Città libere dai pesticidi? Esistono e sono tante (e pure nel cuneese)

È stato lanciato anche in Italia il progetto europeo “Città Libere dai Pesticidi” (“Pesticide Free Towns”), rete di comunità che hanno azzerato o ridotto al minimo l’uso dei pesticidi sul loro territorio in favore di alternative sostenibili, naturali ed ecologiche, allo scopo di tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente e garantire una migliore qualità della vita. La rete “Città Libere da Pesticidi” è un’iniziativa di “PAN-Pesticide Action Network Europe” (network internazionale formato da circa 600 ONG) ed è in linea con la Direttiva europea 2009/128/C sull’Utilizzo Sostenibile dei Pesticidi ...

{jcomments on}Già prima dell’entrata in vigore di questa Direttiva, alcuni Stati Membri avevano vietato l’uso dei pesticidi nelle aree pubbliche, urbane e “non agricole”, come la Danimarca che sin dal 1998 ha introdotto il divieto progressivo ai pesticidi, diventato (quasi) assoluto nel 2006, con una riduzione dell’uso dei prodotti chimici che ha superato il 90%. Anche in Italia sono diversi i Comuni che, in modo autonomo, hanno recepito e attuato la Direttiva europea bandendo i pesticidi dal loro territorio, mentre il Comune di Malles Venosta (Bolzano) nel 2014 ha chiamato a decidere su questo tema la cittadinanza, indicendo un referendum propositivo a quorum zero che ha riportato un risultato storico: i cittadini, che in maggioranza sono coltivatori di mele, hanno detto basta a fertilizzanti e prodotti chimici. Ma, si sa, il vento non conosce confini e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’esposizione massiccia ai pesticidi non riguarda solo le nostre campagne, ma anche le aree urbane.

Il network “Città Libere dai Pesticidi”, infatti, nasce con due scopi precisi e importanti. Il primo è sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che il 70% della popolazione europea vive nelle città e che i pesticidi non sono utilizzati solo dalle aziende agricole, ma anche dalle amministrazioni locali nei parchi pubblici e nei parchi giochi, nelle aree verdi di asili, scuole e campi sportivi, ai lati dei marciapiedi e nelle aree cimiteriali, per non parlare dell’uso di prodotti chimici nei giardini privati. Di conseguenza, anche chi vive nelle aree urbane è esposto ogni giorno, direttamente o indirettamente, a miscele di pesticidi potenzialmente cancerogeni e molto pericolosi per la salute – come conferma il crescente numero di pubblicazioni e prove scientifiche che dimostrano gli effetti nocivi dei pesticidi sull’uomo (in particolare bambini e neonati) e sulla biodiversità. 

La seconda finalità della rete è riunire in una massa critica tutte le città europee già impegnate (o che vogliono impegnarsi) ad eliminare l’uso della chimica fornendo loro una piattaforma unica all’interno della quale le comunità possano condividere esperienze, conoscenze e informazioni utili e darsi supporto reciproco. Il network delle Città Libere dai Pesticidi, che non comporta alcun onere per le amministrazioni che aderiscono, vuole essere uno strumento di visibilità per i comuni virtuosi in questo senso ma, soprattutto, un canale di scambio di buone pratiche e uno strumento efficace per incrementare il profilo verde delle nostre città.

Tra le città europee aderenti alla Rete spicca Copenaghen: “Copenaghen non utilizza pesticidi nelle zone urbane. Non si usano più da molti anni”, ha dichiarato Morten Kabell, Assessore all’Area Tecnica e Ambientale della capitale danese. “I risultati che abbiamo ottenuto usando metodi alternativi per la prevenzione delle piante infestanti sono così positivi che una reintroduzione dei pesticidi è fuori discussione. L’amministrazione tecnica e ambientale ha raggiunto una conoscenza molto approfondita dei metodi alternativi per il controllo delle infestanti e intende condividerla con le altre città, affinché si possa proteggere l’ambiente e l’acqua potabile a livello globale. Il controllo chimico delle infestanti ormai è diventato superfluo grazie allo sviluppo di nuove conoscenze, di validi metodi alternativi e dell’accresciuta consapevolezza sull’importanza della biodiversità. Secondo noi i prodotti chimici dovrebbero essere totalmente vietati”.

I pesticidi sono generalmente considerati dalle amministrazioni pubbliche la scelta più economica a breve termine e le loro conseguenze a lungo termine sulla salute pubblica e sull’ambiente vengono spesso ignorate. La rete “Città Libere dai Pesticidi”, al contrario, mira ad aumentare la consapevolezzapolitica dell’importanza di dire no ai pesticidi a tutti i livelli e a dimostrare che la prevenzione, nel lungo termine, paga sempre e che l’eliminazione dei pesticidi non porta inevitabilmente alla proliferazione di piante spontanee e infestanti.

Oltre ai metodi ecologici e naturali che contrastano la crescita delle erbacce, è molto importante riorganizzare le aree pubbliche in modo da ridurre al minimo la crescita della vegetazione spontanea. La pacciamatura è una buona soluzione (anche se non è sempre duratura), così come creare zone con fitta vegetazione o prediligere le piante tappezzanti su argini e scarpate, in modo da limitarne l’erosione e al tempo stesso migliorarne l’estetica. Per le superfici molto estese, invece, andrebbero privilegiati i prati fioriti con piante annuali e perenni che hanno una fioritura costante durante tutto l’anno, come insegna l’esperienza del Belgio.

Le strategie principali per combattere le piante invasive sono due: la prevenzione (come il divieto di introdurre specie nuove o esotiche in favore delle specie autoctone, favorendo il mantenimento della biodiversità) e il controllo, che consiste sia nel monitorare la crescita di certe specie sia nel coinvolgere la cittadinanza fin dall’inizio della transizione: è importante che i residenti siano correttamente informati sui propri doveri relativi alla gestione degli spazi pubblici, dei quali tutti sono corresponsabili. “Il 1 luglio 2009 la città di Gand”, ha spiegato il sindaco Daniël Termont, “ha deciso di non usare più pesticidi. Le aree verdi pubbliche sono state risistemate in modo da contenere le piante infestanti e anche i cittadini fanno la loro parte: hanno il dovere mantenere decoroso il tratto di strada davanti alla propria abitazione. Crediamo che liberare le città dai pesticidi sia una delle tappe essenziali per renderle sostenibili”. 

Della rete “Città Libere dai Pesticidi” fanno parte anche i comuni italiani di Varese, Ragusa, Malles (Bolzano), Occhiobello (Rovigo), Volvera (Torino), Bastida Pancarana (Pavia), Robilante, Morozzo e Barge (tutti in provincia di Cuneo) e Lozzolo (Vercelli) che hanno ottenuto risultati apprezzabili, come illustra Antonio Zanotto, Assessore all’Ambiente della città di Ragusa: “Da tempo, la nostra migliore pratica è stata sostituire il glifosato con il vapore a 400° C per il diserbo delle aree verdi pubbliche. Usiamo anche trituratori per lasciare la falciatura direttamente sul posto”. Soddisfatti anche Mauro Fissore, sindaco di Morozzo, che afferma: “Già da un anno non usiamo più pesticidi nelle aree pubbliche. Giardini, marciapiedi ed altre aree del comune vengono liberati dalle erbe infestanti con mezzi meccanici, decespugliatori, molto spesso anche manualmente”, e Roberto Sella, sindaco di Lozzolo, che sottolinea: “Nelle aree pubbliche usiamo solo aceto e metodi manuali o meccanici, senza l’utilizzo di alcun prodotto chimico. Abbiamo riscontrato un costo più basso nel reperimento del materiale, ma un maggiore impegno lavorativo e più ore da dedicarvi. Ma, ovviamente, questa scelta comporta indubbi benefici per la salute e per l’ambiente”.

metodi usati dalle città che hanno aderito alla Rete, quindi sono i più diversi – si va dal diserbo manuale, a quello meccanico, al vapore, ai decespugliatori elettrici, tagliasiepi, trituratori, ecc. – ma si tratta di metodi sostenibili che risultano essere molto efficaci e, soprattutto, non nocivi per la salute umana e per la biodiversità.

Come ha dichiarato Carlo Petrini, Presidente di Slow Food, a sostegno del progetto europeo “Città Libere dai Pesticidi”: “Ognuno di noi ha il diritto di vivere in un ambiente sano, privo di pesticidi. Allo stesso tempo, ognuno di noi è responsabile della salute e della bellezza dei paesaggi che ci circondano. È compito dei Comuni aprirsi al dialogo con i cittadini per trovare soluzioni condivise e sviluppare proposte per spazi urbani liberi da pesticidi, dove si coltivino biodiversità e convivialità, per il benessere di tutti. Solo così avremo città dinamiche e rigogliose”.

Tratto da Italia che cambia

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