Gino Scarsi riceve una citazione per terrorismo ecologico !

Imagedi Alessandro Mortarino.

Proprio così; terrorismo ecologico e una richiesta di risarcimento danni pari a 50 mila euro ... L'accusa arriva dall'azienda di Canale (provincia di Cuneo) Vigolungo SpA, rivolta a Gino Scarsi, primo firmatario della nostra campagna nazionale per lo Stop al Consumo di Territorio, ai margini di una vicenda che aveva visto l'azienda protagonista della richiesta di autorizzazione di un impianto a biomasse. Le caratteristiche dell'impianto avevano subito fatto preoccupare i cittadini di Canale (e dei comuni limitrofi) e mosso una immediata azione "dal basso" per richiedere massima trasparenza all'iter autorizzativo e assoluta attenzione alla tutela dell'ambiente e della salute. Dopo lunghi dibattiti, la specifica Conferenza dei Servizi aveva bocciato la richiesta dell'azienda. Che, evidentemente, non deve averla digerita ...

Nella citazione, Gino viene accusato di essere colpevole di una campagna contro la Vigolungo finalizzata ad un puro interesse personale; secondo l'azienda, tutte le prese di posizione assunte nella vicenda da Gino sono state dettate da "evidenti e scontati motivi politico-elettorali" e "dall'esclusiva finalità di generare un bacino di consenso attorno alla propria persona anche a costo di generare un vero terrorismo ecologico" ...

Chi conosce Gino Scarsi sorriderà dell'accusa, che accusa resta pur sempre, in base alla citazione del Tribunale di Alba.

E chi ha seguito dal nascere la vicenda dell’impianto a biomasse della Vigolungo conosce la grande partecipazione di massa che ha coinvolto i cittadini di Canale e dintorni. Ben cinquemila firme raccolte a Canale e nel Roero contro la centrale. Tanti, tantissimi. Non soltanto … Scarsi !

L'accusa è talmente generica da farci stupire. E altrettanto irrisorie ci paiono le ulteriori "prove" che la Vigolungo SpA adduce per motivare le colpevolezze di Gino Scarsi.

Ad esempio le lettere pubblicate dal giornale "La Gazzetta d'Alba", in cui Scarsi riferisce che "le emissioni in atmosfera dei due camini alti trenta metri previsti a Canale possono interessare sino a otto chilometri di territorio coinvolgendo così i Comuni di San Damiano, Castellinaldo, Castagnito, Cisterna, Vezza Montà, Santo Stefano e Monteu Roero".

Oppure che "quelle due ciminiere sono due cannoni puntati su Canale e Roero" e che "è vero che le polveri pesanti le fermano con i filtri, ma quelle leggere ? Sono le cosiddette nanoparticelle impossibili da intercettare perchè si formano dopo i filtri invisibili e leggere che si disperdono a chilometri e chilometri e che la natura non riesce a metabolizzare. Entreranno subdolamente nella catena alimentare e se respirate dai polmoni passeranno direttamente nel sangue dando vita a focolai che sovente si trasformano in forme cancerogene nei vari organi. Il 10 % della popolazione è vulnerabile all'attacco delle nanopolveri e queste faranno danni ancora ai nostri figli e nipoti perchè sono persistenti e si trasmettono anche per via fetale".

L'azienda si scaglia anche contro un'affermazione di Gino apparsa su un giornale locale: "Vigolungo ha avuto nel tempo maestranze cinesi, mai uno sciopero" ed ha potuto godere di una "tolleranza complessiva su emissioni paurose". Frasi che nella citazione vengono così commentate dall'azienda: "Scarsi ha accusato direttamente Vigolungo SpA di sfruttamento della manodopera e di produrre emissioni contrarie alle legge, godendo di una non meglio precisata tolleranza da parte delle pubbliche autorità".

Il comportamento antisindacale è stato richiamato da Scarsi anche in altra occasione pubblica, in cui, parlando dell’affidabilità dell’azienda in rapporto ai materiali da bruciare nella futura centrale, ricordava sia l’aspetto positivo rappresentato dall’azienda nei cinquant’anni trascorsi, sia quello negativo: emissioni di fumi neri mefitici e atteggiamento antisindacale (licenziamento di una Lavoratrice della Vigolungo per il solo fatto di avere “fatto la tessera Cisl”).

Il 23 Marzo è prevista la prima udienza, la nostra sensazione è che l'azienda abbia intenzione di dimostrare ai cittadini che non è bene schierarsi contro le esigenze economiche di un gruppo imprenditoriale e che chi lo fa rischia in proprio: un modo cortese che ci ricorda tanto la sventagliata di un mitra sulle folle ...

A Gino Scarsi tutto il nostro sostegno. Morale, fisico, finanziario: siamo pronti a farci sentire e a contribuire alla sua difesa.

Perché se l'azienda davvero intende far tacere le voci libere della cittadinanza attiva, il problema ci riguarda tutti.

E questa causa deve essere una questione pubblica.

La Democrazia è affare nostro, di tutti.

Che anche le aziende ne siano informate ...

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