I convegni che si sono succeduti durante le tre giornate hanno prodotto alcune sintesi sotto forma di “manifesti programmatici” dedicati a ciascuno dei temi trattati duranti le singole sessioni. E la Domenica, i rappresentanti di alcune delle organizzazioni ambientaliste presenti (Movimento nazionale Stop al Consumo del Territorio, Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e l’Astigiano, Legambiente, Comitato Rocchetta Gaia di Rocchetta Tanaro, Associazione Terra Boschi Gente e Memorie, Comitato per l’Ambiente e il paesaggio di Portacomaro, Comitato per la tutela e la valorizzazione del patrimonio territoriale di Cortiglione, Comitato Difesa Valtiglione di Mombercelli, Associazione Davide Lajolo) hanno addirittura voluto vergare e sottoscrivere un documento da cui emerge la necessità di offrire all’attenzione dell’opinione pubblica l’esigenza ormai indifferibile di una moratoria sulla costruzioni e il consumo del suolo fertile, dei paesaggi e degli ecosistemi.
A questo proposito desta allarme un’ulteriore proposta di insediamenti residenziali e commerciali alle porte di Asti, sedicenti Agrivillage o nuove Disenyland rurali, che sottrarrebbero ulteriore suolo destinato all’agricoltura.
Si auspica di imboccare una nuova strada, un ripensamento completo del patrimonio del suolo ricercando tutte le soluzioni possibili ed alternative al consumo di nuovo territorio, tra cui il riutilizzo del vasto e pregevole patrimonio edilizio inutilizzato di gran parte dei piccoli comuni astigiani.
Ecco ora in dettaglio i testi dei “manifesti” redatti:
MANIFESTO SUL CONSUMO DEL SUOLO
Premesso che la cementificazione del suolo costituisce una pratica irreversibile di utilizzo, che i ritmi attualmente in corso nel nostro paese non consentono più a breve uno sviluppo economico e sociale per le popolazioni, diventa fondamentale regolamentare questa pratica secondo alcuni principi condivisi dalle amministrazioni a tutti i livelli al fine di preservare la base per futuro sviluppo del territorio.
E’ bene ricordare che il suolo rimane il più grande luogo di immagazzinaggio dell’acqua, la cui capacità di assorbimento e di scorta supera ogni altra forma, compresi laghi e ghiacciai. Inoltre sulle superfici cementificate le precipitazioni si trasformano in forma torrentizia arrecando danno ai suoli e a quant’altro si trovi sul corso comprese le opere di insediamento. Danni che rientrano nella spesa pubblica a carico dei cittadini.
E’ provato che il paesaggio è una fonte di marketing insostituibile per la gran parte delle attività produttive, agroalimentari, turistiche, immobiliari; la compromissione della sua qualità diminuisce la competitività in modo irreparabile.Serve dunque un impegno immediato delle amministrazioni nei seguenti punti:
1) Valutare il suolo come un valore unico ed irripetibile ed evitarne ogni uso irreversibile quando non strettamente necessario;
2) nell’immediato provvedere a forme di compensazione con opportuni atti amministrativi;
3) al fine di evitare speculazioni provvede ad un atto legislativo che distribuisca oneri e plusvalenze da pratiche di cementificazione;
4) Si provveda anche a un provvedimento legislativo che porti a compensazione i territori integri con quelli usati in modo massiccio.
MANIFESTO: EDUCARE ALLA BIODIVERSITA’
L’Ente Parchi Astigiani propone nell’ambito della 1^edizione del Festival del Paesaggio Agrario il tema della biodiversità, con due iniziative nella Riserva Naturale della Valsarmassa, elaborando proposte educative finalizzate ad una visione dell’ambiente attenta alla sua complessità ed ai suoi equilibri, auspicando che la specie umana ne rispetti le condizioni ecologiche convivere e coevolvere al meglio con i sistemi naturali.
- La conservazione della biodiversità passa attraverso la conoscenza scientifica ed emotiva, la tutela e il rispetto dei luoghi che la ospitano;
- alle Aree Protette, anche alle più piccole, è affidato il compito di salvaguardare quella porzione di territorio in cui si concentrano maggiormente i valori naturalistici, ambientali e paesaggistici;
- le attività sul campo sono uno strumento indispensabile per instaurare un concreto rapporto con l’ambiente, esplorarlo e conoscerlo direttamente, prima che attraverso le sue rappresentazioni;
- le attività di educazione ambientale possono offrire un’occasione veramente significativa per educare alla diversità favorendo e sviluppando la capacità di mettersi in relazione con il mondo e con le diverse culture che in esso convivono, con un atteggiamento di “scoperta” e di “ricerca” della biodiversità grazie all’utilizzo di “nuovi occhi” con i quali guardare e interpretare l’ambiente;
- I percorsi di educazione alla e per la biodiversità promuovono attività di ricerca, scambio, esplorazione attraverso itinerari che facilitano la scoperta delle diverse culture e aiuta a maturare una visione meno antropocentrica e più rispettosa della fragile trama di relazioni che lega gli esseri viventi;
- nell’elaborazione delle attività, è essenziale favorire il coinvolgimento di diverse dimensioni, da quella individuale/sociale a quella locale/globale, in un continuo cambiamento di prospettiva, che porti alla promozione di conoscenza, rispetto, attenzione per ciò che è “vicino”, sino ad incoraggiare contemporaneamente una riflessione sul ruolo di ogni individuo nelle dinamiche del “lontano”.
- Gli stessi docenti devono porsi in un’ottica di ricerca e progettare un itinerario flessibile, facendo convergere i diversi contributi delle discipline curricolari in un approccio di tipo olistico secondo il quale il “tutto” e più della somma delle parti;
- la biodiversità considera la dinamica dell’ambiente determinata da un flusso che unisce natura e cultura e rappresenta anche come legame che mette in relazione le generazioni passate, presenti e future nel contesto della gestione dell’ambiente;
- lo studio della biodiversità ci rende consapevoli della responsabilità individuale e collettiva dell’uomo nel destino del nostro pianeta.
Oggigiorno le amministrazioni e gli enti pubblici che operano in contesti rurali o montani debbono garantire ed erogare servizi ai cittadini e manutenere il proprio territorio dovendo far fronte a sempre maggiori vincoli di bilancio; contemporaneamente essi debbono individuare validi strumenti per promuovere il proprio contesto territoriale in modo qualificato nei confronti di un mercato turistico sempre più attento alle tematiche ambientali e culturali.
L’individuazione di politiche e strumenti che promuovano e garantiscano la qualità e la vivibilità del territorio diventano l’unica risposta per conciliare con successo questi due aspetti altrimenti in conflitto, contribuendo anche alla ridefinizione di una identità territoriale altrimenti destinata a scemare.
E’ necessario quindi individuare politiche che tendano al perseguimento di obiettivi strategici quali:
- Il miglioramento della qualità della vita della comunità locale
- La creazione di sviluppo sociale ed economico delle comunità locale
- La tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali
- Il rafforzamento del senso di appartenenza dei residenti e la loro propensione ad aprirsi all’esterno
- L’incentivazione di comportamenti virtuosi da parte dei soggetti che operano e vivono sul territorio.
Gli strumenti attuativi possono essere individuati fra:
· L’adozione di sistemi certificati di qualità ambientale e turistica
· la creazione di un sistema di offerta (ricettiva, gastronomica, culturale, sportiva, ecc) di alta qualità ma legata alle peculiarità locali
· la definizione di reti ed accordi fra soggetti che favoriscano la fruizione sostenibile del territorio.
MANIFESTO SULLA PRODUZIONE DI QUALITA’
QUALITA’: parola abusata, perciò spesso vuota di significato. Quando è riferita al nostro vino, la qualità non è un concetto astratto, ma è espressione di realtà visibili e tangibili, come le nostre vigne, i nostri erti colli, resi fertili dal clima e dall’impegno dell’uomo.
Impegno fatto di passione, di conoscenza e di tanta fatica.
Per Vinchio – Vaglio la qualità non può essere una scelta, ma un obbligo.
Soltanto una qualità vera e riconosciuta ci permetterà di conservare la bellezza delle nostre colline e dare speranza ai nostri figli.
MANIFESTO SUL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESAGGIO ASTIGIANO
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (Art. 9 della Costituzione della Repubblica italiana).
Consapevoli del fatto che il paesaggio è componente fondamentale del Patrimonio culturale e naturale dell’Astigiano e che in ogni specifica realtà territoriale rappresenta un elemento basilare della qualità di vita delle popolazioni, concorrendo all'elaborazione delle culture locali;
Persuasi che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale, costituendo una risorsa straordinariamente favorevole all'attività economica, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato;
Desiderosi di pervenire ad uno sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l'attività economica e l'ambiente1
si dichiara
che chiunque alteri un paesaggio, lo modifichi o lo distrugga sottrae un bene non rinnovabile alla collettività ed una memoria materiale e spirituale che è l'identità di ciascuno2. Il paesaggio non può e non deve essere più considerato come bene illimitatamente disponibile e gratuito3. Il paesaggio appartiene infatti a tutti gli individui che in esso vivono e si riconoscono, richiedendo quindi a ciascuno il dovere di averne cura per le generazioni future4.
Preambolo. Gli Stati membri del Consiglio d'Europa, firmatari della presente Convenzione considerando che il fine del Consiglio d'Europa è di realizzare un'unione più stretta fra i suoi membri, per salvaguardare e promuovere gli ideali e i principi che sono il loro patrimonio comune, e che tale fine è perseguito in particolare attraverso la conclusione di accordi nel campo economico e sociale, desiderosi di pervenire ad uno sviluppo sostenibile fondato su un rapporto equilibrato tra i bisogni sociali, l'attività economica e l'ambiente; constatando che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro; consapevoli del fatto che il paesaggio coopera all'elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell'Europa, contribuendo così al benessere e alla soddisfazione degli esseri umani e al consolidamento dell'identità europea;riconoscendo che il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone considerate eccezionali, come in quelle della vita quotidiana;osservando che le evoluzioni delle tecniche di produzione agricola, forestale, industriale e pianificazione mineraria e delle prassi in materia di pianificazione territoriale, urbanistica, trasporti, reti, turismo e svaghi e, più generalmente, i cambiamenti economici mondiali continuano, in molti casi, ad accelerare le trasformazioni dei paesaggi; desiderando soddisfare gli auspici delle popolazioni di godere di un paesaggio di qualità e di svolgere un ruolo attivo nella sua trasformazione; persuasi che il paesaggio rappresenta un elemento chiave del benessere individuale e sociale, e che la sua salvaguardia, la sua gestione e la sua pianificazione comportano diritti e responsabilità per ciascun individuo;tenendo presenti i testi giuridici esistenti a livello internazionale nei settori della salvaguardia e della gestione del patrimonio naturale e culturale, della pianificazione territoriale, dell'autonomia locale e della cooperazione transfrontaliera e segnatamente la Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale d'Europa (Berna, 19 settembre 1979), la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico d'Europa (Granada, 3 ottobre 1985), la Convenzione europea per la tutela del patrimonio archeologico (rivista) (La Valletta, 16 gennaio 1992), la Convenzione-quadro europea sulla cooperazione transfrontaliera delle collettività o autorità territoriali (Madrid, 21 maggio 1980) e i suoi protocolli addizionali, la Carta europea dell'autonomia locale (Strasburgo, 15 ottobre 1985), la Convenzione sulla biodiversità (Rio, 5 giugno 1992), la Convenzione sulla tutela del patrimonio mondiale, culturale e naturale (Parigi, 16 novembre 1972), e la Convenzione relativa all'accesso all'informazione, alla partecipazione del pubblico al processo decisionale e all'accesso alla giustizia in materia ambientale (Aarhus, 25 giugno 1998); riconoscendo che la qualità e la diversità dei paesaggi europei costituiscono una risorsa comune per la cui salvaguardia, gestione e pianificazione occorre cooperare;desiderando istituire un nuovo strumento dedicato esclusivamente alla salvaguardia, alla gestione e alla pianificazione di tutti i paesaggi europei hanno convenuto quanto segue (…)
Rilevato che ogni trasformazione sul territorio comporta delle ricadute sul paesaggio, che possono avere effetti sia nell'intorno immediato che a lunga distanza sia nel breve che nel lungo periodo e che di norma i progetti tecnici responsabili delle trasformazioni non sono tenuti a farsi carico del problema; considerato che la maggior parte dei danni al paesaggio provocati da interventi antropici sono ancora lungi dall'essere valutati con procedure soddisfacenti e conseguentemente attribuiti ai rispettivi agenti e che il paesaggio non deve più essere disponibile come bene gratuito (…)