di Paolo X Viarengo,
«E poi, stimato Direttore, quella meschina citazione del canone di locazione di 5.500 Euro riconosciuto dalla Wind al Comune, riportata dal disinformato giornalista nel suo articoletto, quasi fossero i 30 denari del tradimento evangelico! Ma lo sa questo signore che Cinaglio è un paese che sorge in un’area economicamente depressa? Che è quasi privo di attività economiche che lo sostengono, che deve convivere con servizi che sovente sono disservizi? Lo sa che, per il nostro modesto bilancio, 5.500 Euro all’anno possono consentirci di fare qualcosa per i cittadini che prima non potevamo fare? Allora anziché cercare uno scoop che non esiste, propinando ai lettori un’interpretazione approssimativa e sensazionalistica, meglio avrebbe fatto l’autore del pezzo a controllare le sue fonti interpellando questa Amministrazione, la quale ben volentieri gli avrebbe illustrato i dettagli del progetto, l’impegno profuso per ottenerlo e lo scrupolo che ha ispirato il processo autorizzativo dell’opera fin dai suoi inizi...
... Ne sarebbe uscito un testo più equilibrato, rispettoso delle realtà e delle necessità della nostra comunità, piuttosto che un articoletto maligno nel quale evidente appare l’intento di instillare paure e riprovazioni immotivate» così scriveva il sindaco di Cinaglio, Flavio Miniscalco, tramite Pec del 22 giugno 2020 a “La Gazzetta d’Asti”, sotto cui falso nome, collaboro: cioè senza la X tra nome e cognome.
L’oggetto degli strali del sindaco era un articolo pubblicato due giorni prima su quella stessa testata a mia firma. All’epoca, avendo appreso della notizia dell’installazione di un ripetitore Wind tre, scrissi che «svetterà con i suoi 33 metri, sulla testa della chiesetta romanica del XII secolo di San Felice di Cinaglio. Gioiello romanico inserito in vari testi d’arte, con abside romanico e frontale barocco. La Wind, installatore, pagherebbe 5.500 euro al Comune di Cinaglio in due tranche, con un contratto iniziale di 9 anni».
Cioè la verità, senza voler offendere nessuno, ma scoperchiando involontariamente un vaso di Pandora, peraltro, già mezzo aperto.
L’Associazione “Ilovesanfelice” e molti cittadini hanno sempre sostenuto di non essere mai stati messi al corrente, pienamente, della reale invasività dell’antennone, fino alla lettura del giornale: un brutto obelisco, alto come un palazzo, a rovinare lo skyline di uno dei posti più suggestivi ed importanti del paese. Il tutto però parte ancora da prima. Dal settembre 2019 quando il comune di Cinaglio firma, con Wind tre, un contratto di 9 più 9 anni, al canone già scritto, per l’installazione.
A maggio 2020 partono i lavori ed una larga parte della cittadinanza insorge in difesa della chiesetta: gioiello architettonico di grande valenza storico-artistica, riconosciuto, già come tale, con Notifica Ministeriale del 1908. L’edificio, a pianta rettangolare, è lungo 12,50 m e largo 5,90 m. Sul lato rivolto a sud, il corpo aggiunto rettangolare si addossa, dall’esterno, ad una cappella preesistente: con muratura a vista. All’interno c’è un fregio di gesso e puttini di stucco nell’arco trionfale e sul pavimento lastre tombali di pietra. Nell’abside, invece, vi sono affreschi della fine del Quattrocento: Cristo in mandorla nel catino e teoria degli Apostoli con Gesù al centro, nel cilindro «Per noi vecchi cinagliesi – spiegano i difensori della chiesetta- la chiesa è sacra, in quanto nota sede di antiche sepolture. Mai sarebbe passata per l’anticamera del cervello una simile operazione, considerata alla stregua di una profanazione».
E a difesa delle sue scelte, scende in campo anche il Comune di Cinaglio «L’Amministrazione Comunale di Cinaglio – si legge in un volantino dai toni rivoluzionari - lotta per dare al paese la telefonia cellulare ed internet: è una questione di libertà» Ed il pensiero non può che correre a Benjamin Franklin, relatore della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America nel 1776, ed al suo parafulmine. Se la lotta è un po’ più bassa, non lo è di certo il moderno parafulmine.
Dopo petizioni, manifestazioni, “articoletti maligni di giornalisti disinformati” arriva la Soprintendenza alle belle arti ed al paesaggio, che riconosce il valore storico e paesaggistico del sito e blocca i lavori.
Il 23 febbraio scorso, il Tar non blocca la decisione della soprintendenza come invece richiesto nel ricorso proposto nientepopodimenchè da Wind Tre, e anche dal Comune di Cinaglio, riservandosi di emettere sentenza.
Ora è arrivata la sentenza del Tar, pubblicata il 19 gennaio, che riconosce tutto quanto da sempre sostenuto dai molti cittadini di Cinaglio e confermato dalla soprintendenza. L’antennone non si farà lì. La splendida chiesetta di San Felice potrà continuare a dare suggestioni agli abitanti ed a chi vorrà visitarla essendo inserita, a buona ragione, in circuiti turistici.
Il Comune non incasserà i 5.500 euro e dal suo bilancio toglierà anche, circa, 7.000 euro di spese legali. Il basamento dell’antennone, verrà tolto, a spese di chi non si sa ancora, o forse rimarrà. Come monumento ad un folto gruppo di inermi cittadini che, senza mezzi finanziari ma con la forza del buon senso, hanno, per una volta, avuto ragione sul loro stesso Comune e su un colosso come Wind tre.