di Federico Sandrone, Forum nazionale Salviamo il Paesaggio.
Il 12/5/2016 è stato approvato in prima lettura alla Camera il disegno di legge rubricato “contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato” (A.C. 2039 Governo e abb.). L’attuale testo poco alla volta, per il tramite di specifici e mirati emendamenti approvati prima dalle Commissioni Riunite Ambiente ed Agricoltura della Camera e poi dall’Aula (su proposte dell’A.N.C.I.), è stato completamente svuotato delle disposizioni che realmente potevano contribuire a contenere il consumo di suolo ...
Nella fattispecie si segnalano le fuorvianti definizioni di “superficie agricola, naturale e seminaturale” e di “area urbanizzata” che con tutte le varie “eccezioni” introdotte manderanno in frantumi gli attuali metodi di analisi e conteggio del consumo di suolo e le relative banche dati (nazionali e regionali), l’introduzione dei “compendi agricoli neorurali” che prevedono la possibilità di insediare delle destinazioni che nulla hanno a che fare con le aree agricole in cui ricadono, l’introduzione di alcune “misure di incentivazione” che prevedono la possibilità (peraltro in deroga agli attuali piani urbanistici comunali) di effettuare interventi di demolizione e ricostruzione su buona parte del patrimonio edilizio esistente, anche quello storico, architettonico e tradizionale non ricompreso nei centri storici e non oggetto degli specifici “vincoli ministeriali”; infine con le “disposizioni transitorie e finali” inerenti il periodo di salvaguardia (la c.d. “moratoria”) che dovrebbe essere necessario per la definizione del suolo ancora consumabile, si sono introdotte talmente tante “eccezioni” e “fatti salvi” che praticamente tutte le previsioni dei vigenti piani urbanistici comunali (aree funzionali all’ampliamento delle attività produttive esistenti, lotti interclusi, aree di completamento, aree a servizi previste dai vigenti piani comunali ed aree di nuovo impianto soggette ai piani di lottizzazione) e qualsivoglia previsione di opera pubblica o di pubblica utilità (inserita o meno negli strumenti di programmazione delle pubbliche amministrazioni), o sono fatte salve direttamente dall’articolato o potranno essere messe in salvo con la presentazione di semplici istanze prima dell’entrata in vigore della legge.
L’unica “positività” di un certo interesse di detto articolato risulta essere l’introduzione del “censimento degli edifici e delle aree dismesse, non utilizzate o abbandonate esistenti” (su cui tanto si è battuto il Forum Salviamo il Paesaggio), quale presupposto per valutare la necessità o meno di un nuovo consumo di suolo, per il resto si potrebbe sintetizzare l’attuale testo come una “legge per l’incentivazione del consumo di suolo”.
Questo è quello che praticamente sta succedendo anche in Piemonte, dove dopo alcune dichiarazioni di componenti della Giunta regionale comparse sui quotidiani nazionali all’inizio del 2015, in merito alla necessità di impedire la cementificazione su suolo vergine (“E’ necessario fotografare i suoli fertili e tracciare un perimetro definitivo degli agglomerati urbani e dire che oltre quei confini non si va più. Sono centinaia le case vuote: costruirne di nuove è pura speculazione”), il Consiglio regionale in data 17/11/2015 in un silenzio assordante, ha approvato a maggioranza (con la sola esclusione del M5S) la mozione n. 548 (*) che in sostanza impegna la Giunta regionale a fare salve tutte le aree previste come edificabili ma non ancora attuate dei vigenti P.R.G., nella fattispecie “a dare garanzia agli enti pubblici ed alle attività imprenditoriali per quanto riguarda le programmazioni e gli investimenti pregressi alla luce della normativa e delle pianificazioni vigenti”, oltreché “a sollecitare, nell’attuale fase di esame alla Camera del disegno di legge n. 2039, interventi emendativi al fine di fare salve, all’articolo 11 le aree conformate nei Piani Regolatori Generali vigenti alla data di approvazione della legge” ed a “consentire un agevole processo di riduzione delle aree conformate quando l’istanza è promossa da richiesta volontaria”.
A vedere ora il testo approvato alla Camera, posso tranquillamente affermare che il trio “Chiamparino-Fassino-ANCI” ha completamente raggiunto l’obiettivo, addirittura “indirizzando” il legislatore statale.
Rilevo che per la sola Provincia di Torino i dati ufficiali parlano di circa 4.700 ettari di aree “in pancia” dei vigenti P.R.G. non ancora attuate, quindi capite che stiamo parlando di migliaia e migliaia di ettari nell’intera penisola.
Infine segnalo che i primi “risultati operativi” in Piemonte li vedremo prossimamente, con l’approvazione del Piano paesaggistico regionale, in quanto nemmeno per le aree soggette a vincolo paesaggistico dichiarate dal Ministero come di “notevole interesse pubblico” (tra questi i c.d. “galassini”, ma non solo), si è avuto il coraggio di “toccare/incidere/ridurre” le previsioni edificabili dei vigenti P.R.G., questo in base alla prima citata mozione 548/2015, quindi è chiaro che se già la Regione Piemonte per le aree a maggior pregio paesaggistico non ha il coraggio di ridurre le previsioni edificabili non ancora attuate, come si può pensare che queste riduzioni possano essere attuate spontaneamente e su base volontaria in aree di minor pregio paesaggistico ?
(*) Mozione 17/11/2015 n. 548 scaricabile al seguente link: http://www.cr.piemonte.it/mzodgint/jsp/AttoSelezionato.jsp?ATTO=100548