L’Orto Sinergico è un metodo elaborato dall’agricoltrice spagnola Emilia Hazelip, attiva soprattuto nel Centro ”Las Encantadas”, sui monti Pirenei, in Francia. L’ idea di creare un orto sinergico si ricollega al filone della Permacoltura (coltura permanente, eterna, equilibrata ed inesauribile, non consumistica) ed alle ricerche relativamente recenti sull’ impoverimento del suolo a causa dell’ abuso-uso agricolo meccanico-chimico da parte dell’ uomo (per esempio quelle dell’ agronomo giapponese Masanobu Fukuoka) ...
Gli attuali metodi di coltivazione isolano le piante artificialmente in zone monoqualitative ed in filari massimizzati sul terreno, e le incoraggiano artificialmente nello sviluppo, scavando e modificando il terreno naturale, usando fertilizzanti sulle piante desiderate, usando diserbanti sulle piante ritenute dannose, usando pesticidi contro più piccole forme di vita animale ritenute potenzialmente dannose per le piante desiderate; il risultato è quello di avere nei supermercati frutta e verdure visivamente perfette, ma inconsistenti dal punto di vista del gusto (con minori quantità di elementi nutritivi utili contenuti), oltre che parzialmente tossiche per la salute umana (veleni occasionalmente non rilevati, non ancora proibiti, o tollerati in basse dosi dalla legge).
Aggiornati studi microbiologici evidenziano il fatto che le piante crescendo e vivendo sul suolo creano spontaneamente un suolo più fertile di prima, grazie a residui organici ed attività chimica.
La terra, oltre che dalle piante, e’ resa fertile anche da vari microrganismi, batteri, lombrichi, funghi.
La Hazelip ha strutturato un metodo di coltivazione che promuove meccanismi di autofertilità del terreno, senza bisogno di arare oppure di concimare, ne di separare le piante (pur facendo attenzione a collegarle in modo compatibile e collaborativo tra loro).
Esistono chimiche inimmaginabili nella natura.. alcune piante emettono tossine persino verso esemplari della loro stessa specie, una volta sviluppatesi in un dato territorio … altre piante emettono sostanze preziosissime solo per altre specifiche varieta’ o specie.
A differenza delle usuali coltivazioni agricole industriali, in un orto sinergico le piante perenni convivono con le piante stagionali, e la stessa verdura e’ presente contemporaneamente a diversi stadi (persino decomposta a nutrire uno stesso esemplare in fiore).
La copertura dell’orto sinergico e’ una copertura organica permanente, messa per promuovere meccanismi naturali di autofertilizzazione ed autoaerazione.
Gli organismi presenti in un suolo spontaneamente nell’ orto sinergico non sono visti come un pericolo, ma come un pregio da coltivare nel modo migliore a supporto del massimo sviluppo agricolo (sinergia).
Solitamente in questo tipo di orti l’ irrigazione viene applicata con la tecnica ”a goccia” (tubi forati sotto la pacciamatura, interrati, o meglio ancora poggiati, sul terreno delle piante), senza sprecare quantità d’ acqua nell’ aria o sulle foglie, oltre che senza rischiare di slavare sostanze nutritive utili dal corpo della pianta o dal terreno… in questo modo si risparmia molta acqua.
Con questa tecnica ”a goccia” si risolvono i soliti problemi derivanti dalla bagnatura della parte aerea delle piante (le foglie bagnate, soprattutto con il caldo, perdono sali a causa dell’ evaporazione dell’ acqua che da esse assorbe automaticamente delle sostanze preziose per il processo micro-idraulico chiamato osmosi) e si riduce lo choc termico (il rapido passaggio dal caldo intenso, specie se la pianta viene scaldata direttamente dai raggi del sole, al freddo dell’ acqua d’innaffiamento, specie se poggiata sulle foglie, può far morire qualche esemplare e stressarne altri, come per le congestioni estive dei bagnanti).
Si dispone direttamente sul terreno da coltivare un tubo di 16 mm di diametro, lungo la zona da irrigare, a formare un anello che la circonda (se molto estesa creare una spirare destrogira) e si praticano dei fori con un punteruolo ogni 15cm. , poi si ricopre con una pacciamatura (foglie secche e rametti naturali che mantengono al suolo l’ umidità d’ estate ed il calore d’ inverno).
La natura lasciata a sé stessa e’ in grado di produrre frutti abbondanti senza diminuire la fertilità della terra … soltanto quando l’ uomo comincia a coltivare si verifica la diminuzione progressiva della fertilità, che poi rende necessaria la fertilizzazione esterna artificiale (tradizionale o chimica).
Nell’ orto sinergico quindi non si zappa nè si ara il terreno, e non si concima con concimi organici ne’ (ovviamente) chimici.
Evitando lavorazioni artificiali e seminando una gran varietà di piante la fertilità del terreno aumenta anno dopo anno.
Quando ariamo la terra provochiamo sempre un ingresso nel sottosuolo (ricco di Humus e forme vitali anaerobiche utili) di una grande quantità di ossigeno che ”brucia” subito la stragrande maggioranza dei microorganismi che popolavano il terreno.
Alan Smith, un microbiologo australiano, ha dimostrato come arare la terra danneggi i cicli nutritivi del suolo.
E’ importante dividere nettamente la zona dove si passa per lavorare da quella dove invece crescono le piante coltivate sinergicamente … in questo modo si evita di compattare il suolo calpestandolo.
Nella zona coltivata si mantiene la terra sempre ricoperta da uno spesso strato di pacciamatura (meglio un misto di materiale di recupero o di riciclo: paglia, rametti, carta non tossica, foglie morte) che ha la stessa funzione delle foglie morte sul suolo di un bosco.
La pacciamatura trattiene una basilare umidità del suolo, combatte la crescita delle erbe spontanee causando ombra sul terreno, protegge la fertilità del suolo dal dilavamento della pioggia, evita l’ effetto di compattamento del suolo quando piove violentemente (pioggia battente).
I materiali usati per i bordi dei campi sono naturali (legno, muretti a secco, senza calce e cemento) o addirittura siepi di piante… allo stesso modo si usano salici o ginestre al posto dei laccetti (inquinanti) in plastica e metallo.
I principi dell’agricoltura sinergica sono:
- non arare nè zappare
- non compattare il suolo
- non concimare
- piantare e seminare insieme almeno tre specie diverse di piante.
Il sistema di coltivazione della Hazelip e’ chiamato ”agricoltura sinergica” perchè prende in considerazione i vantaggi della sinergia tra diverse piante (sinergia = energie collaboranti concettualmente unibili in una sola energia per un unico scopo collettivo … le piante si aiutano a vicenda come in una simbiosi allargata e varia).
Per avere la sinergia ottimale di solito si seminano insieme:
1) almeno una leguminosa (legumi), come i ceci, le lenticchie, i fagioli, i piselli.
Le leguminose, tramite un batterio che cresce nelle loro radici, hanno la capacità di fissare l’azoto atmosferico nel suolo (principale nutrimento di tutte le piante).
2) almeno una liliacea (intorno agli altri due tipi di piante), come l’aglio, la cipolla, il porro, lo scalogno (piccola cipolla rossa allungata, detta anche ”cipolla romana”).
Le liliacee tengono lontani i batteri per le loro caratteristiche chimico-biologiche.
3) almeno una verdura comune al centro della zona seminata, mantenendo una giusta distanza minima tra le piante (perchè non si ”soffochino” reciprocamente).
Sarebbe meglio coltivare anche dei fiori nella stessa zona seminata: la Calendula ha una potente attività antibatterica, il Piretro ed il Nasturzio tengono invece lontane le formiche.
Le Erbe Spontanee (classicamente chiamate ”erbacce”) possono aiutare a trattenere umidità nel suolo (con le loro radici) e sono da rimuovere (a mano e generalmente senza sradicare completamente) e sfoltire solo nel caso che soffochino il nostro seminato germogliante o adombrino le nostre piante coltivate e i loro fiori-frutti.
Naturalmente alcune erbe spontanee non sono aggressive-infestanti, oppure sono medicinali, oppure commestibili, in questi casi ovviamente non vanno assolutamente danneggiate (al massimo sfoltite in modo mirato ed utilizzate).
Probabilmente se un certo tipo di erba spontanea nasce accanto ad alcune nostre piante coltivate e non accanto ad altre, allora quella pianta sarà in armonia con le altre da noi seminate, e difficilmente vi saranno tossine naturali di competizione reciproca.
I prodotti dell’ orto sinergico sono proporzionali alla bontà del suolo iniziale, ma eccellono in qualità ed intensità di sapori, inoltre aumentano esponenzialmente (seppur lentamente, negli anni) anche in quantità del raccolto.
E’ possibile creare qualcosa di simile a delle fioriere (fondamentale su terreni particolarmente rocciosi).. saranno costruite in legno e non avranno base (niente fondo, collegate al terreno sottostante) … prima si arerà o vangherà il terreno, poi si creerano le ”fioriere” alte circa trenta centimetri e larghe circa un metro e sessanta centimetri (esistono delle ”proporzioni auree” in matematica geometrica e numerologica, ma non so se sono state ancora applicate anche alle proporzioni di costruzione di tali ”fioriere”) … le ”fioriere” verranno subito ricoperte di paglia o compostaggio (dopo la semina) per i motivi detti prima.
La paglia in particolare, decomponendosi, produce miceli (filamenti vegetali, agglomerati filiformi di funghi) che proteggono le piante coltivate da vari aggressori microbiologici.
La cellulosa contenuta nella paglia, poi, costituisce un alimento o un apporto di carbonio per i microrganismi terrestri compatibili con la crescita delle piante e favorisce lo sviluppo di batteri benefici.
Per una coltivazione sinergica possiamo usare paglia di grano o di tutti gli altri cereali.
Se utilizzassimo paglia pressata, questa andrebbe aerata bene prima dell’uso, per evitare un eccessivo isolamento termico del terreno.
Per la pacciamatura protettiva (strato biodegradabile di protezione del suolo), oltre alla paglia, possiamo utilizzare anche:
1. FOGLIE SECCHE: escludendo le foglie di eucalipto, che possono inibire lo sviluppo dei microrganismi, si possono usare tutte le foglie.
2. FOGLIE di rovere, castagno, quercia, noce, si possono utilizzare anche come pacciamatura, ma anch’ esse insieme a foglie di altri alberi.
Solo gli aghi di pino e di altre conifere sono in generale da evitare, salvo eccezioni (sempre mescolati con altri materiali e solo se non si dispone di altro materiale) come nella pacciamatura della fragola o in terreni con un pH molto basico.
3. CANNE: si utilizzano spezzettandole.
Anche diverse piante acquatiche come l’Enea e tutte le Typhaceae vanno bene.
Si raccolgono una o due volte l’anno quando sono verdi o quando sono già adulte e (solo se) secche.
4. CARTA: meglio se lasciata all’aperto (meglio se mista ad altri materiali) per un certo periodo prima della frammentazione e posa in opera finale, e meglio se di pura cellulosa, senza additivi chimici o coloranti.
In Europa solitamente possiamo anche utilizzare la carta dei quotidiani tagliata in strisce (utilizzando le tagliadocumenti da ufficio: macchine per la distruzione di documenti che tagliano la carta in piccolissime striscie), dal momento che l’inchiostro dei giornali dei paesi OCCIDENTALI NON contiene piombo.
Però bisogna evitare carte colorate o brillanti come quelle delle riviste, perchè contengono metalli pesanti e sono tossiche per l’ uomo.
5. SEGATURA: in estate viene regalata dalle industrie della lavorazione del legno, ma bisogna fare attenzione che non provenga da legname trattato o incollato.
Se vogliamo spendere in sicurezza, anche il pellet (combustibile recente per stufe ottimizzate a doppia combustione), essendo costituito da legname pressato garantito come NON TRATTATO, dovrebbe essere un buon pacciamante, ma va prima triturato e lasciato all’ aperto a riprendere la sua forma naturale.
Per evitare che le piante soffrano di carenza d’azoto, e’ bene distribuire la segatura fresca stesa anche dove si cammina, sui percorsi lasciati liberi per il passaggio dei coltivatori (o dei visitatori dell’ orto sinergico), in modo che subisca una prima decomposizione, evitando di depauperare il terreno dall’ azoto, e dopo un anno, a segatura scura, la si potrà aggiungere alla pacciamatura dell’aiuola.
6. ALTRI MATERIALI COMPATIBILI: per esempio piccoli rami raccolti nei boschi o piccoli scarti del legname, (sterpaglie di bosco, di siepi, di piante potate) scarti di produzione della viticoltura triturati, ed in certi casi anche residui di noccioli di ulivo dei frantoi, comuni cartoni, nonostante siano trattati con vari tipi di colla, e persino piume e lana di pecora.
Mischiare i materiali garantisce sempre di non eccedere negli eventuali errori di posa in opera!
Qualsiasi sia la pacciamatura, e’ bene porla anche come copertura anche ai bordi delle ”fioriere”, tra le stesse ed il ”passaggio di lavoro-visitatori”, in modo che il calore e l’ umidità vengano trattenuti nel terreno anche ai bordi delle diverse zone agricole sinergiche.
Per quanto riguarda l’ irrigazione a goccia troveremo in commercio diversi tipi di tubi con gocciolatoi molto complicati che, oltre a costare tanto, a lungo termine subiscono l'ostruzione degli ugelli per i depositi di calcare o le impurità contenute nell’acqua.
Pur essendo di buona qualità tali attrezzature sono infatti studiate e realizzate essenzialmente per l’agricoltura chimica ciclica, dove ogni volta che si cambia coltivazione, tubi e gocciolatori vengono rimossi e puliti con acidi.
Per una permacultura (permanente) sinergica (armoniosa) sono più utili i tubi in polietilene, a bassa pressione e non forati: sono molto più economici oltre che più adatti.
Per dare acqua alle ”fioriere senza fondo” sinergiche e’ consigliabile utilizzare tubi da 12mm ai 16mm di diametro che, una volta forati, vanno fatti correre a 10cm dai bordi alti delle aiuole, e fissati al terreno con forcine di metallo.
I fori, alla distanza di 20-30cm tra loro, possono essere praticati con un sottile chiodo arroventato o un trapano con punta 1.5-2mm, vanno rivolti verso il basso e posti sotto la pacciamatura (con due prese d’acqua in ognuno degli estremi dell’aiuola o, se le dimensioni della superficie da irrigare e la pressione dell’acqua lo consentono, vanno posti a circuito chiuso).
Per ogni giuntura-attacco idrico porremo una valvola per il controllo del flusso dell’acqua dal tubo principale di diametro maggiore, che farà da portante per tutti i tubi forati più piccoli posti sopra alle aiuole.
Una volta installati, i tubi per l’irrigazione a goccia resteranno in loco permanentemente, ed in caso di otturazioni basterà semplicemente rifare altri fori. Se il campo e’ in discesa sarà bene stabilire sezioni di irrigazione, magari consultare anche un esperto in idraulica per evitare problemi futuri.
Sarebbe meglio non usare acqua corrente in modo da poter annaffiare a temperatura ambiente (anche se l’ acqua corrente dinamizzata potrebbe essere utile ad energizzare le forme di vita vegetali).
I sistemi di annaffiamento tradizionale (con l’ annaffiatoio per zone tipo ”aiuole rialzate” o col tubo per zone più grandi) sono meno efficaci del sistema ”a goccia” perchè accelerano la decomposizione della pacciamatura, oltre che dilavare sostanze nutritive dalle foglie e a volte anche dal terreno, sprecando poi molta acqua inutilmente.
Ricordiamoci di porre la pacciamatura dopo la semina, oppure di affrettare la semina subito dopo la pacciamatura.
Il periodo migliore per semine e trapianti e’ indubbiamente la primavera, ma anche l’autunno può andare bene.
Bisogna saper osservare ed interagire con i ritmi della natura per collaborare con essa… badiamo al clima anche nella semina, e chiediamo consiglio ai contadini vicini che conoscono le specifiche cronotopiche del luogo (quali periodi e quali piante sono migliori … per quale zona di terra, più o meno ricca chimicamente o più o meno riparata dal sole, o dal vento, anche se nel nostro caso la pacciamatura e la coltivazione sinergica ci avvantaggia molto e rendono la geomorfia dei luoghi quasi equivalente).
Il terreno ha bisogno primariamente di radici per stare bene, quindi se il nostro orto e’ pronto, non esitiamo a seminare o trapiantare, anche se il periodo non sembra ottimale, oppure volendo possiamo utilizzare le Piante Pioniere come la Senape Bianca, le piante da foraggio, le coste, le cicorie ecc. ecc., che si adattano più di altre a suoli poveri e permettono di migliorarli con la semplice e sola loro presenza.
Il manto artificiale-naturale della pacciamatura tende ad imitare la natura, invece di modificarla: il terreno sano in natura e’ sempre coperto.. un manto verde per la prateria, una copertura di foglie nel bosco .. solo nelle zone percorse da molti animali o dall’ uomo la terra naturale diventa nuda (spoglia a causa del calpestio).
La nostra pacciamatura incoraggia, tra gli altri organismi utili, i lombrichi, che, resi più attivi dalla nostra protezione, aiutano il terreno ad arieggiarsi in modo sostenibile (senza bruciare tutte le forme di vita anaerobe come con l’ aratura) e ad arricchirsi grazie ai loro escrementi, prezioso nutrimento chimico-minerale per le piante.
Lo spessore ottimale della pacciamatura potrà essere ancora migliore se adeguato dinamicamente ad ogni stagione (in inverno di spessore maggiore) ad ogni momento produttivo dei vegetali presenti (prima di seminare o trapiantare piantine in primavera, si apriranno dei piccoli varchi nella pacciamatura, per permettere al terreno di assorbire raggi solari e scaldarsi prima di ricevere i semi, poi la pacciamatura sarà mantenuta rada ed arieggiata finché le piantine non si saranno sviluppate abbastanza, per poi intensificare di nuovo la pacciamatura in estate se il sole sarà troppo intenso ed il terreno caldissimo) ed al tipo di vegetali (ad esempio porri e carciofi richiedono una copertura maggiore di quella richiesta per le varietà di insalata).
Alla posa in opera iniziale della pacciamatura e’ consigliabile innaffiare subito, per favorire la sua aderenza al terreno.
Come detto prima alcune erbe infestanti durante la crescita potranno essere rimosse o sfoltite (deradicate dolcemente solo se incompatibili con una specifica verdura) e nel raccogliere i vegetali coltivati si eviterà l’ eradicazione (o si praticherà l’ eradicazione delicata nel caso di tuberi commestibili).
Per combattere l’ esplosione demografica di alcuni parassiti indichiamo suggerimenti erboristici (ma nell’ orto sinergico ben tenuto non e’ assolutamente necessario):
- Macerato d’ Ortica (eventualmente anche con equiseto) per combattere le infestazioni di afidi o di ragnetto rosso su: fagioli, piselli, fragole ecc.
- preparati a base di Quassio che agiscono per ingestione determinando nei parassiti un breve periodo di inappetenza e la successiva morte in 2-3 giorni.
Agiscono contro la cavolaia e tutti i bruchi in genere, mentre sono totalmente innocui per gli insetti predatori, gli animali a sangue caldo, l’uomo.
- alternando Propoli in soluzione ammoniacale con propoli in Soluzione Idroalcoolica si evitera’ il proliferare di: cocciniglie, afidi, tignole, carpocapsa, minatori fogliari, ragnetto rosso, vari altri parassiti animali prevenendo malattie fungine come ruggine, ticchiolatura, monilia, oidio.
La somministrazione in questo caso va effettuata dopo la cascola naturale dei frutticini (ancora verdi) degli alberi, che si verifica generalmente 20-25 giorni dopo la caduta dei petali, ed eventualmente dopo l’ asportazione manuale dei frutti deformi, troppo ammassati, rovinati o gia’ beccati dagli uccelli (tale selezione non fa parte della strategia sinergica, ma potrebbe comunque essere in armonia con i bisogni naturali della pianta).
Un altro elemento ”polivirtuoso” di un orto sinergico e’ quello di costruire ripari per gli uccelli e luoghi naturali dove nidificare al meglio (gli uccelli aiutano a ridurre la quantità di insetti dannosi nell’ orto).
Il coltivatore deve agire come uno scienziato che collabora con la natura e cerca di imitarla!
Secondo me sarebbe bene anche organizzare una serie di esperimenti sistematici sull’ interazione fra coppie di singole specie (e sottospecie) di piante, in quantità significative di eventi e soggetti osservati… tu hai tempo? perchè non lo fai e prepariamo insieme un piccolo libro (magari gratuito o ad offerta libera) per divulgare i risultati?
Tornando all’ argomento generale ricordo anche che piantando vegetali con tipi di radici diverse per forma e profondità, si agisce in armonia con la natura, senza chimiche artificiali o modifiche meccaniche del suolo, e si evita il compattamento del terreno che viene aerato dalle radici stesse.
Se, infine, vogliamo che il nostro orto sinergico sia pienamente permaculturale, ricordiamo di preferire il riutilizzo al riciclo (se usiamo vetro o altre sostanze riciclabili, proviamo ad usarle nella loro forma primaria, senza ”scomporle e ricomporle” sprecando energia, come avviene comunque nel riciclaggio, sciogliendo il vetro col calore e poi rimodellandolo), di usare ciò che l’ ambiente specifico ci offre facilmente (non materiali o piante provenienti da chissadove), informandoci e tramandando più possibile le tecniche tradizionali del posto dove operiamo… infine cerchiamo di fare in modo che sia anche visivamente bello, che ci trasmetta significati positivi, che ci stimoli emozioni costruttive, che unisca la creatività artistica alla saggezza naturale, in una risonanza reciproca.
Brano scritto da Bruno Bruglia; e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Tratto da: http://selvatici.wordpress.com/