di Carla Fedele*.
Modena, 1 marzo 2018. Nevica oggi e io mi devo recare a scuola, non mi fido di prendere la bici. Ho il turno di pomeriggio. Confesso di non avere la cultura dell’autobus, venendo dal Sud so che non ci puoi contare più di tanto se hai un orario da rispettare, perciò quand’è possibile parto prima e vado a piedi. Così anche stavolta! E poi ora voglio fare un esperimento di car sharing improvvisato sulla fiducia: proverò a chiedere qualche passaggio. L’idea mi diverte tantissimo, vedere la gente come reagisce ...
Comincio subito col mio vicino che incontro in ascensore, certo lui si fida, ma va da tutt’altra parte della città e non mi va di fargli cambiare giro, quindi lo rassicuro che posso fare altrimenti e vado.
Mi incammino e sbircio nelle poche auto che passano per capire chi posso provare a fermare, ho bisogno pure io di fidarmi. A un primo accenno provo Il classico gesto dell’autostop ma nessuno si ferma, capisco che la gente non si immagina neanche che una donna adulta, possa chiedere un passaggio. Individuo così un giovanotto, non molto più piccolo di me, che sta attraversando la strada per andare alla sua macchina che è parcheggiata lì, lo raggiungo e busso al suo finestrino. Lo abbassa cauto e gli spiego che vorrei un passaggio verso la mia scuola. Non va in quella direzione ma se voglio, mi può portare trecento metri più giù. Mi sembra già qualcosa, volentieri accetto.
Davvero pochi istanti, giusto il tempo di dire quanto nevica e scendo, non ci siamo nemmeno detti i nomi! Questo passaggio mi dà slancio, corro subito verso un’altra auto con a bordo una donna e un ragazzo di origine migrante. Immagino che non si spaventeranno e infatti mi prendono subito a bordo e lei mi spiega che non può portarmi fino a scuola ma al semaforo in fondo alla strada che sta a circa un chilometro. La ringrazio e le dico che va bene, sono quasi a metà strada e anche in anticipo. Abbiamo il tempo di salutarci, si chiama Margherita, le dico il mio nome e dove insegno e augurandoci una buona giornata di neve ci lasciamo. Ci vuole poco a fare un chilometro in macchina.
Mi invade un certo entusiasmo, dicono che la gente ha paura, ma io mi fido delle persone e loro si stan fidando di me.
Cammino un po’ di strada. Sono quasi arrivata ma volentieri prenderei un altro passaggio. Quasi quasi ci riprovo. Ne vedo un’altra di persona che sta per ripartire dall’auto parcheggiata, gli busso come prima e anche lui mi dice che può portarmi per un pezzo. Andiamo e mentre ci guardiamo un po’ meglio ci riconosciamo. È Giovanni, un istruttore della palestra che frequento. Gli spiego come mi sto recando a scuola stamattina e mi dice che ho fatto bene, poi noi ci conosciamo! Sì, ha ragione ci conosciamo e io lo so che ho fatto bene. Sono praticamente a scuola, pochi metri e tanta felicità.
Lo sapevo, ci si può fidare delle persone, dobbiamo essere disponibili a farlo. Al rientro l’ho rifatto e ho beccato due colleghi ci è mancato poco che mi portassero sotto casa. Loro mi avevano riconosciuta, io no! Beh, direi che l’esperimento è riuscito, il car sharing si può fare, fidiamoci.
Oh, mi sovviene una domanda. Visto che la neve ci rallenta, sarà stato il ritmo diverso della giornata ad aiutarmi con la mia prova?
*Insegnante.
Tratto da: https://comune-info.net/2018/03/neve-car-sharing-sulla-fiducia/