Cina senza grano, guai per l’Italia



di Maria Ferdinanda Piva.


Il grano maturato in Cina è poco e quel poco risulta in buona parte inadatto al consumo umano. Il paese sarà costretto a importarlo da altri fornitori, di fatto prendendo il posto di paesi come Egitto e Italia, secondo e terzo importatori mondiali. Inevitabile l’aumento dei prezzi di pasta e pane. Naturalmente la notizia non suscita al momento molte attenzioni ...

I contadini cinesi sono nei guai. E a seguire saranno nei guai l’Egitto e l’Italia. La disgrazia comune è la pesante défaillance del raccolto cinese 2013 di grano. Ne è maturato poco e quel poco risulta in buona parte inadatto al consumo umano.

Questo porterà probabilmente la Cina, finora grossomodo autosufficiente, a diventare il primo importatore mondiale di grano. Entrerà così in competizione per l’acquisto del grano con l’Egitto, che finora è stato il primo importatore, e anche con l’Italia, che (sì!) è ora il secondo importatore mondiale di grano; in seguito a questa competizione i prezzi del grano prevedibilmente aumenteranno.

Oggi l’agenzia Reuters, la prestigiosa ed attendibile Reuters, produce dati di prima mano e analisi sul disastro del grano cinese che smentiscono le ottimistiche stime pubblicate in questi giorni dalla Fao sui raccolti 2013 di cereali in generale e su quelli di grano cinese in particolare.

Il grano cinese ha sofferto per il cattivo tempo. Ricordate: si scrive global warming; si legge caos climatico e significa prezzo e disponibilità del cibo.
A quanto risulta all’agenzia Reuters, le province settentrionali della Cina – quelle in cui si concentra il grosso della produzione nazionale di grano – hanno subito dapprima gelate primaverili e poi piogge troppo abbondanti.

Le rese sono ridotte (su questo Reuters non offre dati complessivi) e soprattutto il 16% di quel poco che si è raccolto è inadatto al consumo umano. Secondo dati forniti da analisti alla Reuters, la Cina potrebbe aver bisogno di importare quest’anno oltre 10 milioni di tonnellate di grano, scatenando una sorta di battaglia per l’acquisto sui mercati internazionali.

Fin qui la Reuters, che non parla di prevedibili guai per l’Italia. Ma consultando il database della statistiche Fao si può costruire la tabella dei maggiori importatori planetari di grano, tra i quali si notano Brasile, Indonesia eccetera che spendono più dell’Italia ma solo perchè importano grano più pregiato. Ma, ripeto, notate la quantità nelle tabelle originali: http://comune-info.net/2013/07/il-raccolto-cinese-di-grano-ko-guai-per-litalia/.

Starete mica pensando che per tamponare la situazione si può far ricorso alle riserve mondiale di grano? Non è il caso di farci grande affidamento. L’anno scorso, sempre a causa delle bizzarrie climatiche, la produzione mondiale di grano è stata inferiore al consumo.

Sempre a proposito di grano, la tuttora perdurante instabilità politica dell’Egitto è cominciata nel 2011, in corrispondenza ad un aumento del prezzo del grano: l’alimentazione egiziana è a base di pane, il Paese acquista quasi tutto il grano sui mercati internazionali, gli egiziani sono molto poveri e un rincaro significa fame.

L’Italia, non c’è bisogno che ve la descriva: ciascuno di noi sa in quali acque naviga. Non è (ancora) un Paese povero in senso stretto, ma è piena di gente che non arriva a fine mese e che mangia grazie alla Caritas.

E adesso, su questo sfondo, provate ad immaginare un rincaro di pane e pasta, i tradizionali cibi nutrienti low cost.

Fonte: http://www.blogeko.it/

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