Produzioni contadine genuine e ... clandestine

ImageDalle realtà contadine di base di tutta Italia arrivano (Sabato 17 e Domenica 18 Aprile, a Roma) due giornate di incontri e confronto, di mercati, animazione, musica, informazione e socialità per rivendicare la legalità delle piccole realtà contadine.
Le normative igienico-sanitarie attualmente in vigore impongono a chiunque si occupi della trasformazione di prodotti alimentari, indipendentemente dall’entità della produzione e dal tipo di lavorazione, di dotarsi di laboratori specializzati che rispettino determinati standard di dimensioni e attrezzature. Le leggi che regolano il settore agro alimentare sono pensate per tutelare le grandi aziende agricole e stanno facendo morire tutta la piccola agricoltura locale e di alta qualità favorendo le multinazionali dell’agrobusiness ...


Chi aderisce alla campagna “Genuino Clandestino” si oppone a questo sistema di regole e di mercato rivendicando l’accesso al mercato mediante l’autocertificazione dei prodotti e la vendita diretta che rendono trasparenti e visibili le responsabilità del produttore e la qualità delle produzioni.
L'iniziativa fa parte della Giornata Internazionale indetta da Via Campesina per sostenere le Lotte Contadine contro le trasnazionali che vogliono impossessarsi di sistemi di alimentazione e agricoltura in tutto il mondo.
Ed ha alcuni "prologhi" significativi, ad esempio l'esperienza di Bologna denominata "Campi Aperti": un collettivo di produttori biologici del territorio bolognese e co-produttori della città di Bologna, cioè i veri e propri consumatori, che diventano a loro volta produttori nel momento in cui scelgono aziende in cui andare a fare la spesa.
D’altra parte nell’atto dell’acquisto, il consumatore esercita un potere immenso e può stabilire davvero quale azienda premiare e quale invece bocciare. Come il co-produttore di Campi Aperti, che decide di premiare e sostenere il lavoro di aziende contadine della zona impegnate nell’agricoltura biologica e che possono vantare eccellenti prodotti a km zero.

Nati sull’onda dei movimenti di Genova che chiedevano una globalizzazione più umana, equa e attenta alle esigenze del pianeta sempre più in sofferenza, da un paio d’anni Campi Aperti si è costituita come associazione per la sovranità alimentare.
Un ganglio della rete dei Gas (i gruppi d’acquisto solidale), un nodo di una grande maglia di aziende, spesso a conduzione familiare, che lavorano sodo per garantire al consumatore qualcosa in cui credono, forse la cosa in cui credono di più: la genuinità della propria terra e dei suoi frutti.

Eppure una buona parte di questi prodotti sono “fuorilegge”.
Già perché, secondo la legge italiana, per poter confezionare, una marmellata, per esempio, è necessario disporre in azienda di un laboratorio ad hoc, che risponda a regole fissate per le industrie agroalimentari e di distribuzione, che appunto sono industrie e non aziende agricole.
Si tende cioè a equiparare la grande industria alla piccola realtà contadina che lavora ancora secondo tempi e regole molto più tradizionali e sani.

Per continuare con gli esempi, secondo le norme in questione, il vino deve essere imbottigliato in cantine piastrellate, che seguano naturalmente una serie di requisiti imprescindibili. L’imbottigliamento in una cantina con il cotto non è dunque completamente legale.
Proprio per rendere ancora più visibile questa palese incongruenza nasce Genuino Clandestino, un marchio che riunisce tutti questi prodotti naturali, confezionati (la passata di pomodoro, il vino bio, la marmellata bio, ecc.) e che dà anche il nome alla campagna di auto-denuncia che vede protagonisti i soci di Campi Aperti che dicono, ai propri clienti in primis, “guardate che noi facciamo così, vi va bene ?”.

Beh, per ora la risposta è stata entusiasta e agli acquirenti la proposta pare andare benissimo.

Dice Mattia Seligardi, socio di Campi Aperti: “Il marchio Genuino Clandestino è stato anche un modo per solidarizzare con tutte quelle persone che vengono definite clandestine e rifiutate dalla nostra società, e che spesso lavorano proprio per quelle multinazionali dell’agro-alimentare che finiscono con il pagarli in nero 4 euro per duecento chili di pomodori. La filosofia di questo marchio è anche quella di tutelare il lavoro di chi produce la terra, da qualunque parte del pianeta arrivi".

Slogan della manifestazione di Roma sarà: “Tutti insieme difendiamo e diffondiamo i nostri prodotti perché tutti sappiano che sono genuini e affidabili”.

Per maggiori informazioni:

http://www.terraterra.noblogs.org
http://www.campiaperti.org


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