Da diversi mesi, la segreteria del Movimento nazionale “Stop al Consumo di Territorio” era quotidianamente raggiunta da messaggi riferiti alla nascita di progetti di grandi e medio/grandi impianti per l’energia alternativa. Dal Piemonte alla Sicilia, passando per ognuna delle Regioni intermedie.
In ciascuno di questi “casi”, il progetto specifico riguardava lo sfruttamento dell’energia solare attraverso la tecnologia del fotovoltaico; non stiamo parlando di semplici “pannelli” isolati ma di autentici “campi”, termine ormai diffuso e quasi alla moda tra amministratori pubblici e uomini d’affari.
Già in Settembre l’assemblea allargata del Movimento aveva discusso del fenomeno e definito alcune priorità che, ora, il rapido decollare di questa enorme voglia di coniugare la produzione di energia dolce (positivamente) con un ulteriore consumo/spreco di terreni fertili, rendeva assolutamente urgente trasformare in azione. Insomma: non era possibile indugiare oltre.
Ed è per questo che nei giorni scorsi il Movimento “Stop al Consumo di Territorio” ha avviato una specifica campagna nazionale di sensibilizzazione contro il pericolo che la logica del fotovoltaico aggredisca e “divori”ulteriore spazio libero, all’interno della nostra più ampia e generale (nonché generosa …) campagna/battaglia per fermare il consumo di suolo/territorio.
La “campagna nella campagna” verrà sviluppata direttamente sui territori locali dai circa 14.000 cittadini e dalle oltre 200 Organizzazioni/Associazioni attualmente aderenti al Movimento nazionale “Stop al Consumo di Territorio”. Una specifica richiesta scritta verrà recapitata direttamente ai Sindaci dei Comuni italiani nei prossimi giorni, corredata da una bozza di possibile “Delibera” già utilizzabile e/o personalizzabile da ciascuna amministrazione.
Punti salienti delle motivazioni addotte a supporto di questa campagna nazionale, sono i seguenti:
- Anche in Italia è cresciuta la consapevolezza del pericolo che il nostro Paese e l’intero pianeta stanno correndo attraverso l’esponenziale consumo di suoli fertili, che genera il progressivo surriscaldamento del pianeta, pone problemi crescenti al rifornimento delle falde idriche, impoverisce la sovranità alimentare e non reca più alcun beneficio, né sull’occupazione né sulla qualità della vita dei cittadini;- Benché la tecnologia fotovoltaica consenta di produrre energia “pulita”, utilizzando una fonte rinnovabile, non la si può considerare priva tout court di impatto sull’ambiente, in quanto occorre distinguere tra le diverse tipologie di impianto. In particolare, essa è difficilmente condivisibile quando è realizzata mediante impianti a terra di pannelli fotovoltaici su suoli liberi;
- Gli impianti fotovoltaici posti su terreni rischiano di ridurre fortemente l’attività fotosintetica e la biodiversità, con impoverimento progressivo del tenore di carbonio nel suolo e di biomassa emergente: la conseguenza più evidente è l’emissione anziché la fissazione di CO2 climalterante (il suolo rappresenta il maggior pozzo di assorbimento di carbonio): questione paradossale, per una tecnologia che punta a ridurre le emissioni climalteranti;- Inoltre, per carenza/assenza di precipitazioni, a causa della copertura, la superficie andrebbe incontro a progressiva desertificazione, a meno che non si intervenga con recupero delle precipitazioni e loro utilizzo su tali superfici con impianti irrigui ad hoc, cosa che comporta l’utilizzo, per pompaggio/irrigazione, di una quota di energia prodotta;
- In particolare, la forte concentrazione di potenza installata su pochi e grossi impianti realizzati al suolo rischia in poco tempo di vanificare quella che è la caratteristica peculiare ed interessante dell’energia solare, ovvero la produzione/generazione distribuita sul territorio grazie a piccoli/medi impianti che nell’ottica originaria dei creatori del meccanismo di incentivazione pubblica dovevano avere un peso consistente nell’economia generale del programma.- Le attività tipiche contemplate nell’ambito agricolo non prevedono la realizzazione di impianti fotovoltaici (anche temporanei) e, pertanto, tali progetti devono essere subordinati ad una variante urbanistica per la modifica della destinazione d’uso dei terreni;
- Nel caso di volontà di trasformazione della destinazione d’uso di area agricola ai fini della realizzazione di impianti fotovoltaici a terra, è prevista la richiesta di sottoporre il progetto a Valutazione d’Impatto Ambientale, di produrre garanzie relative al mantenimento della fertilità dei suoli mediante programma agronomico, la stipula di specifica convenzione per l’uso temporaneo dei suoli e deposito cauzionale incondizionato dell’importo, con aggiornamento Istat, necessario per lo smontaggio, lo smaltimento e la rimessa in pristino delle aree.
Pertanto, il Movimento nazionale “Stop al Consumo di Territorio” invita tutte le amministrazioni comunali, provinciali e regionali a:
- Regolamentare la realizzazione di impianti di pannelli fotovoltaici a terra, escludendo rigorosamente quelli progettati su terreni agricoli/liberi per le motivazioni descritte in premessa;- Consigliare ad eventuali società proponenti di ricercare siti in aree a destinazione produttiva, su superfici coperte già esistenti o, in alternativa, siti all’interno della perimetrazione dell’abitato. Il Fotovoltaico deve essere sensatamente installato su superfici già compromesse in termini di suolo perso, quali tetti di case e capannoni, aree adibite a parcheggio, altre superfici. Solamente una volta sfruttate tutte le opportunità di questo tipo ci si potrà indirizzare verso ex cave ed ex discariche, se non prioritariamente recuperabili a zone umide o a verde. Un’alternativa interessante, sull’esempio di altre realtà nordeuropee, potrebbe essere quella di installare, nei modi più consoni, impianti fotovoltaici lungo i bordi già compromessi dei percorsi autostradali;- Sensibilizzare e supportare le imprese agricole su un razionale utilizzo del fotovoltaico, in particolare per quanto riguarda l’installazione sui tetti per non consumare terreno;
- Sensibilizzare e supportare le aziende industriali, artigianali e commerciali ad impiantare la tecnologia fotovoltaica sui tetti dei propri capannoni (ribadendo che la posa degli impianti permetterebbe anche la contestuale rimozione/sostituzione di molte coperture in eternit ormai obsolete e almeno parzialmente degradate);
- Promuovere, anche tramite l’istituzione di un apposito sportello, l’installazione di piccoli impianti famigliari al fine di creare una sensibilità diffusa nei confronti del problema energetico, nonché favorire un’equa e collettiva distribuzione degli utili resi possibili dagli incentivi distribuiti grazie a una tassa che colpisce tutti i consumatori.- Modificare eventuali vincoli urbanistici che vietino o ostino l’installazione di pannelli fotovoltaici/solari sui tetti delle abitazioni comunali, disciplinandone l’utilizzo corretto.
Il testo dell’OdG integrale proposto ai Sindaci italiani è visibile a questo link: http://www.stopalconsumoditerritorio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=113&Itemid=1