Osservazioni alla tangenziale Sud/Ovest 3: la Coldiretti

ImageContinua la carrellata di documenti contrari al progetto TSO, presentati alla Regione Piemonte ed ai Ministeri competenti.

E’ la volta della principale organizzazione agricola che, oltre a sottolineare la gravità di cedere ulteriore terreno fertile, indica una serie di aspetti specifici di devastazione del territorio e di diverse aziende agricole (e, a parte, allega anche una specifica relazione geologica) …

Il progetto relativo alla realizzazione della tangenziale Sud - Ovest contrasta profondamente con tutti gli attuali strumenti di pianificazione territoriale della Regione Piemonte.
In particolare il Piano Territoriale Regionale (di seguito PTR) all’art. 24 delle norme di attuazione pone come obiettivo primario la valorizzazione e la tutela delle unità produttive agricole ed in specifico al punto b del comma 4 (trattando degli indirizzi) afferma che i territori agricoli vocati debbono essere salvaguardati e finalizzati esclusivamente allo sviluppo dell’agricoltura. Ancora all’art. 26 trattando dei territori vocati allo sviluppo dell’agricoltura, il PTR sostiene la necessità, per i terreni ricadenti in I e II classe di capacità d’uso, di garantire la permanenza ed il potenziamento dell’attività agricola e pone l’obbligo a tutti gli strumenti di governo del territorio alle diverse scale di impedire progetti di nuova edificazione per funzioni diverse da quelle agricole o ad essa correlate.

Inoltre il Piano Paesaggistico Regionale (di seguito PPR), di imminente approvazione, all’art. 20 delle Norme di Attuazione, riconoscendo come componenti rilevanti del paesaggio agrario e risorsa insostituibile per lo sviluppo sostenibile della regione le aree ad elevata capacità d’uso dei suoli e le aree che hanno acquisito una Denominazione d’Origine, individua tra gli indirizzi l’obbligo di preservare ai fini agricoli tali aree subordinando la realizzazione di nuove costruzioni alla dimostrazione del mantenimento inalterato delle caratteristiche produttive e paesaggistiche dei luoghi.
In buona sostanza è ormai riconosciuto da tutti coloro che si occupano di pianificazione territoriale che il terreno agrario costituisce una risorsa limitata che negli anni è stata soggetta a ripetuti “saccheggi” ed oggetto di irreversibile e diffusa cementificazione.
La contrazione progressiva e irreversibile dei terreni agricoli costituisce oggi una delle più gravi minacce ambientali del nostro Paese.
Oltre a ciò continua a prevalere la miope convinzione che le imprese agricole reagiscono alle sollecitazioni esterne in modo differente rispetto alle altre attività imprenditoriali com’è  dimostrato dal fatto che mentre a nessuno verrebbe mai in mente di spezzare in due un supermercato o un’industria attraversandoli con una strada, ciò avviene con scellerata frequenza nei confronti dell’attività imprenditoriale agricola con danni il più delle volte irreparabili.

OSSERVAZIONI DI CARATTERE SPECIFICO
Coldiretti Asti rileva innanzitutto l’inutilità dell’opera per la città di Asti e, in particolare, per il mondo agricolo che oggettivamente non ne potrà usufruire e risulterà il settore più danneggiato.
Innanzitutto, si contesta la distruzione definitiva di superfici coltivabili, così come purtroppo è avvenuto progressivamente su tutta l’area sub-urbana della città, con perdita di attività e possibilità occupazionali nel settore delle produzioni agroalimentari tipiche e di pregio, basti pensare alla produzione di ortaggi particolarmente coltivati e adatti ai terreni fertili vicino ai fiumi Tanaro e Borbore.
Inoltre, a livello più specifico, occorre rimettere in discussione il principio di indennizzo, basato sul valore agricolo medio delle superfici direttamente interessate dalle opere, in quanto non sufficiente a risarcire la perdita economica per la frammentazione della proprietà agricola e l’insostituibilità dei terreni interessati, oltre alla creazione di reliquati di fatto inutilizzabili.
Nel complesso, la scrivente ritiene che l’opera in oggetto vada a compromettere molto gravemente la “vocazione” primaria turistico-culturale-agricolo-alimentare di Asti e dell’astigiano.
Tra i principali aspetti specifici ci preme sottolineare quanto segue:

1) occupazione di territorio agricolo (circa 40 ettari) molto fertile e tradizionalmente vocato a seminativi, ortaggi e all’allevamento, fonte insostituibile di reddito per molte imprese agricole locali;

2) frammentazione degli appezzamenti agricoli e delle proprietà conseguenti alla realizzazione dell’opera;

3) difficoltà di accesso ai campi, conseguenti all’impossibilità di fruire e di attraversare l’infrastruttura, con il rischio di dover deviare il traffico dei mezzi agricoli su percorsi cittadini; il tutto pare aggravato dalla mancata previsione di una viabilità al piede dell’opera;

4) danno agricolo, ambientale e paesaggistico, causato dall’insorgenza di un’opera che determinerà un grande impatto negativo sul territorio con i previsti viadotti, le rampe, i tunnel e le gallerie; non secondario, inoltre, sarà il danno conseguente al lungo periodo di attività prevista per i cantieri, con aree di occupazione temporanea e traffico pesante fonte di forte inquinamento;

5) alterazione dell’assetto idrogeologico con realizzazione di massicciate e rampe che interromperanno il naturale deflusso delle acque superficiali di scorrimento e modificheranno in modo imprevedibile i flussi delle falde freatiche;

6) impatto devastante su aziende agricole specializzate di primo ordine, con produzioni di alto pregio, nel settore orto florovivaistico (es. Vivai Botto, Filardo Rosetta) nel settore zootecnico (es. Azienda Agricola Saracco Rosa), nel settore orticolo e cerealicolo (es. Raviola Carla e Argenta Marco).

Coldiretti Asti, a difesa degli agricoltori e dei cittadini coinvolti, intende attivarsi ai diversi livelli e in stretta collaborazione con la propria Federazione Regionale e con la Confederazione Nazionale per far valere efficacemente le motivazioni sopraccennate.

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