Assessore alla Cooperazione della Provincia di Torino e Vicepresidente del CoCoPa “ma che hanno anche portato sul nostro territorio ricadute estremamente positive, in termini culturali, sociali, di partecipazione, e anche lavorative per i nostri giovani. Fondi ben spesi, messi dalla Regione sempre a fronte di ulteriori risorse, spesso più del doppio, mobilitate grazie alla sensibilità della cittadinanza e dei nostri Comuni, fino a riuscire negli ultimi anni ad accreditarsi come “sistema” a livello internazionale, riuscendo a far convergere sul Piemonte fondi aggiuntivi dell’Unione Europea e di altre istituzioni”.

Vogliamo, insomma, che la Regione Piemonte non si chiuda su se stessa, in nome di difficoltà finanziarie e di urgenze del momento. 

Vogliamo che si possa ancora continuare ad affermare che è un’Istituzione che sostiene, indirizza e governa la volontà che il territorio piemontese ha da sempre dimostrato nel partecipare alla costruzione di un mondo migliore.  

 

Per un Piemonte solidale a livello internazionale e locale. NO all’azzeramento della cooperazione internazionale della Regione Piemonte !

Un semplice appello, lanciato via mail il 1° giugno e senza grandi mezzi, in soli 15 giorni ha riscosso un’incredibile attenzione. Ad ogni livello, in ogni provincia piemontese, presso svariatissime tipologie di enti.

Oltre 350 soggetti piemontesi nel giro di soli 15 giorni lo hanno sottoscritto direttamente o attraverso i loro coordinamenti.

Più di 100 associazioni, 136 Comuni con 29 Sindaci firmatari in prima persona e l’Assessore Marco D’Acri della Provincia di Torino fra i più impegnati; diverse Comunità Montane, Presidenti, Direttori e Guardie di 6 Parchi Regionali; 20  fra Enti di ispirazione religiosa e i principali missionari piemontesi e la Commissione Sinodale della Diaconia (Chiesa Evangelica Valdese); AGESCI regionale, G.I.O.C. Nazionale; FORMA, l’associazione dei 15 principali Enti di Formazione Professionale della Regione; la Fondazione Slow Food; molti Professori dell’Università di Torino, del Piemonte Orientale e del Politecnico, e soprattutto il CISAO (Centro Interdipartimentale di Studi dell’Africa Occidentale), il CSA (Centro Piemontese di Studi Africani), il CIRSDE (Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne) e IRIS (Istituto di Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità) dell’Università di Torino, …

E poi Don Luigi Ciotti per Gruppo Abele, Ernesto Olivero per il SERMIG, Don Aldo Benevelli della Commissione Giustizia e Pace della Diocesi di Cuneo nonché fondatore di una delle Ong storiche piemontesi, la LVIA, fra le fondatrici del COP.  Don Fredo Olivero della Pastorale migranti di Torino, Don Aldo Martelli della Pastorale Giovanile dei Salesiani per il Piemonte e la Valle d’Aosta, Don Mario Bandera Direttore del Centro Missionario Diocesano di Novara nonché Coordinatore di tutti i CMD della Regione, e Padre Anatoloni dei Missionari della Consolata, Alessando Battaglino Direttore di Madian Orizzonti di  Padre Antonio Menegon dei Camilliani, e ancora Fratel Albino Vezzoli dei Fratelli della Sacra Famiglia che da Chieri sostengono da oltre 40 anni uno dei Paesi più poveri del mondo, il Burkina Faso.

E ancora i Consoli Onorari di Capo Verde, della Costa d’Avorio, del Guatemala, la Presidentessa del Centro Unesco di Torino, Maria Paola Azzario Chiesa, Fabrizio Zandonatti, Amministratore Delegato CIDIU SpA, Presidente ACSEL SpA e Presidente ARFORMA SpA.

E professori del mondo sanitario, come il Prof. Paolo Rossi, Direttore del Dipartimento Ortopedia e Traumatologia del CTO di Torino, il Prof. Francesco Della Corte, Direttore del Dipartimento di Emergenza Azienda Ospedaliero Universitaria Maggiore della Carità di Novara nonché Presidente del Crimedim – Centro di Ricerca Interdipartimentale in Medicina di Emergenza e dei Disastri, il Prof. Giancarlo Vecchiati Direttore di ECITOH - European Centre for Intercultural Training in Oral Health…

E infine tra le tante associazioni, degne di nota quelle costituite dagli immigrati, come l’Associazione Senegalesi di Torino e Dabafrica dei senegalesi di Verbania. Con il supporto della Regione, delle Province di Torino e del VCO e di molti Comuni, insieme alle Ong piemontesi impegnate nei loro Paesi di origine, hanno avviato delle iniziative nell’ambito del “co-sviluppo” ovvero una cooperazione che vede gli immigrati protagonisti nella speranza di poter un giorno tornare nella propria città natale, fra la propria gente, in condizioni di vita più dignitose di quelle che purtroppo oggi costringono molte persone a fuggire. Ma noi italiani, e specialmente piemontesi, dovremmo saperne qualcosa ….

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