Due spunti di Pablo Neruda e Silvana Grasso.
Non so se capiti anche a voi, ma da un po’ di tempo i fatti assurdi del nostro vivere moderno, le contraddizioni, l’imperativo del “crescere, svilupparsi, consumare” (e poi crepare …) ci torcono talmente con forza le budella che quasi ci vien voglia di piangere. E allora ? Che c’è di male a piangere un po’ ? Piangere fa bene (soprattutto per chi produce fazzoletti !). Viva la cipolla, insomma, emblema delle nostre prossime rivoluzioni …
Ode alla cipolla
di Pablo Neruda.
Cipolla
luminosa ampolla,
petalo su petalo
s’è formata la tua bellezza
squame di cristallo t’hanno accresciuta
e nel segreto della terra buia
s’è arrotondato il tuo ventre di rugiada.
Sotto la terra
è avvenuto il miracolo
e quando è apparso
il tuo lento germoglio verde,
e sono nate
le tue foglie come spade nell’orto,
la terra ha accumulato i suoi beni
mostrando la tua nuda trasparenza,
e come con Afrodite il mare remoto
copiò la magnolia
per formare i seni,
la terra così ti ha fatto,
cipolla,
chiara come un pianeta,
e destinata a splendere
costellazione fissa,
rotonda rosa d’acqua,
sulla
mensa
della povera gente.
Generosa
sciogli
il tuo globo di freschezza
nella consumazione
bruciante nella pentola,
e la balza di cristallo
al calore acceso dell’olio
si trasforma in arricciata piuma d’oro.
Ricorderò anche come feconda
la tua influenza l’amore dell’insalata
e sembra che il cielo contribuisca
dandoti forma fine di grandine
a celebrare la tua luminosità tritata
sugli emisferi di un pomodoro
Ma alla portata
delle mani del popolo,
innaffiata con olio,
spolverata
con un po’ di sale,
ammazzi la fame
del bracciante nel duro cammino.
Stella dei poveri,
fata madrina
avvolta
in delicata
carta, esci dal suolo,
eterna, intatta, pura,
come semenza d’astro,
e quando ti taglia
il coltello in cucina
sgorga l’ unica lacrima
senza pena.
Ci hai fatto piangere senza affliggerci.
Tutto quel che esiste ho celebrato, cipolla,
ma per me tu sei
più bella di un uccello
dalle piume accecanti,
ai miei occhi sei
globo celeste, coppa di platino,
danza immobile
di anemone innevato
e vive la fragranza della terra
nella tua natura cristallina.
Una vitamina buona per gli occhi, la cipolla
Testo tratto da: Silvana Grasso, Pazza è la luna, Einaudi, Torino 2007.
Il tenente medico, ora che l'olio di ricino era finito, gli diede in cura una cipolla al giorno, per quindici giorni. Avevano una vitamina buona per gli occhi, gli faceva bene alla vista, la cipolla.
Per quindici giorni, alle dieci in punto, Stellario usciva dall'infermeria con una grossa cipolla rossa. La teneva sul petto, dal lato del cuore. Tale la stringeva tra le mani che ne colava il sugo, ne lacrimava la pupilla.
Quella cipolla profumava, così gli pareva, come le cipolle settembrine della Piana. Ne godeva lo smalto del colore, l'agrodolce del profumo, l'umore del sugo. Godeva persino del malanimo degli altri a fronte della sua cipolla rossa. Lo invidiavano per la sua cipolla rossa e l'invidia cresceva come il lievito del pane, di giorno in giorno, di ora in ora.