di Gianfranco Monaca.
L’effetto referendum si sta facendo sentire anche ad Asti, un angolo di questa piccola periferia dell’Impero in cui le maggioranze tradizionalmente sicure di sé si sono trovate improvvisamente in minoranza. Hanno scoperto che quei “quattro gatti” che “non fanno un cazzo” (chiedo scusa, ho citato uno statista importante come Straquadanio) e che sono “l’Italia peggiore” (citando il ministro Brunetta) si identificano con il 95 (novantacinque) per cento degli elettori ...
Le bandiere arcobaleno insieme con quelle azzurre del “SI all’acqua di tutti” e a quelle gialle del “SI allo stop del nucleare”, apparse nelle piccole manifestazioni autoconvocate, nei banchetti per la raccolta delle firme, alle finestre delle “poche teste calde che non hanno altro da pensare” e che si permettono di ostacolare con i loro odiosissimi sit-in la marcia trionfale delle ruspe per la patriottica conquista dell’autorizzazione a procedere nella demolizione del verde pubblico, tutto ciò ha fatto saltare i nervi ai soliti padroni del vapore.
Una cosa inaspettata, poi è stato l’abbinamento fra queste bandiere e il tricolore nazionale, spesso considerato proprietà privata dei professionisti del patriottismo. Scandalo degli scandali, infine, scoprire che questa “Italia peggiore” qualche volta si trovi d’accordo con le minoranze di associazioni combattentistiche e d’arma da sempre considerate al di sopra di ogni sospetto.
Evidentemente si è aperta una crepa preoccupante e non c’è da stupirsi se i referendum sono visti con scarsa simpatia da quelli che preferiscono la trattativa privata, le conoscenze personali, le influenze lobbistiche, le manovre sottintese. Quando poi qualche faccendiere d’alto bordo finisce in gattabuia, ecco il complotto delle toghe rosse. Persino l’Altare non garantisce più di sostenere il Trono, e questo è davvero inaudito.
Non funziona più, si è rotta la macchinetta.
Schiere di specialisti si affolleranno ancora attorno al rudere per rianimarlo, ma probabilmente non potranno fare altro che mummificarlo. Ma neppure i mausolei, oggi, hanno vita lunga.