Corro il rischio di diventare atleta praticante del benaltrismo di cui sopra non per sviare l'attenzione dai problemi cruciali del nostro futuro piuttosto per dotarmi degli elementi necessari per dare un giudizio (doveroso in democrazia), un valore di merito, ad una porzione della classe politica: quella che si esprime nella pratica della Pubblica Amministrazione.
Questi elementi sono dei conti, dei numeri, ricavati da una ricerca realizzata da Netics una società che si occupa di ricerche di mercato nel campo dell'Information Technology riferito alle Pubbliche Amministrazioni.
"La spesa in licenze d’uso per prodotti software Sistemi Operativi PC Client e Office Automation nella Pubblica Amministrazione Locale italiana" si intitola la ricerca, realizzata nel 2006, i cui dati comunque possono considerarsi, per ordine di grandezza ancora attuali.
Dalla ricerca risulta che in Italia:
- 20 Regioni con 88.000 dipendenti hanno 65.120 Personal Computer (il 74% dei dipendenti è dotato di un PC),
- 104 Province con 55.000 dipendenti hanno 44.550 Personal Computer (l' 81% dei dipendenti è dotato di un PC),
- 8.101 Comuni con 510.000 dipendenti hanno 260.100 Personal Computer (il 51% dei dipendenti è dotato di un PC).
- 344 Comunità montane con 4.900 dipendenti hanno 3.528 Personal Computer (il 57% dei dipendenti è dotato di un PC).
Ebbene 339.401 di questi personal computer sono soggetti a licenza Microsoft, una licenza il cui prezzo convenzionato Consip ed Ancitel è riservato appunto alle pubbliche amministrazioni: la “Microsoft Government License”.
- i Comuni spendono 23.748.431 euro
- le Province spendono 4.581.114 euro
- le Regioni spendono 7.130.749 euro
- le Comunità Montane spendono 415.428 euro
Cioè in totale la pubblica amministrazione locale spende 35.875.721 euro ogni anno.
Una domanda sorge, per dirla alla Lubrano, spontanea: Ma, visto che per fornire ai proprii dipendenti un personal computer (magari dotato di un foglio elettronico, un programma di trattamento testi, un client di posta ed un browser per internet) ci sono software 'gratuiti', perchè invece si spendono tutti questi soldi pagando a Microsoft 35 milioni di euro all'anno?
Installare in questi pc software libero significherebbe, ammortizzati i costi di migrazione, di formazione del personale di adattamento dei software applicativi, liberare una quantità significativa di risorse da indirizzare alle funzioni proprie delle pubbliche amministrazioni.
Qualità del personale politico, competenza del personale politico, sensibilità del personale politico, disponibilità del personale politico, disinteresse personale del personale politico.
Queste caratteristiche vorrei possedessero coloro che amministrano i nostri beni, caratteristiche indispensabili per operare, come disse il Procuratore Generale della Corte dei Conti nel 2000 con "la diligenza del buon padre di famiglia e cioè con quel complesso di cure e di cautele che l’amministratore pubblico deve impiegare per osservare i propri compiti, i quali sono finalizzati alla soddisfazione delle esigenze della collettività a cui, in sostanza, sono sottratte le risorse finanziarie necessarie per l’amministrazione."
E' una esigenza ed una necessità, non fosse altro perchè un amministratore 'buon padre di famiglia' sarebbe più credibile quando, lamentando penuria di risorse si dichiara, controvoglia, costretto ad aumentare i biglietti del trasporto pubblico, a ridurre i sostegni per i disagi abitativi, a contrarre gli investimenti per la cultura ed i giovani.
Fonti ISTAT stanno evidenziando che, nell'ultimo periodo, il 25% dei comuni ha iniziato progetti di conversione al software libero, compresa l'istituzione di consorzi per l'autoproduzione, open source, di software specifico per la pubblica amministrazione....... quindi non è impossibile, anzi è fattibile, anzi si fa ..... ma allora anche ad Asti? ..... basta poco che'cce vo'!