A cura di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta.
I dati di inizio 2017 non lasciano spazio ad interpretazioni: siamo di fronte ai peggiori livelli di smog degli ultimi 4 anni. Le famigerate polveri sottili e ultra sottili, PM10 e PM2.5, hanno raggiunto nei capoluoghi piemontesi valori non solo oltre i limiti di legge ma superiori anche di due o tre volte. E’ il caso di Torino, Asti, Alessandria, Vercelli e Novara, ma anche delle tradizionalmente meno critiche Cuneo, Biella e Verbania dove i valori hanno segnato comunque un’inversione di tendenza negativa ...
A Torino la centralina Arpa che ha fatto registrare a gennaio le peggiori prestazioni per le PM10 è Grassi, all’incrocio tra via Reiss Romoli e via Veronese, con 26 superamenti giornalieri, consumando così in appena un mese i due terzi del “bonus annuale” di 35 giornate previsto per legge. Allarmanti anche il valore medio di 82 mg/mc e il picco registrato il 9 gennaio di 151 mg/mc, a fronte dei 50 mg/mc di media giornaliera consentiti e dei 20 mg/mc indicati dall’OMS come riferimento per la tutela della salute pubblica. Confrontando questi valori con quelli registrati negli ultimi anni è evidente l’inversione di tendenza: nel 2014 i superamenti erano 23, 10 nel 2015 e 20 nel 2016, il valore medio si attestava invece a 67 mg/mc nel 2014, 57 mg/mc nel 2015 e 69 mg/mc nel 2016. In netta crescita anche le polveri PM2.5 misurate dalla stazione di piazza Rebaudengo che nel giro di 4 anni passano da 30 mg/mc a 70 mg/mc.
Ad Asti a conquistare la maglia nera è la centralina posizionata nel cortile della scuola Baussano in corso Don Minzoni con 25 superamenti giornalieri per le PM10, una media di 72 mg/mc e un picco di 129 mg/mc registrato il 31 gennaio. Mai così numerosi gli sforamenti dal 2014 quando si attestavano a 14, per poi passare a 21 nel 2015 e scendere ai 16 dell’anno scorso.
L’inversione di tendenza è netta anche ad Alessandria che alla centralina D’Annunzio passa dai 19 sforamenti del 2014 ai 10 del 2015, ai 16 del 2016 fino ad arrivare ai 23 superamenti di quest’anno. Nella stessa centralina il valore medio è passato nel giro di quattro anni da 54 a 67 mg/mc. Ma è Novara ad avere il primato dei valori massimi raggiunti nel mese di gennaio: alla centralina di viale Roma il 31 gennaio le PM10 hanno raggiunto i 155 mg/mc e, sempre lo stesso giorno ma nella centralina di viale Verdi, le ancor più fini e dannose PM2.5 hanno raggiunto il valore record di 127 mg/mc contro i 25 mg/mc di media previsti dalla legge.
L’anno dello smog è iniziato male anche a Vercelli con 20 superamenti dei limiti delle PM10 in un mese (nel 2014 a gennaio erano 14) e un valore medio di 60 mg/mc (contro i 46 mg/mc di gennaio 2014) registrati dalla centralina Arpa Gastaldi. Valori più contenuti ma in netta inversione di tendenza anche a Biella dove alla centralina Sturzo si passa in quattro anni per le PM10 da 1 a 7 superamenti e da 22 a 36 mg/mc di media; a Cuneo, dove alla stazione Alpini si passa dagli 0 superamenti di gennaio 2014 ai 7 di quest’anno con una media che cresce da 16 a 36 mg/mc; a Verbania dove si sono registrate 4 giornate oltre i limiti e 31 mg/mc di media a fronte degli 0 sforamenti e 19 mg/mc di media del 2014.
“L’evidente inversione di tendenza negativa mette in luce come negli anni non siano state adottate politiche strutturali efficaci per combattere l’inquinamento, soprattutto quello causato dal traffico. Quest’anno è stato sufficiente il mese di gennaio a far bruciare a gran parte delle città della nostra regione i due terzi del bonus annuale dei 35 giorni previsto per le PM10, con valori superiori anche di due o tre volte ai limiti di legge, tutto ciò con pesanti conseguenze sulla salute pubblica -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. I valori registrati non fanno altro che confermare l’urgenza di importanti politiche antismog su cui Regione e Comuni non possono più prendere tempo. Il blocco generalizzato dei diesel Euro3, già adottato dall’Emilia Romagna, non è più rinviabile e deve essere solo il primo di una serie di provvedimenti che puntino ad una forte riduzione del traffico privato nei centri urbani, che vada oltre le categorie d’omologazione delle auto, e che sappia offrire alternative competitive nel trasporto pubblico e nella mobilità non motorizzata. Una strada segnata, intrapresa da gran parte delle città europee che si sono poste l’obiettivo di liberare le città dalle automobili”.
Per limitare l'ingresso nei centri abitati di veicoli inquinanti e per favorire la mobilità dolce e l'uso di veicoli più efficienti e a zero emissioni, per Legambiente è fondamentale istituire zone a pedaggio urbano (sul modello dell’AreaC milanese) e implementare una differente politica tariffaria sulla sosta. I ricavi ottenuti devono essere interamente vincolati all’efficientamento del trasporto pubblico locale e di forme sostenibili di mobilità. Bisogna rendere così le auto l’ultima delle soluzioni possibili per gli spostamenti dei cittadini.
Oggi il Piemonte continua ad avere invece il record di auto per numero di abitanti: il tasso di motorizzazione arriva a 62 auto ogni 100 abitanti a Torino o ai 69 di Cuneo e Biella, contro le 25 auto ogni 100 abitanti di Amsterdam e Parigi o le 31 di Londra. Occorre ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici e moltiplicare le zone 30, in cui imporre il limite di velocità massimo di 30 km/h. Centri urbani completamente sicuri e rinnovati, in grado di tornare a respirare anche grazie alla creazione di nuovi spazi verdi e alla piantumazione di nuovi alberi in città, nelle vie del centro e delle periferie, ma anche sugli edifici e sui tetti perché le alberate svolgono un’altra funzione importante: riparano gli edifici dal calore e dal freddo con un risparmio stimato del 10% dell'energia necessaria per regolare la temperatura di un edificio e quindi di emissioni.
Tutte misure che per Legambiente devono essere portate avanti dai Comuni e trovare spazio nel nuovo Piano antismog regionale promesso dall’assessore all’Ambiente Valmaggia per la prossima primavera.