di Mario Malandrone.
Il 12 dicembre è stato presentato ad Asti il libro “Costruttore di ponti” che racconta la storia di Alex Langer, viaggiatore leggero, politico generoso e dai molteplici impegni, precursore, profeta.
A ripercorrere il viaggio nella vita di Alex attraverso il libro di Marco Boato (suo amico e compagno di viaggio politico) si incontrano facce, volti, delusioni, speranze.
Il libro su Alex è un viaggio attraverso un cammino di formazione di una delle più belle anime che hanno abitato la politica italiana ...
Alla presentazione erano presenti, oltre all'autore Marco Boato, Anna Bosia (consigliere comunale) che ha calato il suo messaggio nelle problematiche di Asti e Michelino Musso (responsabile del progetto culturale della Diocesi) che ha delineato i tratti comuni tra il pensiero di Langer e l'enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”.
All'incontro partecipavo anche io e per me rileggere, a venti anni dalla morte di Alex, la sua storia è stata un'immersione in speranze, delusioni, esperienze.
Il libro riprende il percorso di formazione dello slancio politico generoso di Langer e inizia dall'impegno nel mondo Cristiano (scelto dallo stesso Langer); non a caso si ritrovano nei concetti espressi dall'enciclica "Laudato si'" molte intuizioni di Alex di più di trenta anni fa. Assonanza che ci colpisce nel profondo da un lato, ma che se ci fa dire "era ora" a pochi mesi dal vertice di Parigi, lascia in molti di noi il rammarico del ritardo.
Incomincerò descrivendo il paesaggio di questo viaggio: l'ambientazione è il mondo e lo sfondo ricorrente un ponte, inteso come ponte tra culture, che collega mondi diversi e lontani, ma anche la drammaticità del ponte distrutto di Mostar dalla guerra in Jugoslavia.
Langer diceva: “Sul mio ponte si transita in entrambe le direzioni e sono contento di poter contribuire a far circolare le idee”.
Su quel ponte, simbolo del suo agire politico, si può incontrare un ragazzo di 15 anni che scriveva: “Vorremmo esistere per tutti, entrare in contatto con tutti, il nostro aiuto è aperto a tutti”.
Questa frase di Langer ci appare oggi come l'annuncio di un impegno successivo di trenta e più anni, impegno su cui si spenderà senza mezze misure.
Sono incontri, occasioni di conoscenza tra culture, quelli che crea nel suo Sud Tirolo tra italiani, tedeschi e ladini. Alex Langer si rifiutò sempre di sottoporsi ai censimenti etnici, obbligato in consiglio provinciale a dichiarare l'etnia si dichiarava Ladino (la minoranza più piccola).
Un luogo importante è Firenze, dove lo si incontra studente.
A Firenze conosce l'esperienza di don Milani (tradurrà “Lettera a una Professoressa” in tedesco), di La Pira, Balducci.
Quello studente attraversa l'esperienza del movimento studentesco, Lotta Continua e poi, poco dopo, le prime esperienze Verdi in Europa.
A chi costruisce occasioni di incontro spesso succede di trovare barriere, muri a spezzare il voler fare; e così Langer giovane insegnante (la sua vera professione) non potrà insegnare in Alto Adige (la sua terra) perché rifiutatosi di fare il censimento etnico.
A quei muri si era opposto nel suo agire politico, nell'usare le lingue, occasione di dialogo, nel camminare insieme a tutti.
La sensazione che si ha nel viaggiare attraverso l'esperienza politica di Langer è che questi ponti colleghino tante e troppe realtà, l'esperienza italiana e tedesca dei Verdi, le minoranze etniche, il nord-sud del mondo.
Si incrociano sul suo cammino tematiche come il debito dei paesi in via di sviluppo, il debito ecologico, la restituzione, il commercio equo e gli stili di vita.
La sua analisi e la pratica del suo agire si fondano su un'attenzione alla complessità del mondo, dell'uomo e della natura, e su questo cammino Langer si muove come un Viaggiatore leggero (più lento, più profondo, più dolce), anteponendosi a un mondo che ci vuole veloci, alti e forti.
E' nella pace tra uomo e natura che Langer si chiede come rendere possibile il cambiamento e introduce il concetto di "Conversione Ecologica".
La "Conversione Ecologica" è un cambiamento individuale, di comunità e Langer negli anni '80 parla già di stili di vita: ”Non esiste il colpo grosso, l'atto liberatorio che possa aprire la via verso la conversione ecologica: i passi dovranno essere molti, il lavoro di persuasione da compiere enorme e paziente”.
Langer sente l'esigenza e sperimenta democrazia, partecipazione, il cambiamento dal basso: “una politica ecologica potrà aversi solo sulla base di nuove (forse antiche) convinzioni culturali e civili elaborate in larga misura al di fuori della politica...”.
Le tematiche ambientali, la convivenza tra i popoli, l'impegno su nucleare e pace lo portano nel Parlamento Europeo.
Per Alex, che a quindici anni diceva di “esistere per tutti”, si moltiplicarono le occasioni di unire, di collegare esperienze.
E' proprio in quegli anni che io ragazzo, incrocio per la prima volta le parole di Langer: “Fare la pace tra gli uomini e la natura".
Langer, nell'Europa in formazione, riprende la sua esperienza di collegamento tra diversità etniche e elabora “Il decalogo per la convivenza inter-etnica”: oggi quel testo appare più che mai profetico.
Il suo impegno si moltiplica: si interessa di migrazioni e cerca in tutti i modi di evitare il disgregarsi della Jugoslavia.
Questo generoso politico intitola uno dei capitoli del decalogo ”dell'importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera”, come ad anticipare l'urgenza di un cambio di rotta.
Urgente è il messaggio di Langer: da lì a poco alle porte dell'Europa divamperà la guerra in Jugoslavia, l'Europa assisterà indifferente all'assedio di Sarajevo (durato 4 anni) e uno dei simboli della disgregazione e della guerra diventerà proprio un ponte: il ponte di Mostar.
Langer percorre chilometri per evitare il peggio, scrive e denuncia, fa spola dal parlamento Europeo a Tuzla a Sarajevo e non smette di intrattenere i rapporti col mondo (Palestina, Foresta Amazzonica, Est Europa).
Denuncia l'indifferenza dell'Europa di fronte a una guerra che poteva essere fermata e su quel ponte danneggiato (come quello di Mostar) delle sue speranze si ferma spesso a interrogare se stesso: "Tu che fai il militante da 25 anni e che hai attraversato le esperienze del pacifismo, della sinistra cristiana, del '68, dell'estremismo degli anni '70, del sindacato ... della solidarietà con il Cile, l'America Latina, col Portogallo, con la Palestina, della nuova sinistra, del terzomondismo: da dove prendi le energie per fare ancora?".
Questa domanda si intreccia inevitabilmente con la vita di tutti noi.
Ed è quell'indifferenza, il massacro a Tuzla, le risposte che non arrivano a segnare chi generosamente aveva speso tutto se stesso nel costruire esperienze e speranze.
Nel viaggio che intraprendiamo leggendo il libro di Boato si incontrano tanti muri, che tutti noi abbiamo sperimentato: indifferenza, incomprensione, solitudine.
L'ultimo muro sulla strada di Alex è l'impossibilità a candidarsi a Sindaco di Bolzano perché si era rifiutato di sottoporsi al censimento etnico.
Nel viaggio che Alex ci permette di fare attraverso la sua vita, sono però tante le suggestioni, le esperienze, le fatiche che lo accomunano a molti di noi che si impegnano.
Io credo che esistano tanti “mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri, esploratori di frontiera” e che quindi il testimone sia passato ad altri.
Questo libro colma un vuoto di VERA cultura politica, un vuoto tra impegno, valori e cultura mettendo in rapporto diretto pratica e teoria. I filosofi della politica e del diritto avranno ora modo di pescare dalla realtà militante nuova linfa e verifiche sul campo. I filosofi, sinora, hanno interpretato il mondo, ora è tempo di cambiarlo in termini di impegno e militanza dettati da amore per il prossimo oltre che dalla ragione storica dei più deboli, delle minoranze, degli ultimi, delle classi subalterne e dei diritti di tutti e di ognuno ... Alex è un modello comportamentale per chi si è trovato senza una coscienza collettiva e ha dovuto sopperire da solo. Troppo solo.
Sono molte le persone, i giovani che credono in un impegno senza riserve e che si fanno costruttori di ponti, ma è anche sempre rumorosa e dannosa la politica che invece richiama ai muri, che costruisce gabbie, che incasella le persone e che alimenta odio.
In un mondo in cui le frontiere diventano sempre più assurde, forse dovremmo cercare sempre più un dialogo e una convivialità tra chi, come i migranti, è già saltatore di muri e esploratore di frontiera.
Sta a tutti noi oggi abitare insieme quella frontiera; io ho la fortuna di abitare una di quelle frontiere che è una scuola dove studiano molti saltatori di muri, che attraverso viaggi durati anni sono arrivati con la loro grande energia fino all'Europa.
Occorre diffondere questa storia, ma agire esplorando frontiere e vincendo i muri che abbiamo dentro noi stessi, le gabbie che impediscono il dialogo.
Marco Boato ha invitato i presenti a leggere il suo libro e a passarlo dopo averlo letto a un giovane; so che molti libri quindi giungeranno nelle vostre mani come un testimone da prendere (anche solo in parte) e traghettare aldilà del ponte!