Proponiamo ai lettori di AltritAsti questo interessante contributo sul tema del ruolo e dell’uso della tecnologia ai giorni nostri, tratto dalla rivista letteraria Ellin Selae (raccolta illustata di pensieri, tracce, armonie e disarmonie umane; http://www.ellinselae.org). L’editore Franco Del Moro (che sarà ad Asti il prossimo 18 Aprile con un suo “pungente” spettacolo di Teatro di Narrazione) ci ha autorizzato ad amplificare lo scritto che Quartiroli ha pubblicato sul suo blog http://www.indranet.org e che tratta, con grande profondità, del rapporto tra libertà di pensiero, libertà di parola ed eccesso di informazione o diritto al silenzio …
Ho creato questo blog solo da pochi mesi e mi sono già trovato a dover aggiornare tre versioni di Wordpress, ad installare le nuove versioni di sei plug-in e a configurare il sito in modi tecnicamente non immediati per far funzionare il tutto. Essendo fuori da anni dal mondo della programmazione, a un certo punto sono stato aiutato da Matteo, tecnicamente più esperto di me e creatore di Babel per la gestione degli articoli multilingua.
Un blog necessita di essere aggiornato non solamente in termini di nuovi articoli, ma anche nelle sue capacità di integrazione con altri siti, nelle sue possibilità tecniche, comunicative, di analisi dei visitatori, promozionali, ecc… E' inerente in ogni fenomeno tecnologico, blog compresi, quello di espandere le proprie possibilità e di produrre nuove versioni. Sono un utente di tecnologie abbastanza attento ma non particolarmente orientato verso i prodotti. In alcuni campi sono decisamente indietro. Ad esempio, non possiedo un televisore, non possiedo un lettore di DVD (a parte quello interno al computer portatile), il mio sistema Hi-Fi ha 12 anni, non mi interessano i videogiochi, non ho un navigatore per l'automobile nè una videocamera.
Possiedo uno smartphone con cui posso navigare in Internet e ascoltare musica, un computer portatile (con stampante, webcam, ADSL, altoparlanti), una “vecchia” fotocamera a 5.0 Megapixel, un lettore Mp3 e altri piccoli ammennicoli che perlopiù rimangono fermi.Ma le tecnologie invecchiano presto. Una stampante laser che funziona ancora perfettamente non può essere usata con il nuovo portatile perchè non ha la porta parallela e ci sono pure problemi con i driver. Stessa morte prematura per un portatile ancora funzionante che non ha risorse sufficienti per gestire una connessione veloce ad Internet e le nuove versioni dei browser, antivirus e altri software, sempre più voraci di memoria. Dunque posso utilizzare solo le tecnologie di ultima generazione, e anche in questo caso, far comunicare le mie poche cose tra di loro spesso richiede un certo lavoro e, di nuovo, l'aggiornamento di vari software. Si sa, con le tecnologie basta distrarsi un attimo che si rischia di non riuscire a far funzionare più nulla.Il settore dove gli aggiornamenti sono più frequenti è senza dubbio quello del software. Un utente medio naviga su Internet, gestisce immagini fotografiche, comunica con l'email e con i sistemi di instant messaging, partecipa a qualche sito di social networking, gestisce il conto corrente online, acquista libri o tecnologie, spesso gestisce il lavoro e la comunicazione con i clienti online. Molte persone hanno un proprio sito di rappresentanza per il proprio lavoro, un blog o un sito più complesso.
Ogni attività online richiede da parte dell'utente l'utilizzo di diversi sofware che si combinano tra di loro. Ad esempio, una semplice attività come la gestione dei propri album fotografici online richiede l'utilizzo del software del produttore della fotocamera, l'uso di software specifico per il trattamento delle immagini, una connessione ad Internet veloce, perlomeno un browser e un sito che ospiti le immagini stesse, magari una stampante per avere una copia cartacea di alcune foto. Questo per rimanere al minimo indispensabile sperando che nel frattempo non vi siano incompatibilità tra le varie componenti hardware/software.
Periodicamente, le fotocamere vanno comprate nuove per "rimanere al passo" con la qualità delle immagini, filtri, compatibilità con altre tecnologie e nuove potenzialità, così come i software di trattamento delle immagini vengono a loro volta aggiornati e potenziati. In tutto questo smanettare probabilmente il tempo e il costo di ogni fotografia (considerando anche l'obsolescenza dell'hardware) risulta parecchio superiore a quello della fotografia tradizionale in cui si mandava a sviluppare il rullino per poi ponere le fotografie nell'album.
Le vecchie foto di mia nonna su carta le posso toccare e guardare ancora adesso; la perdita di qualità cartacea è naturale quanto lo sono le rughe della nonna. La carta, un tempo albero vivo, subisce un processo organico di deterioramento come ogni altra cosa. I segni del tempo ci riportano ai tempi.Con la tecnologia digitale le immagini di oggi difficilmente saranno accessibili con le tecnologie che avremo tra soli dieci anni. A volte vi sono problemi di compatibilità addirittura tra fotocamere e software grafici entrambi dell'ultima generazione. Non sono un grafico ma gli amici che lo sono mi dicono che le interoperabilità e le compatibilità sono spesso solo teoriche. Tra soli dieci anni i siti Internet di condivisione delle immagini saranno stati acquisiti, chiusi, trasformati o accorpati. Il nostro vecchio computer su cui avevamo memorizzate le immagini avrà un altro standard di memorizzazione e trasmissione dei dati. Se riusciremo ad accedere alle immagini, online o sul vecchio computer, queste comunque richiederanno di essere portate su supporti di memorizzazione diversi dagli attuali, convertiti in formati grafici diversi (ma il concetto di "formato" esisterà ancora?) e chissa che altro ancora. Le foto della nonna saranno ancora lì nel cassetto, forse solo un po' più invecchiate.
Tuttavia con la tecnologia digitale, a differenza del passato, i nostri amici che si trovano in ogni parte del mondo potranno vedere le nostre foto accedendo ad un sito web dal computer di casa. Ma rimpiango le serate in cui ci trovavamo tra amici dopo i viaggi a vedere le diapositive, ascoltando le parole di chi le aveva scattate e i commenti degli ospiti. Si potrà obiettare che tutt'ora si possono invitare gli amici a casa propria a vedere le foto digitali su uno schermo, ma data la comodità di mandare via email solamente un indirizzo web, questo raramente in realtà avviene. Così come non si produce l'attesa di andare dall'amico a vedere le foto, l'incontro con gli altri amici, l'ascoltare in prima persona le sensazioni del viaggio ancora fresche e vive e qualche buon bicchiere di vino. Ora magari qualche genio del Web 2.0 progetterà un sistema di conferenza online dove un utente potrà commentare in diretta le proprie foto agli invitati… ma sarà ancora lontano dall'esperienza di un incontro personale.
Inoltre, data la facilità nel produrre foto, ognuno ne scatta e ne possiede un numero enorme, quindi il tempo di attenzione che possiamo dare ad ognuna è di fatto sempre più breve. A livello musicale avvengono dei fenomeni simili, con una iperproduzione musicale di bassa qualità tramite le tecnologie digitali, con scarsi contatti umani. La provocazione paradossale di Elton John di qualche tempo fa di chiudere Internet per cinque anni per ritornare alla creatività va letta nel senso di ritornare alle jam sessions musicali. Tuttavia preferirei leggere una tale presa di posizione da qualcuno che in rete c'è rimasto almeno per cinque anni.
Ritornando all'obsolescenza della tecnologia, mi porta a generalizzare il fenomeno degli aggiornamenti software e hardware. Non vorrei fare quello che sputa nel piatto in cui ha mangiato per anni. Sono stato editore di libri di informatica tramite Apogeo quindi ogni nuova versione del software era un'occasione per il nostro mercato. Tuttavia appena le finanze della casa editrice ce lo hanno consentito, abbiamo affiancato ai libri tecnici anche quelli di riflessione e critica della tecnologia, ritenendo che la tecnologia senza consapevolezza abbia poco senso.
Ma se fino a pochi anni fa l'utente medio di un computer utilizzava un numero limitato di software e di siti, la digitalizzazione di un numero di aspetti crescente della nostra vita ha portato ad un'esplosione delle tecnologie in continua evoluzione "a cui stare dietro". Il nostro lavoro, la finanza personale e anche i contatti sociali dipendono sempre più fortemente dalla rete. Solamente chi lavora nel settore tecnologico può permettersi di utilizzare in modo proficuo questo tempo in espansione per rimanere aggiornato. Tutti gli altri o "rimangono indietro" o sono costretti ad usare la maggior parte del proprio tempo nell'aggiornamento tecnologico o nella risoluzione dei problemi ad esso connessi, togliendo tempo ai rapporti sociali offline.
Il rischio è una sorta di cyberschiavitù dove la gente si trova costretta ad aggiornare continuamente le proprie tecnologie ed espandere gli ambiti di utilizzo delle stesse.Vengono creati dei meccanismi per cui diventa indispensabile, necessario e “alla moda” dover rimanere aggiornati tecnologicamente.Il diritto alla non-informazione, al non-aggiornamento e al silenzio nel prossimo futuro sarà un privilegio e uno degli importanti indicatori della qualità della vita. Privilegiato sarà chi potrà evitare di sovraccaricare la mente con le spinte tecnologiche collettive ed evitare di aggiornare in continuazione il software in una sorta di forzato consumismo tecnologico.
In questi anni si sta facendo indigestione di informazioni come nel dopoguerra si consumava eccessivamente cibo. Essere sovrappeso è stato un segno di ricchezza nelle società che hanno vissuto la scarsità di cibo, mentre una volta che l'abbondanza di cibo diventava disponibile per tutte le fasce sociali, il sovrappeso diventava segno di scarsa salute e non cura di sè.
Analogamente, nel futuro l'ingordigia di informazioni e l'utilizzo eccessivo delle tecnologie sarà considerata come sintomo di una mente che non sa discriminare, sintetizzare, e soprattutto stare in silenzio. Avremo una dietologia informativa.
Per lungo tempo si è giustamente cercata la libertà di pensiero e di parola ora si necessità la libertà di non-pensiero e il diritto al silenzio.