Una sorta di premio alla costanza che raggiunge gli ostinati promotori del Comitato Tso, per lungo tempo apparsi come l’unica voce del dissenso all’opera (inutile, costosa, devastante …) ed ora finalmente in splendida e corposa compagnia.
Ma la “battaglia” sarà ancora dura. Anche se la Conferenza dei Servizi sulla tangenziale Sud Ovest, fissata per il 28 ottobre, non si farà più e ciò pare una positiva situazione.
L’assessore regionale ai Trasporti e Infrastrutture Daniele Borioli lo ha comunicato in queste ore ad Angela Motta: “Borioli - indica la consigliera astigiana – alla luce delle valutazioni contrarie che abbiamo esposto ha ritenuto utile un approfondimento della pratica: ha infatti dichiarato perplessità sui costi molto elevati e sulle caratteristiche strutturali, a prima vista molto impattanti, dell’opera soprattutto in rapporto al suo sviluppo chilometrico e alla sua funzione trasportistica. Di conseguenza, ritenendo necessaria una pausa di riflessione, ha disposto che siano sospese temporaneamente le procedure di competenza regionale sulla tangenziale. Ciò significa che la Conferenza dei Servizi del 28 ottobre è sospesa. Confermato, invece, un incontro di approfondimento già fissato con l’Anas”.
Sarebbe utile leggere e soppesare a fondo ognuna delle “Osservazioni” presentate. Intanto iniziamo con quella del Movimento Stop al Consumo di Territorio:
In merito al progetto di cui in oggetto, il Movimento nazionale per lo “Stop al Consumo di Territorio” desidera sottoporre all’Amministrazione Regionale del Piemonte alcune sintetiche Osservazioni che ci auguriamo possano contribuire alla formulazione di un parere contrario al progetto indicato.
Oltre alle molteplici motivazioni riguardanti l’inutilità effettiva dell’opera per lo snellimento del traffico viario della città di Asti ed il benessere dei cittadini, i costi spropositati previsti e i danni ambientali che verrebbero causati (tutte tematiche già oggetto di innumerevoli altre Osservazioni che Vi perverranno da parte di altre Organizzazioni), riteniamo indispensabile segnalarVi l’urgenza di impedire che ulteriore suolo fertile venga sacrificato all’interno di una provincia che sull’agricoltura ha sempre basato il proprio sviluppo e che, ora, sta faticosamente tentando (in un momento di costante abbandono del territorio da parte di attività industriali ed artigianali) di rivolgere la sua resistente anima agricola ad un turismo “intelligente e sostenibile”, capace di captare le qualità dell’offerta astigiana e risollevare, così, l’economia locale in pericoloso declino.
Il consumo di suolo caratterizza in modo particolare e grave l’Italia, dove assume caratteristiche quasi patologiche. Ma a differenza degli altri paesi europei, nel nostro paese non si è fatto, nel tempo, quasi nulla per contrastarlo, salvo che in pochi casi di comportamenti virtuosi di Amministrazioni lungimiranti e attente alle risorse comuni e alla loro deperibilità.
Negli ultimi mesi, grazie alle sollecitazioni di Movimenti come il nostro e di professionisti - precursori - del settore, l'emergenza racchiusa nel termine “consumo di suolo” ha iniziato timidamente ad emergere anche in Italia, parallelamente all’affermarsi in altri ambiti del concetto di “risorse limitate”: così come l’acqua, l’aria, l’energia, anche la terra su cui appoggiamo i piedi (e che ci dà da mangiare, purifica l’acqua, accoglie le precipitazioni meteorologiche, ecc.) non è qualcosa di cui si possa disporre liberamente, soprattutto per usi ad alto impatto ambientale.
Se il consumo di suolo è un concetto relativamente nuovo nella nostra cultura, va comunque detto che molti degli strumenti che si stanno affermando come risposta al problema sono quelli storici dell’urbanistica tradizionale e della protezione e progettazione del paesaggio: una buona ed efficiente organizzazione urbana e delle infrastrutture, un rapporto equilibrato fra uso di tecnologie innovative e strutture e spazi preesistenti, un approccio complesso che tenga in conto non solo le questioni puntuali (l’abitazione, le linee di trasporto, la produzione, l’economia ecc.) ma il loro comporsi in una serie di comportamenti sociali che tendono a “consumare” più o meno spazio.
A livello internazionale ed europeo, gli allarmi per frenare/arrestare questa erosione fisica dei suoli sono ormai all’ordine del giorno. E lo sono particolarmente in questi mesi di crisi economica strutturale che rende urgente il potenziamento della cosiddetta “sovranità alimentare”, ovvero la capacità di un territorio di poter produrre il massimo delle disponibilità primarie per la propria specifica sussistenza.
In Italia ammonta a circa 200 mila metri quadri giornalieri l’erosione che nuovo cemento opera nei confronti di suolo libero nel solo bacino del Po. Questo è, infatti, l’inquietante risultato che emerge dal primo rapporto sui consumi di suolo presentato recentemente a Milano dall'Osservatorio Nazionale sul Consumo di Suolo (ONCS), costituito da INU, Legambiente e DiAP del Politecnico di Milano.
La Regione Piemonte sta seriamente valutando i primi dati che monitoraggi attenti forniscono sull’effettivo trend del consumo di suolo. La Provincia di Torino, in particolare, ha racchiuso in un prezioso documento le trasformazioni territoriali avvenute nei propri confini ed il conseguente “processo di cementificazione costante che sta portando ad un progressivo quanto inarrestabile depauperamento delle risorse naturali e alla crescita smisurata dei costi, economici ed energetici, cui viene sottoposto il territorio”.
A livello astigiano la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) ha registrato soltanto tra il 1990 e il 2000 una perdita di circa 16.000 ettari, come se fosse improvvisamente sparita dalle nostre colline la coltivazione della vite (che è pari circa a 16.000 ettari, appunto).
Sono tutti segnali di attenzione e di allarme che non possono essere trascurati da nessuna amministrazione pubblica.
Il progetto di Tangenziale Sud/Ovest prevede la cancellazione di terreno attualmente agricolo e l’allontanamento di piccole aziende agricole, di un importante vivaio, di orti e frutteti famigliari, lo sventramento di una collina: la provincia di Asti intera ed il Comune di Asti, in particolare, non possono permetterselo ...
L’impiego di suolo richiesto dalla realizzazione dell’opera è assai rilevante :
- complessivi mq. 361.277 circa di suolo trasformato – di cui mq. 222.317 superfici agricole e mq. 138.960 immobili edificabili;
- complessivi mq. 49.536 circa di aree di cantiere - di cui mq. 44.731 superfici agricole e mq. 4.805 immobili edificabili.
Tra le superfici edificate vi sono aree di pertinenza di edifici residenziali e aree orticole occupate da serre.
Il suolo libero costituisce una risorsa non rinnovabile per l’uomo, la società, la natura e l’ambiente: come pausa spazio di rallentamento e silenzio, come natura fruibile e abitabile, come spazio di complessità ecologica, come presupposto della produzione agricola e del relativo servizio ecologico. Il suolo va preservato e occupato con usi non reversibili solo se e quando necessario: questo non è il nostro caso.
Occorre ridurre i consumi della risorsa suolo. La necessità di ogni uso trasformativo del suolo (nuova occupazione o sostituzione di occupazione già esistente) deve essere oggetto di un iter di valutazione al fine di evitare la facile e non sostenibile sottrazione di spazio e funzioni alla natura e alle risorse ecologiche ed ambientali in generale e la perdita di risorse biologiche esistenti o che potenzialmente si insedierebbero. Il consumo del suolo, in qualunque forma e copertura esso si presenti, o la sua alterazione da parte di un’attività antropica, rappresenta dunque una forma di danno all’ambiente e all’ecosistema in quanto modifica l’assetto e le condizioni originarie dell’ambiente.
Il territorio è un bene comune. Qualunque politica territoriale deve avere origine e fine nell’esclusivo interesse della collettività, secondo modalità coerenti con i caratteri fisici, morfologici, biologici, storico-culturali e paesaggistici propri del territorio considerato.
Le strategie e le scelte delle amministrazioni locali in materia di politiche territoriali devono vedere il completo coinvolgimento delle comunità locali. Qualunque decisione in materia deve essere il risultato condiviso di una discussione aperta a tutti i cittadini, ai quali va assicurata la possibilità di esprimere la propria opinione in sede di progetto, individuando la migliore tra le possibili situazioni, che privilegi il rispetto del territorio, dell’ambiente e della salute di tutti.
Il territorio è un’opera d’arte. La sua architettura è il risultato di un processo storico di adattamento alla morfologia originaria da parte delle diverse culture umane che lo hanno abitato. Questo processo ha definito l’identità del luogo. Ogni intervento nel territorio deve comporsi nella sua architettura e riconoscerne l’identità.
Le infrastrutture viarie sono spesso elementi che si sovrappongono ad un territorio. Mere connessioni virtuali di due punti, quelli della partenza e dell’arrivo. Le infrastrutture della mobilità sono al contrario elementi costitutivi dell’architettura di un territorio ed attraverso di esse consentono di definire in che modo noi stessi ci rapportiamo allo spazio che abitiamo. Per questo va favorita una mobilità basata sul trasporto pubblico rispetto a quello privato (bus, metropolitane di superficie, treni locali) e va incentivato l’uso della bicicletta incrementando la diffusione dei percorsi ciclabili. Per questo va utilizzata prioritariamente la ferrovia, per il trasporto tanto delle persone quanto delle merci.
Per tutti questi motivi, siamo con la presente a richiederVi un parere critico e negativo che garantisca la cancellazione di un’opera che comprometterebbe per sempre il buon vivere degli astigiani e dei loro ospiti.