Come sempre si fa per i problemi, anche per quello inerente la “Variante 19” proposta dal Comune di Asti partiamo da un’analisi sintetica, al fine di formulare una proposta alternativa alla vendita delle aree proposte ...
1) PROBLEMA: fare cassa, cioè recuperare denaro per la gestione della città.
2) IPOTESI PROPOSTA DALL’AMMINISTRAZIONE GALVAGNO: far diventare edificabili, e quindi vendere ad operatori immobiliari, aree cedute in passato quali standards urbanistici per verde pubblico e/o parcheggi.
3) CONSEGUENZA DELL’OPERAZIONE: cementificazione di spazi/polmone, che se da un lato creano risorsa economica per l’Amministrazione (non solo in linea diretta, cioè per l’introito economico della vendita e dei relativi oneri di urbanizzazione recuperati a fronte di nessuna opera di urbanizzazione da eseguire – o quasi – ma anche di tipo indotto non richiedendo più interventi – e pertanto risorse comunali – per il loro allestimento e conservazione successiva), dall’altro sottraggono proprio quegli standards a verde che sono oltrechè il polmone, punti di socializzazione nei vari quartieri che, anziché essere annullati, andrebbero opportunamente sviluppati, attrezzati e salvaguardati.
4) ALTERNATIVA A TALE OPERAZIONE: operare in maniera esattamente inversa rispetto al trasportare le aree verdi in altri siti: attribuire alle aree in oggetto le cubature come ipotizzato dalla “variante 19”, ma “virtuali”, cioè da utilizzarsi in altro sito, con sviluppo esclusivamente in verticale sulla base di due indicazioni guida:
a) in aree ove il P.R.G. vigente prevede già possibilità la possibilità edificatoria, limitando comunque l’incremento della cubatura prevista a quella pari all’innalzamento di un piano su quanto attualmente eseguibile (in questa maniera non si potrà pertanto effettuare stravolgimenti rispetto a quanto previsto dal P.R.G. vigente, calando massicce cubature su pochi fabbricati) e comunque di una quota massima pari al …% rispetto alle attuali previsioni;
b) su fabbricati esistenti di tipo condominiale (pertanto acquisendo il diritto alla soprelevazione dai condomini stessi, che ne potranno di conseguenza trarre beneficio): poiché molti immobili pluripiano sono di epoca ’64-’68, nonché degli anni ’70-’75, presentano oggi scarse coibentazioni a livello di sottotetto e per molti di loro è giunto il momento di rifare la copertura: l’accordo con l’operatore, che ha acquisito “cubatura virtuale” dal Comune costituirebbe pertanto un contributo economico anche ai condomini stessi, che potrebbero cedere il diritto di sopraelevazione a fronte dell’esecuzione delle opere di rifacimento copertura e altre eventuali tipo tinteggiature facciate o simili. Quando l’edificio è del tipo uni-bifamiliare, la “cubatura virtuale” acquisita dall’operatore potrebbe assommarsi all’incremento del 20% attribuito dalla Legge Regionale, vincolando comunque l’utilizzo sempre in verticale, al fine di non consumare verde o area libera anche se privati. In entrambi i casi (sia condominiali che uni-bifamiliari) si potrebbe operare – come già succede in altre realtà non distanti – con pannellature leggere ad alta coibenza, rendendo pertanto poco invasive le opere quali trasporti e montaggi, non gravando fondazioni e strutture di carichi elevati e garantendo un’elevata coibenza termica all’intervento.
Il tutto costituirebbe, premessa come base la necessità del Comune di far cassa, una formula che, pur raggiungendo il risultato economico finale, non priva il territorio ed i suoi abitanti di quegli spazi che appunto perché necessari sono da sempre definiti “standards”, aggiungerei di qualità della vita.