Coltivare viti da Champagne in Inghilterra e Barbere in Svizzera ...

di Alessandro Mortarino.
ImageNon è sempre chiaro a tutti il significato di termini quali “effetto serra” oppure “cambiamento climatico”. Per spiegarlo meglio, possiamo partire da qualche caso pratico, che ci tocchi “intimamente” nelle nostre abitudini e certezze quotidiane.
Da anni, circola uno studio scientifico che ipotizza che il surriscaldamento della crosta terrestre porterà ad uno sconvolgimento dei “terroir” della geografia mondiale dei vigneti. Fantasie ? A giudicare dal fatto che le grandi marche francesi dello Champagne stanno già piantando vigneti in Inghilterra …

Una notizia del genere fa pensare che non tutti gli scienziati - apparenti “terroristi” - esagerino. Perché questa è una notizia, appunto, e non un’ipotesi da verificare: le situazioni climatiche tendono alla crescita (è l’incarnazione pratica dell’effetto serra) e ciò implica che anche le vigne avvertono la necessità vitale di trovare nuovi luoghi più adatti per prosperare.
Anni fa, un gruppo di Ricercatori statunitensi aveva ridisegnato i confini “macro” della viticoltura del futuro (entro l’anno 2100, la loro previsione): viti da Champagne coltivate aldilà della Manica, nobili rossi piemontesi in Svizzera e Germania, Chianti in Piemonte, caldi vini siciliani in Toscana, Riesling e Pinot in Svezia  …

Ora, fresche regioni britanniche come il Kent, il Sussex o l’Hampshire iniziano ad essere già ampiamente punteggiate di vitigni di Chardonnay, Pinot meurnier o Pinot noir. E in Toscana si è sollevato l’allarme per l’estinzione (pressoché inevitabile, entro il secolo) di vini storici come il Brunello di Montalcino, il Chianti Classico e il Nobile di Montepulciano.
Nella Pianura Padana si parla di sperimentare la coltivazione dell’ananas africano, a suo agio all'asciutto, e di importare varietà e tecniche agronomiche dal Meridione d’Italia, che da sempre combatte contro la siccità.

Secondo il CNR, il Piemonte dovrà rapidamente tentare di modificare il suo sistema in quanto non sarà più interessato dalle masse d'aria fresca provenienti da ovest che, scavalcando le Alpi, ricadranno solo su Lombardia e Veneto.
Non è un caso se nella pianura alessandrina, da qualche anno, i terreni abitualmente destinati alla barbabietola da zucchero sono stati soppiantati (non solo per ragioni economiche) da coltivazioni sperimentali come quella dell’arachide, la “nocciolina americana”.
Per difendere le uve dal sole, in Piemonte dovremo accogliere piante del Sud, con chioma a ombrello, e, per evitare stress idrici, trasportare i nuovi vigneti sulle colline sabbiose.
L’ulivo sta già trionfando tra le nostre colline …
E chiunque possieda un orto o un giardino, avrà certamente già verificato in prima persona la crescente debolezza strutturale di nuove piante innestate di pesco, albicocco, ciliegio ecc. e la loro facile moria in età giovane (per “secchezza”). Così come l’improvviso rigoglio invernale dei carciofi …
Quanto alle risaie, come in Israele, dovremo effettuare il ricondizionamento delle acque di scarico, una preziosa risorsa. 
L’acqua sarà indubbiamente il problema principale per le nostre coltivazioni; è la penuria idrica che inciderà anche sulle proprietà organolettiche dei vegetali e le previsioni dei Ricercatori dicono che le pesche del domani avranno un gusto più amaro, mentre le arance e il radicchio rosso si presenteranno “sbiaditi”.
Un terzo del territorio nazionale, oltre dieci milioni di ettari, è a rischio di desertificazione, con punte dell'80 per cento del suolo in Sardegna, Sicilia e Puglia, dove il mare sta già infiltrando le falde acquifere …

Vi pare poco ?
E questo “realistico” scenario vedrà coinvolti i nostri figli.
Anzi, già oggi occorrerebbe effettuare scelte “aziendalistiche” per ipotizzare quali dovranno essere i nostri prodotti ortofrutticoli di punta nel prossimo futuro. Ed agire di conseguenza.
Magari tenendo conto della struttura “micro” della stragrande maggioranza delle aziende agricole delle nostre province e della impossibilità di un “salto epocale” rigorosamente individuale.

Effetto serra ? Cambiamenti climatici ?
Eppure ad Asti continuiamo a preoccuparci soltanto di costruire nuove tangenziali o nuovi inceneritori di rifiuti …

Aggiungi commento

Invia
Altritasti Periodico on line dell'Associazione di Promozione Sociale Altritasti - via Carducci 22 - 14100 Asti - C.F. 92060280051
Registrazione: Tribunale di Asti n. 7/2011 del 28.10.2011 - Direttore Responsabile: Alessandro Mortarino