di Oscar Pastrone.
Un capiente e moderno autotreno che, in una strada popolata e piena di attività, ha preso velocità e contemporaneamente perso l'utilizzo dei freni. Ondeggia, sbanda, travolge e dissemina il suo carico, insensibile per la sua inerzia a qualunque tentativo di fermarlo.
Questa è l'immagine che mi evoca l'assistere alle ricorrenti notizie che rimbalzano dalla Campania sommersa dai rifiuti.Una miscela irrazionale e caotica tra i cumuli di immondizia, i blocchi stradali, gli stessi politici ed amministratori concausa per dolo o incompetenza, affanati a proporre soluzioni.... un caos appunto, irrazionale tranne che nel forte richiamo emotivo e nella spontanea domanda di rassicurazione: "Ma dove andremo a finire?".
Proprio nella metafora del camion ho trovato la conferma che in fondo, ciò che sta succedendo a Napoli sia solo l'esasperazione, l'estremizzazione, la polarizzazione di problemi che invece investono tutte le comunità, tutte le società, nessuna esclusa.
Questo tir impazzito e incontrollabile altro non è, non potrebbe essere, che il complesso sistema della produzione e dei consumi.
L'effetto della sua corsa senza freni è il prezzo, si dice, che una società “ricca”, consumatrice onnivora di risorse, energie, cose, deve pagare per soddisfare dei bisogni (o presunti tali) per il suo 'benessere'.
Un prezzo a mano a mano sempre più alto, che degenera in danni irreversibili per la salute dell'uomo e dell'ambiente; in paure incontrollabili, in conflitti tra comunità, in penurie e nuove povertà, fino a smontare definitivamente la possibilità che questo modo dissennato e sprecone di vivere si possa chiamare “ricchezza”, “sviluppo”.
I G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solidale) sono nati sulla scorta di questi scenari, tanto apparentemente sofisticati quanto banali nelle loro applicazioni quotidiane.
Convinti che alle responsabilità delle politiche, delle amministrazioni, dei sistemi (ai quali ci si deve indirizzare per rivendicare le giuste istanze) vadano aggiunte altre responsabilità: quelle degli individui. Gli stili di vita, i valori, le pratiche virtuose non si impongono per decreto: si apprendono, si affermano nella prassi attraverso la consapevolezza, la presa di coscienza, la maturazione critica.
Altrettanto convinti che abbiamo tra le mani un'arma potentissima, con una devastante capacità di impatto, più efficace dello stesso voto, per opporsi: il nostro portafoglio.
Basta indirizzare la nostra spesa, e possiamo farlo, nella direzione che ci richiama il bisogno di un mondo più giusto, più pulito.
Abbiamo un sistema di trasporti delle merci perverso e inquinante?
Bene, allora noi compriamo vicino; il più possibile (e dove possibile) stimoliamo la nascita di produttori locali e quando non possiamo fare altro, aumentiamo la quantità e riduciamo il numero degli acquisti.
Il modello di gestione dei rifiuti sta diventando insostenibile?
Bene, allora noi scegliamo approvvigionamenti che riducono od annullano gli imballaggi e che possono essere riutilizzati o riciclati.
Il mercato è condizionato da corporazioni e multinazionali che ne determinano regole e prezzi?
Bene, allora noi acquistiamo da piccoli produttori o cooperative, da soggetti che investiranno i loro utili nel loro lavoro piuttosto che in aziende che devolvono i profitti in dividendi per gli azionisti.
La globalizzazione ha come effetto la ricerca di mano d'opera a basso costo?
Bene, allora noi scegliamo e controlliamo affinché chi ci fornisce il prodotto rispetti i diritti umani e sindacali.
Il sistema produttivo è aggressivo nei confronti dell'ambiente?
Bene, allora noi scegliamo di acquistare solo beni prodotti nel rispetto dell'ambiente (sia nell'utilizzo delle materie prime che nei processi produttivi).
Il modello di distribuzione gonfia i prezzi attraverso filiere lunghissime e contemporaneamente strozza i produttori?
Bene, allora noi andiamo direttamente dai produttori, annulliamo la filiera, stabiliamo un patto con loro di mutuo sostegno, di trasparenza dei prezzi.
I beni che si acquistano sono sempre più omologati e standardizzati (compresi i gusti)?
Bene, allora noi privilegiamo le specificità (ciò che nasce e cresce nel nostro territorio) e le diversità (ciò che offre la terra nei suoi ritmi naturali), i lavori artigianali, le imperfezioni dell'unico.
Il consumismo ti offre una quantità enorme di cose ma ti prosciuga il portafoglio?
Bene, allora noi ridefiniamo i nostri bisogni e recuperiamo il senso della solidarietà, dello scambio, della condivisione, di fare assieme .... e “consumiamo” di meno.
Questo non è il manifesto delle buone intenzioni ma un progetto avviato, una esperienza in corso, in tutta Italia ed anche nel nostro territorio: ad Asti (ilgasti), a Cortandone (DeGas), a Canelli.
Decine e decine di famiglie nella nostra provincia sono coinvolte in questo percorso che, partendo da semplici comportamenti individuali e di gruppo, è ormai in grado di dimostrare che “il cambiamento” è possibile da subito, anzi è in corso e, soprattutto, che è contagioso: fa nascere nuove idee, passioni, attività, anche lavoro .... speranze e fiducia.
Un percorso che vogliamo far conoscere e diffondere, che consideriamo decisivo venga ripreso da altri, perché in tanti sarà più possibile stimolare il nostro territorio, elaborare dei progetti, promuovere opportunità (di produzione e di consumo).
G.A.S.: Solidale per tutti i motivi di cui sopra, di acquisto perché è il luogo, volenti o nolenti, in cui si realizza 'la sopravvivenza', infine Gruppo perché è dal numero, dall'idea di comunità, dalla solidarietà reciproca, dal mutuo sostegno che si può toccare con mano quanto..."un altro mondo sia possibile".
Per saperne di più e per contatti:
http://www.ilgasti.it
http://www.retegas.org