di Oscar Pastrone.
Quanti passaggi esistono nella filiera produttiva della pasta alimentare ? E’ possibile provare ad ipotizzare, nell’astigiano, un circuito completo che dalla semina in campo permetta di giungere alla produzione ed alla distribuzione direttamente sul territorio ? La risposta è: sì …
Spulciando nell'archivio di Altritasti ci sono dei dati interessanti:
...Considerando la sola S.A.U., nel 1982 veniva coltivato circa il 60% della superficie provinciale, nel 2000 se ne coltivava meno del 50%. ... “
Mentre la produzione agricola si sposta verso altri paesi, specialmente nell'Europa dell'est, dove la mano d'opera è a buon mercato e la legislazione sull'utilizzo della chimica nei campi è assai più morbida, il territorio abbandonato è esposto a molti attacchi.
Dove è più fragile (montagna e collina) l'abbandono, l'incuria, genera dissesti e ferite costose da riparare:
“Secondo i dati forniti da Legambiente, e confermati dal Ministero per l'Ambiente, sono 117 i paesi a rischio frane nell'Astigiano che si estendono su un territorio di 183 chilometri quadrati caratterizzati da "alta criticità geologica”.
Dove invece non è fragile, nelle pianure, nelle colline dolci, nei concentrici dei centri abitati, invece, si scatenano gli appetiti di cementieri, “infrastrutturisti” e speculatori edili.
Acquistiamo pere argentine in un nuovo centro commerciale nato sbancando una collina che pochi anni prima ospitava un frutteto.
Ci facciamo la “bagna caoda” con l'aglio olandese comprato nell'ipermercato costruito sulle serre.
I piani regolatori subiscono varianti su varianti per farci trovare splendidi scorci di panorama deturpati da ville schierate, occupate - oltretutto - si e no due mesi all'anno.
Noi “compratori”, con le nostre scelte, siamo “corresponsabili” dell'abbandono del territorio, della scomparsa della trama di piccole aziende che hanno costituito per generazioni il nucleo dell'approvvigionamento alimentare della nostra terra.
A questo scempio di paesaggio, di comunità, di “mestieri”, di culture abbiamo deciso di opporci (due gas, Asti e Cortandone, un centinaio di famiglie in tutto) con una proposta semplice e pratica: considerare la continuità del quotidiano, la sfera “intima” dei consumi individuali parte integrante della contraddizione “dei massimi sistemi”.
Abbiamo pensato, perciò, che si possa dimostrare la praticabilità di una strada diversa per realizzare il futuro, alleandoci prima di tutto con i produttori che hanno a cuore la continuità storica del territorio.
Da qui l'idea di provare a farci la pasta “in casa”, con Dario di Pasta D'Alba, Raffaele di Cascina Aris.
Ambiziosa l'idea, la pasta è un alimento “complesso” perché richiede diversi passaggi, diversi mestieri, ma proprio per questo “simbolicamente” risponde all'idea di comunità, di territorio, che vorremmo praticare.
Intanto nei due piccoli appezzamenti dedicati il grano sta crescendo, passeranno ancora dei mesi, ma abbiamo fiducia, prima di poter buttare in pentola la prima pasta solidale.
Obiettivo: realizzare di una filiera interamente locale per la produzione di Pasta.
Al progetto partecipano:
Gas di Cortandone (AT) – DeGas mailto:degas.cortandone@gmail.com
Gas di Asti – ilGasti http://www.ilgasti.it
Az. Cascina Aris, Monale(AT) (materia prima, grano)
Az. Pasta d'Alba, Alba(CN) (trasformazione) http://www.pastadalba.it
Famiglie coinvolte:
circa un centinaio
Aree territoriali coinvolte:
Provincia di Asti, Provincia di Cuneo.
Il progetto è strutturato in fasi:
Fase 1 – Realizzazione della filiera: la produzione di pasta è una filiera complessa, dalla produzione della materia prima alla trasformazione in farina, allo stoccaggio ed infine alla produzione della pasta. Come primo obiettivo ci proponiamo di testare e verificare la fattibilità del processo, di determinare con completezza il dettaglio dei costi del prodotto (prezzo), di gestire le eventuali eccedenze di materia prima (farina) rispetto al fabbisogno calcolato.
Siamo qui: “abbiamo” seminato due campi con seme di grano duro.
Fase 2 – Realizzazione della produzione: una volta verificata la fattibilità, sceglieremo le sementi appropriate (recupero di grani “antichi”, adatti al clima continentale), estenderemo possibilmente la produzione, piccoli appezzamenti dedicati e distribuiti sul territorio.