di Alessandro Mortarino.
Il proliferare esponenziale di richieste di impianti per la produzione di energie da fonti rinnovabili posti in terreni agricoli (campi fotovoltaici, impianti a biomasse o biogas) arriva ora ad ipotizzare anche l'insediamento di una centrale a biogas da 250 KW con prevalente alimentazione a pollina lungo il torrente Rio Freddo a Neive, all'esatto confine fra la provincia di Cuneo (Neive) la provincia di Asti (Coazzolo) ...
L'impianto, proposto da una società privata locale, ha già un preciso progetto e il 31 Marzo il Comune di Neive ha già ricevuto una semplice D.I.A. (Dichiarazione di Inizio Attività) a cui entro 30 giorni dovrà dare opportuna risposta rilevando le evidenti - e, a nostro avviso, gravi - ripercussioni che una simile iniziativa genererebbe in un'area che la stessa amministrazione comunale e la confinante amministrazione di Coazzolo hanno "faticosamente" fatto rientrare nel protocollo siglato lo scorso anno per le core zone della candidatura Unesco quale "Patrimonio dell'Umanità".
E' evidente come le due iniziative siano diametralmente opposte e ci auguriamo che il Sindaco di Neive Luigi Ferro abbia gli strumenti tecnici e la volontà per impedire che l'impianto possa essere trasformato da una pura eventualità ad un'opera che farebbe crollare in un attimo un progetto ambizioso come quello della candidatura Unesco, fortemente voluto da tutte le amministrazioni locali del cuneese e dell'astigiano.
I cittadini sia di Neive e sia di Coazzolo, hanno già iniziato a manifestare il loro dissenso sul progetto, che dovrebbe consistere in due grandi serbatoi di 6 metri di altezza e di 25 metri di diametro, più alcune piccole costruzioni ausiliarie, per un totale di oltre 2.000 metri quadri. Uno dei serbatoi servirà per la sedimentazione del materiale e l’altro è il reattore digestore dove si produrrà il metano e l’anidride carbonica.
Complessivamente, l'impianto avrebbe un grave impatto visivo e molte preoccupazioni destano i materiali che verrebbero utilizzati per la sua alimentazione: reflui zootecnici provenienti da alcuni allevamenti della zona e movimentati attraverso le colline, a cui con ogni probabilità verranno aggiunte altre sostanze (animali e vegetali) provenienti da altre zone.
Da tempo, le principali organizzazioni agricole (Coldiretti e Cia) e Slow Food lamentano la necessità di regolamentare correttamente lo sviluppo di nuovi impianti da fonti rinnovabili salvaguardando i terreni rurali. Nei giorni scorsi, il neo eletto assessore all'agricoltura della Regione Piemonte, Sacchetto, ha confermato il medesimo orientamento: ci auguriamo che queste precise posizioni siano assolutamente recepite anche dall'Amministrazione comunale di Neive.
Lo scorso 18 Aprile, ad Isola d'Asti, al termine di un momento di studio sul tema del corretto connubbio tra energie rinnovabili e Paesaggio, una folta assemblea di Sindaci, consiglieri comunali, ricercatori, ambientalisti e cittadini ha siglato una Mozione urgente rivolta alla Provincia di Asti attraverso la quale viene richiesta una Moratoria: fermare per 6 mesi le autorizzazioni di nuovi impianti, fino a che il Piano Energetico astigiano non sia stato approvato.
Non è una decisione di poco conto ed è stato il frutto di una lunga e ricca mattinata di analisi approfondite da parte dei tecnici presenti al tavolo dei Relatori e di accorate testimonianze dei molti Sindaci ed Assessori comunali presenti. Tutti concordi, alla fine, nel sostenere che le energie da fonti rinnovabili rappresentano l'obiettivo cui tendere con forza per il futuro del nostro intero pianeta, ma che alcune forme di "speculazione" (pur consentite da leggi e regolamenti) rischiano di snaturare i nostri paesaggi e di sacrificare sull'altare del "modernismo" un bene prezioso ed essenziale come il suolo.
Il "problema", infatti, è particolarmente sentito nelle aree a maggiore vocazione agricola, dove la coniugazione sostenibile fra energie "dolci" e il non sacrificio di ulteriori terreni fertili e di scorci paesaggistici debbono trovare la loro urgente sintesi.