Autoritratto dei Gruppi di Acquisto Solidali 2014



di Thomas Regazzola.


Autoritratto per significare che è stato elaborato utilizzando i materiali contenuti nei siti che i GAS stessi hanno messo on-line. Si tratta, insomma, d'un selfie, un'immagine che rappresenta ciò che i GAS sarebbero, se fossero come dicono di essere. Può darsi che nessun GAS corrisponda realmente a quest'immagine. Infatti, tra quelli che si tengono coraggiosamente in prima linea, c'è chi dice che sto descrivendo solo un sistema ideale che in realtà non esiste ...

Che la "critica del modo di produzione dominante" è ben lontana dalle preoccupazioni della maggior parte dei gasisti che continua allegramente a far la spesa nei supermercati, comprando perfino prodotti lontanissimi dalla filosofia dei GAS ... che pochissimi cambiano abitudini di consumo ... che alle riunioni mensili si parla solo di logistica ... che pochi ci partecipano e ancora meno alle azioni verso l'esterno ... che la "socializzazione del consumo critico" non progredisce ... che le difficoltà di messa in rete sono gigantesche ... eccetera, eccetera.

Insomma, due realtà: quella di coloro che si danno da fare sul campo, spesso deludente e quella di un autoritratto, scolpito collettivamente, in modo autonomo, da centinaia di gruppi, non conoscentisi l'un l'altro.
Sarebbe sbagliato concludere che questa seconda realtà è puramente teorica: essa produce risultati e cambiamenti concreti, non solo "sul campo", ma anche nelle istituzioni.
Sul campo, la disseminazione dei GAS è già abbastanza consistente per assicurare a un certo numero di piccoli-produttori-contadini, eco-responsabili una base di reddito (che può essere aumentata, attraverso altri canali di commercializzazione) con cui possono mantenersi e, anche, istallarsi (nel caso di Aequos, descritto più sotto: 1200 € al mese).
A livello istituzionale, il peso di questi gruppi sul territorio è già tale da spingere più d'un Consiglio regionale a far partecipare i GAS all'elaborazione di leggi specifiche "per la valorizzazione, promozione, sostegno, sviluppo di sistemi locali d’economia solidale, la promozione di prodotti agricoli di qualità, a filiera corta e km 0".
Spetta a ciascuno misurare quanto la propria pratica corrisponda al modello affermato collettivamente.

Un GAS si forma attorno a tre o quattro cittadini che condividono la critica del modo di produzione e di consumo dominante, rifiutano le ingiunzioni dell’agrochimica, delle industrie agroalimentari, della grande distribuzione e rivendicano il diritto di decidere cosa e come produrre, come e cosa comprare.
Un GAS è la manifestazione di un’intesa locale tra coltivatori esenti da pesticidi, diserbanti, fertilizzanti chimici e consumatori desiderosi d'autenticità del cibo e d’una miglior alimentazione.
La loro alleanza, basata sulla preservazione di un rapporto con la natura, con il territorio, con la terra, apre un mercato locale alla piccola produzione naturale, o biologica, tagliata fuori dalla grande distribuzione.

L’istanza cruciale d’un GAS è costituita dalla fornitura e distribuzione di prodotti contadini locali (frutta, ortaggi, latte, formaggi, miele, pane...), scelti per conoscenze diretta (certificazione partecipata), in uno scambio fondato non sul profitto, ma sul giusto prezzo, in cui coltivatori e consumatori consentono un impegno equivalente.
Sviluppare rapporti economici regolati da conoscenza reciproca, negoziare, in modo trasparente, un’equa retribuzione, condividere risorse, lavoro, tempo nella gestione degli ordini, crea una situazione in cui lo scambio di merce diventa vettore di relazione, avvicinando i soggetti, invece di separali.
La moltiplicazione dei GAS, la loro tendenza naturale a collegarsi in reti funzionali mostra che la creazione d’un mercato territorializzato, alimentato da prodotti eco-compatibili, non è solo un’opzione ecologica, ma anche una prospettiva economica realista.
L’organizzazione d’un mercato locale di questi prodotti, l’eliminazione degli intermediari, il lavoro gratuito dei membri nella gestione della struttura, l’esonero (dopo la legge finanziaria 244 del 2008) delle imposte dirette e indirette sull’attività interna ai GAS (considerata non-commerciale), fanno sì che prodotti locali di ottima qualità trovino uno sbocco commerciale, diventando accessibili (con una modica quota d’iscrizione), anche a consumatori a basso reddito.

Numeri?
La moltiplicazione spontanea dei GAS fa si che è difficile sapere esattamente quanti sono.
Hanno una densità territoriale variabilissima (da 8, in Sardegna e 15, in Sicilia, fino a 195, in Lombardia).
La loro rete nazionale di collegamento ne conta 979 (circa 200.000 persone), ma stima che ce ne sia il doppio, non solo perché molti non si sono ancora presi la briga di segnalarsi, ma anche perché, a volte, il censimento registra solo la coordinazione locale di più GAS contigui (così, per esempio, La retina comprende une ventina di GAS, mentre GasBo raggruppa 5 GAS di quartiere della città).
Quanto al peso economico di questa forma d’economia (benché non sia l’aspetto principale), una ricerca universitaria pubblicata su Agriregionieuropa anno 7 n° 27, Dic 2011, p. 80, stima che ciascuno dei 90 GAS conosciuti di Roma, avrebbe un fatturato annuo di 33.600 €, cioè un flusso globale di 3.000.000 €/anno, derivati dalla grande distribuzione e iniettati nei circuiti di questa «economia orizzontale».
Un altro studio, sulla provincia di Bergamo, stima che, rivolgendosi al sistema alternativo di «piccola distribuzione», i 60 GAS locali danno un contributo all’agricoltura contadina rispettosa dell’ambiente, pari a 5.000.000 €/anno.

Da parte sua, la struttura nazionale di coordinamento dei GAS valuta la spesa famigliare media, in un GAS, a 2000 €/anno e stima che il fatturato dei GAS locali supera, globalmente, i 90.000.000 €/anno.
Qual che sia il valore di questi numeri, resta che, dall’inizio degli anni ’90, si osserva, in Italia, un’esplosione d’iniziative che cercano di ricostituire il rapporto diretto produttore-consumatore ... che secondo il rapporto Agri2000 della Coldiretti, dal 2001 al 2009, il numero d’aziende agricole che fanno vendita diretta è cresciuto del 64% e che, in questa percentuale, i GAS occupano, senza dubbio, un posto importante, dato che il più anziano di loro ha solo vent’anni.
D’altronde, oggi, parecchi trasformatori agro-alimentari e anche fabbricanti manifatturieri (scarpe, abiti...) annoverano dei GAS, locali o distanti, tra i loro clienti più importanti.

Un GAS non è né un "servizio", né il go-between di rapporti diretti compratore-venditore.
Benché certi GAS considerino dimissionari i membri che restano, troppo a lungo, senza passare un minimo
d’ordini e benché, a volte, si organizzino delle campagne di pre-acquisto di questo o quel prodotto, per aiutare un coltivatore in difficoltà, l’adesione a un GAS non specifica nessun obbligo d’acquisto: l’ordine del compratore resta puntuale e concerne solo la settimana prossima.
Il fatto è che, andando ben oltre lo scambio merci-denaro, il contratto informale tra i membri traduce l’adesione agli obbiettivi del gruppo e la volontà di condividerli, impegnandoli, non solo, alle responsabilità legate alle attività d’acquisto e distribuzione, ma anche a prender parte alle molte iniziative che il GAS ispira, organizza e anima, per "socializzare il consumo critico", tanto nell’opinione pubblica, che tra le autorità.

Cercheremo, più oltre, di render conto della gran varietà d’iniziative con cui un GAS presenta alla popolazione i vantaggi d’un mercato locale di prodotti genuini e incita il consumatore a prender coscienza del potere insito nelle sue proprie scelte ... Vedremo anche come i vari GAS si sforzano (e spesso riescono) di esser interlocutori dei poteri comunale, provinciale, regionale e anche nazionale, spingendo (se non costringendo) a tener conto d’un movimento che riesce a far arrivare i propri messaggi alla popolazione.

Come funziona.
Ogni aderente paga le spese legate direttamente all'acquisto dei prodotti (prodotti, trasporti, etc.), senza nessun ricarico da parte del GAS. Le spese generai eventuali possono esser coperte solo dalle quote annuali dei soci che si aggirano, generalmente, attorno a 10-15 €, modulabili in funzione delle necessità.
Nel caso di una cooperativa di GAS, come ad esempio Aequos (vedi sotto), i costi delle prestazioni vengono caricati ai GAS-Clienti, aggiungendosi ai costi vivi della logistica e del servizio eventualmente fornito.
I membri scelgono, collettivamente, fornitori e prodotti, privilegiando la piccola agricoltura contadina, più ricca in lavoro che in capitale, lontana dalle monoculture intensive, dagli additivi, pesticidi e prodotti chimici, rispettosa del ciclo delle stagioni, propizia alla biodiversità ... assicurandosi che i processi di produzione utilizzino tecniche eco-compatibili, rispettino le norme di lavoro e la legislazione fiscale.
I prezzi sono stabiliti in modo trasparente, assieme ai produttori; lo scopo non è spuntare a tutti i costi i prezzi più bassi, ma retribuire equamente prodotti di qualità che i soci del GAS pagheranno meno degli equivalenti, nella grande distribuzione e nei negozi bio.
I prodotti freschi sono ordinati ogni settimana; altri ordini possono aver scadenza bimensile, mensile o, a volte, annuale.
Il GAS stabilisce un calendario annuale che indica le date limite degli ordini.
I membri assumono, a turno, la funzione di referente d’un fornitore, d’un prodotto o d’una famiglia di prodotti di cui si occupano dalla A alla Z: raccolgono gli ordini, in tempo utile per la settimana successiva, li trasmettono al produttore, ricevono i prodotti, ne verificano la conformità, li distribuiscono, incassano le somme corrispondenti e pagano il produttore. La puntualità dei pagamenti e dei prelievi, alle date, ore, luoghi previsti, è tassativamente richiesta.
Va da sé che le attività di condivisione delle responsabilità sono gratuite; anzi, l’impegno collettivo nella gestione degli ordini e nella distribuzione dei prodotti costituisce, senza dubbio, un’occasione privilegiata in cui la solidarietà riesce a prender corpo.

Reti locali.
Benché ne esistano di 172 famiglie, la maggior parte dei GAS contano tra 20 e 30 nuclei famigliari. Lungi dal cercare di aumentare il numero d’aderenti, sono piuttosto propensi alla gemmazione; certuni fissano, perfino, una soglia massima, dato che una logistica più leggera e un’organizzazione più semplice facilitano la conoscenza diretta produttore-consumatore e sono propizie alle relazioni tra membri.
Spesso, i GAS d’uno stesso territorio danno vita a una rete locale, più o meno vasta, per consolidare il proprio funzionamento, per aprire le proprie scelte merceologiche a prodotti d’altre regioni, per trattare con trasformatori agro-alimentari nazionali e stranieri o con fabbricanti di prodotti domestici (detersivi, detergenti, cosmetici, saponi, shampoo, dentifrici) ... Delle coalizioni, più o meno stabili, tra più GAS possono aumentare il potere di negoziato, come ad esempio nel caso dell’acquisto collettivo di carta LUCART, o per affrontare filiere di produzione complesse d'altri settori dell'economia, come manifatture bio-ecologiche di scarpe e vestiti, di calze, di biancheria che, spesso, annoverano i GAS tra i loro clienti principali. Da parte sua, la Rete Nazionale dell'Economia Solidale tratta l’acquisto collettivo di servizi, in filiere complesse, dove occorrono grandi competenze e un numero di clienti molto importante: Telefonia, internet: Cooperativa sociale Livecom; Copertura rischi automobile: Assicurazione auto; Gestione conti correnti: Banca etica per i GAS.
La Rete Nazionale e diverse reti locali dei GAS, sono attive in seno all’Associazione Co-Energia che, in diverse province, promuove e coordina la fornitura a molti abitanti d’energia rinnovabile d’origine idroelettrica, fotovoltaica, cogenerazione a metano.

Va da sé che prodotti e fornitori devono pur sempre soddisfare i criteri della carta dei GAS: cultura o fabbricazione a impatto ecologico debole, priorità alla produzione bio e alla qualità dei prodotti, sostegno all'agricoltura contadina, catena di distribuzione più corta possibile, costi e prezzi trasparenti, relazione diretta, dialogo, rispetto del lavoro e del lavoratore, rispetto degli obblighi fiscali.
Ogni GAS o rete locale di GAS compie visite dirette ai propri fornitori, verificando la loro conformità con i principi del movimento; i resoconti delle visite son pubblicati sui siti internet, in modo che qualsiasi GAS possa valutare l’affidabilità anche di fornitori distanti e possa verificare la correttezza di ogni nuova proposta di fornitura.

Il sito Aequos, prima e, per ora, unica cooperativa di GAS, permette d’apprezzare le potenzialità di questo sistema «d’economia orizzontale», volta verso il territorio e di capire l’importanza dell’impegno richiesto.
La cooperativa, costituita dai membri di 33 GAS delle province contigue di Varese, Como, Novara, Milano, Monza e da più di 30 produttori di tutt’Italia, fornisce più di 1000 famiglie, in un raggio di 50 km. dalla capitale regionale, con una «potenza di fuoco» importante.
Nel 2013 ha comprato 8 tonnellate di frutta e legumi bio/settimana (cioè 410 tonnellate), per un valore totale di 750.000 € (IVA compresa), in cui la frutta-ortaggi-verdura rappresenta 84 % in peso e 73% in valore.
Nei primi mesi del 2014, gli acquisti son saliti a 10 tonnellate/settimana. Il catalogo comprende 60 categorie di prodotti, 250 varietà diverse, tra cui molte sono rifiutate dalla distribuzione convenzionale).
Le merci sono distribuite, nei 33 GAS, da 600 volontari che, ogni settimana, gestiscono, a turno, i processi amministrativi, programmano le quantità, stabiliscono i prezzi con i produttori, fanno gli ordini, li ricevono, controllano la qualità, procedono alla distribuzione, ai pagamenti, sviluppano i software, gestiscono le manifestazioni e gli avvenimenti esterni ...

Secondo Aequos, grazie al lavoro dei volontari (cioè dei compratori che si mobilitano a turno), la cooperativa riesce a versare al produttore 85% del prezzo di vendita, pur facendo risparmiare alle famiglie 40-50 %, in confronto ai prezzi dei negozi bio.
Salta all’occhio che l’investimento necessario per il funzionamento d’un GAS oltrepassa di molto l’incontro tra bisogno economico del produttore e ricerca di qualità del consumatore; lungi dal venir estinta dallo scambio di denaro, la relazione creatasi va ben aldilà del vantaggio del prezzo e della qualità.

Oltre allo scambio merce-denaro: una presenza politica.
L’impegno dei membri, a misura dei valori condivisi e degli obiettivi comuni, traduce l’intuizione POLITICA che diverse modalità del vivere assieme restano possibili, che solo un’economia localizzata può permettere la rinascita del tessuto socio-economico del territorio, diventando il motore d’un vero rinnovo democratico.
Orientando le relazioni economiche verso gli attori del territorio, cercando di dar vita a scambi ricchi di senso, volti al benessere degli abitanti e alla protezione dell’ambiente, i GAS materializzano la critica d'un sistema di sfruttamento senza limiti delle risorse e militano per un’economia attenta all’individuo, per un’etica del consumo equo, responsabile, sostenibile.
L’alleanza produttore/consumatore che fa partecipare gli individui all’impresa comune, è il crogiolo, la sorgente stessa della solidarietà; l’energia liberata in quel corto-circuito va al di là del GAS, alimentando una serie d’iniziative convergenti, locali o nazionali, animate e promosse dai GAS che vi affermano la loro determinazione a partecipare concretamente alle scelte che interessano il territorio.
Alcune delle innumerevoli iniziative che nascono spontaneamente, dalla base, potranno dare un’idea dell’ampiezza delle problematiche su cui i GAS considerano pertinente e legittimo intervenire.
Così, diverse reti territoriali dei GAS (ad esempio, quelle della Regione Puglia, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, o della Provincia di Trento) partecipano attivamente alla redazione delle leggi regionali sull’Economia Solidale e sui GAS.
Allo stesso modo, i GAS e le loro reti territoriali discutono con le autorità municipali o/e regionali, a proposito del ricupero di terre abbandonate, da affidare a giovani coltivatori bio o eco-compatibili, a proposito della creazione di mercati contadini (certe reti territoriali di GAS animano, assieme ai loro fornitori, più d’un mercato settimanale), sull’allestimento di laboratori artigianali di trasformazione di prodotti agricoli, sulla concessione di terreni comunali a coloro (cooperative, associazioni, cittadini) che vogliono farne degli "orti urbani".
Spesso, i GAS collaborano con gruppi di genitori, per costituire degli osservatori delle mense scolastiche, animano associazioni per evitare che le norme dell’industria alimentare impediscano ai piccoli coltivatori di trasformare i loro prodotti, partecipano a cooperative di raccolta del risparmio, allo scopo di comprare terra per nuovi coltivatori, a reti locali di co-housing, a strutture di gestione di monete locali, a gruppi di difesa del territorio ...

Oltre allo scambio di merci: far conoscere, far riflettere.
I GAS si adoperano sempre per portare a conoscenza degli abitanti del territorio le loro iniziative e le loro azioni, mettendo molta energia perché restino ben visibili sulla scena sociale.
Compratori e produttori organizzano e animano assieme molti avvenimenti (mercati, fiere, feste, banchetti, festival, incontri, conferenze, dibattiti, tavole rotonde, seminari, spettacoli, escursioni presso questo o quel produttore con degustazione dei prodotti ...), in modo da dispiegare il loro messaggio, oltre la cerchia dei simpatizzanti, fornendo a tutti i cittadini gli strumenti necessari per operare scelte responsabili.
Si tratta, spesso, di manifestazioni locali, come "Tutta un’altra città", ma anche di livello nazionale, come "Fa' la cosa giusta!", salone nazionale itinerante del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che attraversa l’Italia, passando da una rete territoriale di GAS, all’altra.
Rivolte a tutta la popolazione, queste iniziative mettono in piena luce il lavoro dei produttori contadini e i vantaggi della «piccola distribuzione solidale», ma permettono anche d’illustrare la cementificazione e la mercificazione del suolo, l’accumulo dei rifiuti, la contaminazione dell'acqua, la frammentazione dei biotopi ... di riflettere sui rapporti tra distruzione del paesaggio, impoverimento degli ecosistemi e forme dominanti dell’organizzazione economica.
Si tratta di occasioni per capire a che punto grandi imprese private (spesso multinazionali) condizionano i consumi di ciascuno, scoprire i contenuti politici d’ogni atto d’acquisto, riconsiderare la strutture della propria spesa, constatare la possibilità di modelli diversi, virtuosi e responsabili, facendo un primo passo verso una cittadinanza attiva, sostenibile, preoccupata del “bene comune” e del divenire del territorio.
Diversamente dalle altre forme di distribuzione di prodotti naturali o biologici (vendita diretta in fattoria, su internet, mercati contadini...), i GAS rivendicano d’intervenire in tutti i campi dell’organizzazione della società locale, offrendo, sempre, alla popolazione degli «spazi complessi d’autoformazione critica».
La «spontaneità organizzata» dei GAS costituisce un laboratorio collettivo che sperimenta, a partire dalla base, l’attuabilità d‘un modello economico di valorizzazione delle risorse del territorio e di scambio di beni e servizi, basato sulla sostenibilità delle produzioni, sulla cooperazione, l’equità, la responsabilità.

Fonti consultate (nell’ordine delle citazioni)
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Acquisto collettivo carta Lucart:
http://www.lucartgroup.com
http://www.papest.fr/fiches_papets/lucart.htm
http://www.gastm.org
http://www.greenpeace.it/deforestazionezero/foreste-a-rotoli/pdf/GP-TISSUE.pdf
http://www.gasroma.org
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