Fotovoltaico: e ora che dire ?

Imagedi Catterina Simonelli.

Ora che la Provincia ha definito  il piano energetico e la Regione ha decretato una moratoria all’autorizzazione di nuovi impianti fotovoltaici a terra, che cosa resta da dire a noi di Cortiglione che abbiamo sostenuto la necessità di regole per riportare sui binari della ragionevolezza un modo di procedere che esponeva il territorio allo sfregio paesaggistico e all’aggressione speculativa? Dovremmo tacere e accettare, come se fosse solo una casualità, il non rientrare, per pochi giorni, sotto la tutela della moratoria regionale e delle linee guida della Provincia ?

Ci sono, invece, precise responsabilità dello Stato e delle Regioni se, dal 2003 (anno in cui è entrato in vigore il decreto legislativo sulle energie rinnovabili) ad oggi, non sono state create  le condizioni per inserire gli impianti fotovoltaici in una logica minima di governo del territorio.

Negli uffici della Regione allargano le braccia in segno di commiserazione ed in Provincia dicono, con un pizzico di soddisfazione, che purtroppo gli impianti di Cortiglione sono sfuggiti ad ogni controllo.

Ma c’è stato un  controllo, da parte della Provincia di Asti, sugli impianti fotovoltaici a terra ?

E’ significativo fare il confronto con  la provincia di Alessandria, che richiede una semplice verifica di VIA, valutazione di impatto ambientale, per tutti gli impianti oltre i 20 kw di potenza,  mentre la provincia di Asti la richiede solo per gli impianti che superino i 1000 kw,  lasciando alla discrezione dei singoli comuni la quasi totalità delle autorizzazioni, perché, guarda caso,  tanti impianti dichiarano potenze di poco sotto il MW.

Il caso di Cortiglione ricade addirittura nel paradosso filosofico di Achille e la tartaruga; ci sono  due autorizzazioni per due impianti adiacenti, uno di 800 kw e l’altro di 999 e, anche in questo caso, il Comune e la Provincia sostengono che non sia  necessaria alcuna valutazione d’impatto ambientale perché le richieste provengono da società diverse.

Potremmo avere 10 impianti, tutti confinanti tra di loro, della potenza di 999 kw ciascuno,  appartenenti a società diverse e, per l’interpretazione della legge, data dal Comune e dalla Provincia, non si supererebbero mai i 1000 kw.

Il fatto che insistano sullo stesso territorio pare sia un dettaglio senza significato, e meno che mai è valso far notare che occuperanno i campi più fertili della vallata mentre ad un km. c’è un’ex cava. Il Comune ha rifiutato la  proposta di portare l’argomento in Conferenza dei Servizi e così è venuta meno la possibilità di un’analisi dei vari aspetti del problema.

Sono consigliere comunale e sento persone (che hanno lavorato la terra per una vita e abbellito le colline col loro lavoro) che mi dicono che, finchè vivranno, avranno davanti agli occhi quell’orrore di irragionevolezza e arroganza; sì, perché l’irragionevolezza e l’arroganza sempre precedono e aggravano gli scempi paesaggistici, intaccando e disgregando anche i rapporti umani di una piccola comunità.

A tal proposito è esemplare il comportamento dell’amministrazione comunale di Cortiglione che, il 29 aprile scorso, delibera l’approvazione del piano di sviluppo, presentato nel programma elettorale del 2009, che al punto 7 lettera d, prevede la” regolamentazione per l’utilizzo dei fondi ai fini del posizionamento di pannelli per le energie alternative” e, nel mese di giugno, rilascia le due autorizzazioni per gli impianti a terra, su terreni agricoli fertili, senza aver regolamentato nulla.

Ho visto i permessi di costruire in cui si specifica che vengono rilasciati in mancanza di regolamenti, senza neppure richiedere una fideiussione per lo smantellamento e smaltimento degli impianti e la messa in pristino dei luoghi, con possibili gravi danni per il territorio e l’interesse pubblico; li ho visti, ma il sindaco non mi ha concesso di estrarne copia, nonostante due richieste scritte e motivate.

Mi sono anche rivolta alla Prefettura che, interessandosi gentilmente al  problema di vedermi negato il diritto all’accesso agli atti, rilevava la mancanza di un’adeguata ed effettiva tutela dei diritti delle minoranze: praticamente dovrei rivolgermi al TAR, spendere 4.000 euro per un ricorso e poi avrei le copie dei permessi, ma, intanto gli impianti sarebbero fatti e finiti.

Cosa  possiamo allora, ragionevolmente, dire ?

Se, come scrive Hillman, in “Politica  della bellezza”, di cui consigliamo la lettura a tutti i nostri politici e amministratori: “La libertà implica qualcuno che possa immaginare le cose in modo diverso”, noi diciamo che immaginiamo una produzione di energia realizzata in modo più democratico, privilegiando veramente i piccoli impianti dei singoli cittadini, che hanno pagato di loro tasca gli incentivi, perché è un modo di redistribuire le risorse e di stimolare, caso per caso, una riduzione dei consumi.

Al contrario, i due impianti di Cortiglione, intascheranno i lauti incentivi e metteranno sotto sequestro il paesaggio.

Noi, che abbiamo sempre creduto alle potenzialità delle energie rinnovabili, non immaginiamo, per quanto riguarda il fotovoltaico, un percorso che si chiuda in un cerchio autoritario che imprigiona la bellezza e la democrazia.

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