di Alessandro Mortarino.
Un nuovo studio americano pubblicato su "Nature Climate Change" sta generando un ampio dibattito tra i produttori vitivinicoli di tutto il mondo. Il lavoro scientifico spiega analiticamente come il surriscaldamento provocato dall’uomo abbia già determinato l'anticipo medio della vendemmia di ben 2 settimane rispetto al 1980 e di come il cambiamento climatico minacci di stravolgere l'attuale geografia enoica, specie nelle zone a più alta vocazione. Con l'aumento delle temperature i vigneti rischiano di non resistere ed è, infatti, già in atto una profonda "migrazione". Che Altritasti aveva già raccontato nel febbraio 2008 ...
Otto anni fa non pensavamo di essere affatto "originali" nel divulgare quel tipo di informazione che era già pienamente disponibile e nota a ricercatori e istituzioni e, naturalmente, non ci interessava disseminare note di sensazionalismo, di catastrofe imminente, di fine epocale. Semplicemente era nostra intenzione avvisare tutti i "naviganti" su un dato di fatto, di cui prendere atto e preoccuparsi. Prima che fosse tardi.
Lo studio degli scienziati statunitensi ci conferma che è già (troppo) tardi.
Ogni grado centigrado di riscaldamento fa anticipare le vendemmie di sei o sette giorni e questo dato fa presupporre che, entro il 2050, circa due terzi delle regioni del vino odierne non avranno più climi adatti per far prosperare i vitigni abituali, sconvolgendo le peculiarità di tutti i principali terroir. Le previsioni fanno supporre che i vigneti californiani di Chardonnay dovranno trovare una nuova sede naturale a Washington o nella British Columbia, mentre il sud dell'Inghilterra pare adatto a diventare la regione del nuovo champagne. Facile intuire che anche barbere e nebbioli avranno necessità di climi più freschi (la Svizzera è vicina al Piemonte, che potrà dedicarsi alla produzione di Chianti ...).
Fantascienza ? Direi di no, se pensiamo che una delle maison più note dello Champagne, Taittinger, ha già acquistato 69 ettari nel Kent, vicino a Canterbury, per far crescere vigne di Chardonnay, Pinot Meunier e Pinot Nero, le stesse usate per creare Champagne. Vigne pregiate al posto delle mele.
Taittinger prevede dal 2021 di produrre con quelle uve circa 300 mila bottiglie l’anno per uno spumante che Pierre-Emmanuel Taittinger, in una intervista alla France Presse, promette di “grande qualità”, aggiungendo che “il cambiamento climatico è come la terza guerra mondiale: una emergenza assoluta".
Direi di no, se pensiamo anche alla crescita della coltivazione di ulivi nella Pianura Padana o in provincia di Sondrio, al fatto che metà della produzione nazionale di pomodoro o di grano duro è originata in campi del nord Italia, che in Sicilia (ai piedi dell'Etna) si sta sviluppando la coltivazione del tropicale avocado o a Cefalù lungo le spiagge si possono raccogliere banane gustose ed invitanti.
Vi riproponiamo la lettura del nostro "vecchio" articolo, terribilmente (purtroppo) quanto mai attuale. Augurandoci meno miopia nel valutare e prevedere i grandi cambiamenti che nei prossimi decenni tutta l'agricoltura mondiale dovrà sapere governare per rispondere ad un aumento demografico già ben calcolabile, alla diminuizione delle aree fertili, agli scenari sociali che - ci piaccia oppure no - verranno generati da una crisi ambientale di proporzioni gravissime.
Che non sembrano, però, minimamente preoccuparci ...
Ecco il nostro articolo del 2008: https://www.altritasti.it/index.php/archivio/ambiente-e-territori/160-coltivare-viti-da-champagne-in-inghilterra-e-barbere-in-sviz