A cura dell'Ordine Agronomi e Forestali di Asti.
Le abbondanti precipitazioni dei mesi scorsi hanno determinato una situazione di preoccupante dissesto del territorio astigiano con particolare riferimento alla viabilità locale in molti tratti interrotta o resa problematica da frane e smottamenti che hanno interessato tanto il nord che il sud della provincia. E’ dei giorni scorsi la notizia della quantificazione provvisoria da parte della Provincia di Asti dei danni, valutati in alcune decine di milioni di euro per poter provvedere alla risistemazione e messa in sicurezza della rete stradale provinciale ...
Sulla base di tale grave situazione l’Ordine dei Dottori agronomi e Dottori forestali della Provincia di Asti ha ritenuto utile ed auspicabile l’avvio quanto prima possibile di una riflessione generale su questi temi per meglio comprendere le diverse e molteplici cause alla base dell’emergenza in questione e per poter individuare con tutti gli indispensabili saperi scientifici e le diverse competenze tecniche e professionali coinvolte le più efficaci modalità di intervento. Questo auspicio si pone, anche nella logica di ottimizzare le risorse pubbliche disponibili – purtroppo sempre più esigue – anche nella messa a punto di modalità innovative di gestione della rete stradale astigiana capaci di prevenire fenomeni di dissesto che una volta verificatisi comportano esborsi finanziari ingenti per la collettività.
A questo riguardo, per poter meglio comprendere la problematica in questione, venerdì 3 aprile è stato effettuato un primo sopralluogo nel sud dell’Astigiano da parte del Dott. Agr. Marco Devecchi e del Dott. Agr. Ernesto Doglio Cotto (Presidente e Vice Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Asti) insieme al rappresentante per la realtà astigiana dell’AIPIN (Associazione Italiana per l’Ingegneria naturalistica), l’Arch. Vittorio Fiore, lungo alcuni dei tratti stradali interessati da fenomeni di dissesto.
Già dalle prime osservazioni compiute emerge con forza il ruolo straordinario della componente vegetale, arborea ed arbustiva, nella salvaguardia del territorio e della stessa rete stradale dai fenomeni di dissesto. Appare chiara, in particolare, la sorprendente azione consolidante degli apparati radicali, soprattutto delle specie arboree ed arbustive caratterizzate da radici estese e di tipo fittonante, nel contrasto dei fenomeni franosi. Tale constatazione appare impressionante soprattutto laddove esistano tratti stradali contigui caratterizzati o meno dalla presenza di vegetazione lungo le sponde. In questi casi, il ruolo attivo della vegetazione nel sostenere la sede stradale è grande.
Un esempio plastico in tal senso è rappresentato dallo smottamento nel territorio comunale di San Martino Alfieri lungo la strada che conduce a Motta di Costigliole. La presenza di un viale storico di Tigli (Tilia europaea) che dall’abitato scende verso valle sostiene in modo perfetto il fronte collinare e la stessa strada provinciale. Esattamente dopo l’ultimo tiglio, inizia il dissesto con un fronte di smottamento di alcune decine di metri che ha portato a ridurre la sezione stradale fruibile dai mezzi veicolari.
Qual è il valore di questi alberi nell’aver prevenuto da sempre il dissesto del territorio e la percorribilità della strada?
Quanto costerà consolidare il fronte di frana e mettere in sicurezza la sede stradale?
Quale potrà essere il costo – in termini di prevenzione attiva del dissesto – di una presenza arborea lungo le strade nei concentrici dei nostri paesi - in ossequio alle norme del Codice della strada - ed una estesa presenza arbustiva anche all’esterno dei concentrici per consolidare – ovunque sia possibile – le scarpate stradali?
Si tratta di valutazioni anche e soprattutto di tipo economico a cui non è più possibile sottrarsi, anche in ragione delle sempre più esigue risorse pubbliche a disposizione della gestione del nostro territorio. Si tratta, infatti, di un punto nodale per una gestione innovativa, intelligente, sostenibile e paesaggisticamente equilibrata delle nostre strade astigiane.
Prima di spendere un euro per un nuovo muro in cemento è fondamentale valutare in modo comparativo tutte le possibilità alternative con pari sicurezza e praticabilità che vedano l’utilizzo delle piante e di sistemi meno impattanti e meno costosi nel ripristino del territorio.
Ma è, soprattutto, sul fronte della prevenzione che occorre già da subito operare per mettere in sicurezza le nostre strade da futuri fenomeni di dissesto, attraverso prima di tutto una scrupolosa salvaguardia del patrimonio arboreo già presente lungo la rete stradale astigiana che se esistente prima del 1992 – anno di entrata in vigore del Codice della strada – non è assolutamente “fuorilegge” sulla base di precise ed autorevoli disposizioni del MINISTERO DEI TRASPORTI E DELLE INFRASTRUTTURE.
Non meno importante è poi la salvaguardia delle formazioni arbustive autoctone di biancospino, corniolo, sambuco, prugnolo, ecc. presenti lungo i bordi stradali che possono essere facilmente gestite secondo altezze adeguate con normali interventi manutentivi di potatura, potendo svolgere una formidabile azione antierosiva e di contenimento dei terreni, rispetto a frane e smottamenti. Non meno importanti in tal senso appaiono anche le comuni canne (Arundo donax), la cui azione stabilizzante dei versanti scoscesi è nota da sempre, avendo trovato ampio utilizzo da parte delle generazioni passate di contadini per il consolidamento delle scarpate e per ricavare un prezioso materiale per la gestione del vigneto e dell’orto.
Il sopralluogo di studio si è concluso con una condivisione delle osservazioni in questione con il Sindaco di San Martino Alfieri, Dott. Andrea Gamba, che ha convenuto sull’importanza dell’uso della vegetazione nella gestione delle strade, anche e soprattutto nel tratto interessato dalla frana nel pregevolissimo paesaggio agrario del paese di San Martino, e con la Consigliera Angela Quaglia con deleghe ai Lavori pubblici e alla viabilità della Provincia di Asti, che ha manifestato la più ampia disponibilità a valutare in modo accurato per ogni singolo caso concreto tutte le possibilità tecniche esistenti – e tra queste anche quelle riferibili all’ingegneria naturalistica – per poter utilizzare nel modo migliore possibile i fondi pubblici che verranno erogati a tutto vantaggio della comunità astigiana. A questo proposito, la Consigliera Angela Quaglia si è resa disponibile ad organizzare con gli Ordini e Categorie professionali interessate, dopo le festività pasquali, un apposito incontro operativo di riflessione per poter approfondire l’importante e strategica questione del dissesto geoidrologico del territorio e della Rete stradale astigiana.
Alcune considerazioni aggiuntive, di Angelo Porta (Presidente Circolo Legambiente Valtriversa) e Giancarlo Dapavo (Presidente Circolo Legambiente Gaia di Asti):
Ci ricolleghiamo all'ottimo documento di Marco Devecchi sull'importanza della componente arborea per il contenimento delle frane; crediamo sia interessante approfondire il contributo al dissesto provocato, almeno in qualche caso, dalle norme del Codice della Strada, che prevedono per i privati il divieto di piantare alberi ad una distanza inferiore alla massima altezza raggiungibile, senza eccezioni per i pendii franosi o le strade di montagna.
La Provincia di Asti si e' distinta negli scorsi anni identificando i proprietari dei fondi confinanti con le strade ed inviando centinaia (forse migliaia) di lettere personalizzate chiedendo il rispetto del Codice della Strada e del Regolamento Provinciale disciplinante concessioni, autorizzazioni e nulla osta stradali (ad esempio nel Regolamento Provinciale la distanza minima per una quercia, un tiglio o un platano e' 16 metri dal confine stradale, 8 metri per una robinia).
In tanti hanno preferito abbattere per evitare discussioni e possibili sanzioni. Gli abbattimenti continuano tuttora, nonostante il recente parere del Ministero dell'Ambiente che ritiene evitabili gli abbattimenti degli alberi piantati prima del 1992, e senza considerare che i boschi non vengono "impiantati" e quindi non ricadono nelle norme citate.
Aggiungiamo che l'articolo 31 del CdS recita: "I proprietari devono mantenere le ripe dei fondi laterali alle strade, sia a valle che a monte delle medesime, in stato tale da impedire franamenti o cedimenti del corpo stradale"... ....
"Devono altresì realizzare, ove occorrono, le necessarie opere di mantenimento ed evitare di eseguire interventi che possono causare i predetti eventi."
In caso contrario, multa da 159 a 639 Euro e "La violazione suddetta importa a carico dell’autore della violazione la sanzione amministrativa accessoria del ripristino, a proprie spese, dello stato dei luoghi"; quindi chi ha tagliato alberi e arbusti, sia spontaneamente sia dopo aver ricevuto la lettera della Provincia, provocando a distanza di anni una frana, dovrebbe pagare una multa e provvedere e sue spese al ripristino.
Nelle regole di polizia stradale del 1905 era previsto che nelle zone montane si potesse mantenere una distanza di 0,5 metri dal ciglio della strada (e non dal confine) ed occorreva inoltre un’autorizzazione prefettizia per poter abbattere i boschi laterali alle strade.
É sicuramente vero che da allora le condizioni del traffico stradale sono radicalmente cambiate, ma é altrettanto innegabile che le regole della fisica non si sono evolute di pari passo, e quindi i pendii franosi non piu' fermati dagli alberi si muovono con le stesse modalità del secolo scorso.
A cura dell'Ordine Agronomi e Forestali di Asti.
Le abbondanti precipitazioni dei mesi scorsi hanno determinato una situazione di preoccupante
dissesto del territorio astigiano con particolare riferimento alla viabilità locale in molti tratti interrotta o
resa problematica da frane e smottamenti che hanno interessato tanto il nord che il sud della provincia. E’
dei giorni scorsi la notizia della quantificazione provvisoria da parte della Provincia di Asti dei danni, valutati
in alcune decine di milioni di euro per poter provvedere alla risistemazione e messa in sicurezza della
rete stradale provinciale ...
Sulla base di tale grave situazione l’Ordine dei Dottori agronomi e Dottori forestali della Provincia di
Asti ha ritenuto utile ed auspicabile l’avvio quanto prima possibile di una riflessione generale su questi
temi per meglio comprendere le diverse e molteplici cause alla base dell’emergenza in questione e per
poter individuare con tutti gli indispensabili saperi scientifici e le diverse competenze tecniche e
professionali coinvolte le più efficaci modalità di intervento. Questo auspicio si pone, anche nella logica di
ottimizzare le risorse pubbliche disponibili – purtroppo sempre più esigue – anche nella messa a punto di
modalità innovative di gestione della rete stradale astigiana capaci di prevenire fenomeni di dissesto che
una volta verificatisi comportano esborsi finanziari ingenti per la collettività.
A questo riguardo, per poter meglio comprendere la problematica in questione, venerdì 3 aprile è stato
effettuato un primo sopralluogo nel sud dell’Astigiano da parte del Dott. Agr. Marco Devecchi e del Dott.
Agr. Ernesto Doglio Cotto (Presidente e Vice Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali
della Provincia di Asti) insieme al rappresentante per la realtà astigiana dell’AIPIN (Associazione Italiana per
l’Ingegneria naturalistica), l’Arch. Vittorio Fiore, lungo alcuni dei tratti stradali interessati da fenomeni di
dissesto.
Già dalle prime osservazioni compiute emerge con forza il ruolo straordinario della componente vegetale,
arborea ed arbustiva, nella salvaguardia del territorio e della stessa rete stradale dai fenomeni di dissesto.
Appare chiara, in particolare, la sorprendente azione consolidante degli apparati radicali, soprattutto delle
specie arboree ed arbustive caratterizzate da radici estese e di tipo fittonante, nel contrasto dei fenomeni
franosi. Tale constatazione appare impressionante soprattutto laddove esistano tratti stradali contigui
caratterizzati o meno dalla presenza di vegetazione lungo le sponde. In questi casi, il ruolo attivo della
vegetazione nel sostenere la sede stradale è grande.
Un esempio plastico in tal senso è rappresentato dallo smottamento nel territorio comunale di San Martino
Alfieri lungo la strada che conduce a Motta di Costigliole. La presenza di un viale storico di Tigli (Tilia
europaea) che dall’abitato scende verso valle sostiene in modo perfetto il fronte collinare e la stessa
strada provinciale. Esattamente dopo l’ultimo tiglio, inizia il dissesto con un fronte di smottamento di
alcune decine di metri che ha portato a ridurre la sezione stradale fruibile dai mezzi veicolari.
Qual è il valore di questi alberi nell’aver prevenuto da sempre il dissesto del territorio e la percorribilità della
strada?
Quanto costerà consolidare il fronte di frana e mettere in sicurezza la sede stradale?
Quale potrà essere il costo – in termini di prevenzione attiva del dissesto – di una presenza arborea lungo
le strade nei concentrici dei nostri paesi - in ossequio alle norme del Codice della strada - ed una estesa
presenza arbustiva anche all’esterno dei concentrici per consolidare – ovunque sia possibile – le scarpate
stradali?
Si tratta di valutazioni anche e soprattutto di tipo economico a cui non è più possibile sottrarsi, anche in
ragione delle sempre più esigue risorse pubbliche a disposizione della gestione del nostro territorio. Si
tratta, infatti, di un punto nodale per una gestione innovativa, intelligente, sostenibile e
paesaggisticamente equilibrata delle nostre strade astigiane.
Prima di spendere un euro per un nuovo muro in cemento è fondamentale valutare in modo comparativo
tutte le possibilità alternative con pari sicurezza e praticabilità che vedano l’utilizzo delle piante e di sistemi
meno impattanti e meno costosi nel ripristino del territorio.
Ma è, soprattutto, sul fronte della prevenzione che occorre già da subito operare per mettere in
sicurezza le nostre strade da futuri fenomeni di dissesto, attraverso prima di tutto una scrupolosa
salvaguardia del patrimonio arboreo già presente lungo la rete stradale astigiana che se esistente prima del
1992 – anno di entrata in vigore del Codice della strada – non è assolutamente “fuorilegge” sulla base di
precise ed autorevoli disposizioni del MINISTERO DEI TRASPORTI E DELLE INFRASTRUTTURE.
Non meno importante è poi la salvaguardia delle formazioni arbustive autoctone di biancospino, corniolo,
sambuco, prugnolo, ecc. presenti lungo i bordi stradali che possono essere facilmente gestite secondo
altezze adeguate con normali interventi manutentivi di potatura, potendo svolgere una formidabile azione
antierosiva e di contenimento dei terreni, rispetto a frane e smottamenti. Non meno importanti in tal
senso appaiono anche le comuni canne (Arundo donax), la cui azione stabilizzante dei versanti scoscesi è
nota da sempre, avendo trovato ampio utilizzo da parte delle generazioni passate di contadini per il
consolidamento delle scarpate e per ricavare un prezioso materiale per la gestione del vigneto e
dell’orto.
Il sopralluogo di studio si è concluso con una condivisione delle osservazioni in questione con il
Sindaco di San Martino Alfieri, Dott. Andrea Gamba, che ha convenuto sull’importanza dell’uso della
vegetazione nella gestione delle strade, anche e soprattutto nel tratto interessato dalla frana nel
pregevolissimo paesaggio agrario del paese di San Martino, e con la Consigliera Angela Quaglia con
deleghe ai Lavori pubblici e alla viabilità della Provincia di Asti, che ha manifestato la più ampia
disponibilità a valutare in modo accurato per ogni singolo caso concreto tutte le possibilità tecniche
esistenti – e tra queste anche quelle riferibili all’ingegneria naturalistica – per poter utilizzare nel modo
migliore possibile i fondi pubblici che verranno erogati a tutto vantaggio della comunità astigiana. A questo
proposito, la Consigliera Angela Quaglia si è resa disponibile ad organizzare con gli Ordini e Categorie
professionali interessate, dopo le festività pasquali, un apposito incontro operativo di riflessione per poter
approfondire l’importante e strategica questione del dissesto geoidrologico del territorio e della Rete
stradale astigiana.
Alcune considerazioni aggiuntive, di Angelo Porta (Presidente Circolo Legambiente Valtriversa) e Giancarlo
Dapavo (Presidente Circolo Legambiente Gaia di Asti):
Ci ricolleghiamo all'ottimo documento di Marco Devecchi sull'importanza della componente arborea per il
contenimento delle frane; crediamo sia interessante approfondire il contributo al dissesto provocato,
almeno in qualche caso, dalle norme del Codice della Strada, che prevedono per i privati il divieto di
piantare alberi ad una distanza inferiore alla massima altezza raggiungibile, senza eccezioni per i pendii
franosi o le strade di montagna.
La Provincia di Asti si e' distinta negli scorsi anni identificando i proprietari dei fondi confinanti con le strade
ed inviando centinaia (forse migliaia) di lettere personalizzate chiedendo il rispetto del Codice della Strada
e del Regolamento Provinciale disciplinante concessioni, autorizzazioni e nulla osta stradali (ad esempio nel
Regolamento Provinciale la distanza minima per una quercia, un tiglio o un platano e' 16 metri dal confine
stradale, 8 metri per una robinia).
In tanti hanno preferito abbattere per evitare discussioni e possibili sanzioni. Gli abbattimenti continuano
tuttora, nonostante il recente parere del Ministero dell'Ambiente che ritiene evitabili gli abbattimenti degli
alberi piantati prima del 1992, e senza considerare che i boschi non vengono "impiantati" e quindi non
ricadono nelle norme citate.
Aggiungiamo che l'articolo 31 del CdS recita: "I proprietari devono mantenere le ripe dei fondi laterali alle
strade, sia a valle che a monte delle medesime, in stato tale da impedire franamenti o cedimenti del corpo
stradale"... ....
"Devono altresì realizzare, ove occorrono, le necessarie opere di mantenimento ed evitare di eseguire
interventi che possono causare i predetti eventi."
In caso contrario, multa da 159 a 639 Euro e "La violazione suddetta importa a carico dell’autore della
violazione la sanzione amministrativa accessoria del ripristino, a proprie spese, dello stato dei luoghi";
quindi chi ha tagliato alberi e arbusti, sia spontaneamente sia dopo aver ricevuto la lettera della Provincia,
provocando a distanza di anni una frana, dovrebbe pagare una multa e provvedere e sue spese al
ripristino.
Nelle regole di polizia stradale del 1905 era previsto che nelle zone montane si potesse mantenere una
distanza di 0,5 metri dal ciglio della strada (e non dal confine) ed occorreva inoltre un’autorizzazione
prefettizia per poter abbattere i boschi laterali alle strade.
É sicuramente vero che da allora le condizioni del traffico stradale sono radicalmente cambiate, ma é
altrettanto innegabile che le regole della fisica non si sono evolute di pari passo, e quindi i pendii franosi
non piu' fermati dagli alberi si muovono con le stesse modalità del secolo scorso.
Le abbondanti precipitazioni dei mesi scorsi hanno determinato una situazione di preoccupante
dissesto del territorio astigiano con particolare riferimento alla viabilità locale in molti tratti interrotta o
resa problematica da frane e smottamenti che hanno interessato tanto il nord che il sud della provincia. E’
dei giorni scorsi la notizia della quantificazione provvisoria da parte della Provincia di Asti dei danni, valutati
in alcune decine di milioni di euro per poter provvedere alla risistemazione e messa in sicurezza della
rete stradale provinciale ...
Sulla base di tale grave situazione l’Ordine dei Dottori agronomi e Dottori forestali della Provincia di
Asti ha ritenuto utile ed auspicabile l’avvio quanto prima possibile di una riflessione generale su questi
temi per meglio comprendere le diverse e molteplici cause alla base dell’emergenza in questione e per
poter individuare con tutti gli indispensabili saperi scientifici e le diverse competenze tecniche e
professionali coinvolte le più efficaci modalità di intervento. Questo auspicio si pone, anche nella logica di
ottimizzare le risorse pubbliche disponibili – purtroppo sempre più esigue – anche nella messa a punto di
modalità innovative di gestione della rete stradale astigiana capaci di prevenire fenomeni di dissesto che
una volta verificatisi comportano esborsi finanziari ingenti per la collettività.
A questo riguardo, per poter meglio comprendere la problematica in questione, venerdì 3 aprile è stato
effettuato un primo sopralluogo nel sud dell’Astigiano da parte del Dott. Agr. Marco Devecchi e del Dott.
Agr. Ernesto Doglio Cotto (Presidente e Vice Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali
della Provincia di Asti) insieme al rappresentante per la realtà astigiana dell’AIPIN (Associazione Italiana per
l’Ingegneria naturalistica), l’Arch. Vittorio Fiore, lungo alcuni dei tratti stradali interessati da fenomeni di
dissesto.
Già dalle prime osservazioni compiute emerge con forza il ruolo straordinario della componente vegetale,
arborea ed arbustiva, nella salvaguardia del territorio e della stessa rete stradale dai fenomeni di dissesto.
Appare chiara, in particolare, la sorprendente azione consolidante degli apparati radicali, soprattutto delle
specie arboree ed arbustive caratterizzate da radici estese e di tipo fittonante, nel contrasto dei fenomeni
franosi. Tale constatazione appare impressionante soprattutto laddove esistano tratti stradali contigui
caratterizzati o meno dalla presenza di vegetazione lungo le sponde. In questi casi, il ruolo attivo della
vegetazione nel sostenere la sede stradale è grande.
Un esempio plastico in tal senso è rappresentato dallo smottamento nel territorio comunale di San Martino
Alfieri lungo la strada che conduce a Motta di Costigliole. La presenza di un viale storico di Tigli (Tilia
europaea) che dall’abitato scende verso valle sostiene in modo perfetto il fronte collinare e la stessa
strada provinciale. Esattamente dopo l’ultimo tiglio, inizia il dissesto con un fronte di smottamento di
alcune decine di metri che ha portato a ridurre la sezione stradale fruibile dai mezzi veicolari.
Qual è il valore di questi alberi nell’aver prevenuto da sempre il dissesto del territorio e la percorribilità della
strada?
Quanto costerà consolidare il fronte di frana e mettere in sicurezza la sede stradale?
Quale potrà essere il costo – in termini di prevenzione attiva del dissesto – di una presenza arborea lungo
le strade nei concentrici dei nostri paesi - in ossequio alle norme del Codice della strada - ed una estesa
presenza arbustiva anche all’esterno dei concentrici per consolidare – ovunque sia possibile – le scarpate
stradali?
Si tratta di valutazioni anche e soprattutto di tipo economico a cui non è più possibile sottrarsi, anche in
ragione delle sempre più esigue risorse pubbliche a disposizione della gestione del nostro territorio. Si
tratta, infatti, di un punto nodale per una gestione innovativa, intelligente, sostenibile e
paesaggisticamente equilibrata delle nostre strade astigiane.
Prima di spendere un euro per un nuovo muro in cemento è fondamentale valutare in modo comparativo
tutte le possibilità alternative con pari sicurezza e praticabilità che vedano l’utilizzo delle piante e di sistemi
meno impattanti e meno costosi nel ripristino del territorio.
Ma è, soprattutto, sul fronte della prevenzione che occorre già da subito operare per mettere in
sicurezza le nostre strade da futuri fenomeni di dissesto, attraverso prima di tutto una scrupolosa
salvaguardia del patrimonio arboreo già presente lungo la rete stradale astigiana che se esistente prima del
1992 – anno di entrata in vigore del Codice della strada – non è assolutamente “fuorilegge” sulla base di
precise ed autorevoli disposizioni del MINISTERO DEI TRASPORTI E DELLE INFRASTRUTTURE.
Non meno importante è poi la salvaguardia delle formazioni arbustive autoctone di biancospino, corniolo,
sambuco, prugnolo, ecc. presenti lungo i bordi stradali che possono essere facilmente gestite secondo
altezze adeguate con normali interventi manutentivi di potatura, potendo svolgere una formidabile azione
antierosiva e di contenimento dei terreni, rispetto a frane e smottamenti. Non meno importanti in tal
senso appaiono anche le comuni canne (Arundo donax), la cui azione stabilizzante dei versanti scoscesi è
nota da sempre, avendo trovato ampio utilizzo da parte delle generazioni passate di contadini per il
consolidamento delle scarpate e per ricavare un prezioso materiale per la gestione del vigneto e
dell’orto.
Il sopralluogo di studio si è concluso con una condivisione delle osservazioni in questione con il
Sindaco di San Martino Alfieri, Dott. Andrea Gamba, che ha convenuto sull’importanza dell’uso della
vegetazione nella gestione delle strade, anche e soprattutto nel tratto interessato dalla frana nel
pregevolissimo paesaggio agrario del paese di San Martino, e con la Consigliera Angela Quaglia con
deleghe ai Lavori pubblici e alla viabilità della Provincia di Asti, che ha manifestato la più ampia
disponibilità a valutare in modo accurato per ogni singolo caso concreto tutte le possibilità tecniche
esistenti – e tra queste anche quelle riferibili all’ingegneria naturalistica – per poter utilizzare nel modo
migliore possibile i fondi pubblici che verranno erogati a tutto vantaggio della comunità astigiana. A questo
proposito, la Consigliera Angela Quaglia si è resa disponibile ad organizzare con gli Ordini e Categorie
professionali interessate, dopo le festività pasquali, un apposito incontro operativo di riflessione per poter
approfondire l’importante e strategica questione del dissesto geoidrologico del territorio e della Rete
stradale astigiana.
Alcune considerazioni aggiuntive, di Angelo Porta (Presidente Circolo Legambiente Valtriversa) e Giancarlo
Dapavo (Presidente Circolo Legambiente Gaia di Asti):
Ci ricolleghiamo all'ottimo documento di Marco Devecchi sull'importanza della componente arborea per il
contenimento delle frane; crediamo sia interessante approfondire il contributo al dissesto provocato,
almeno in qualche caso, dalle norme del Codice della Strada, che prevedono per i privati il divieto di
piantare alberi ad una distanza inferiore alla massima altezza raggiungibile, senza eccezioni per i pendii
franosi o le strade di montagna.
La Provincia di Asti si e' distinta negli scorsi anni identificando i proprietari dei fondi confinanti con le strade
ed inviando centinaia (forse migliaia) di lettere personalizzate chiedendo il rispetto del Codice della Strada
e del Regolamento Provinciale disciplinante concessioni, autorizzazioni e nulla osta stradali (ad esempio nel
Regolamento Provinciale la distanza minima per una quercia, un tiglio o un platano e' 16 metri dal confine
stradale, 8 metri per una robinia).
In tanti hanno preferito abbattere per evitare discussioni e possibili sanzioni. Gli abbattimenti continuano
tuttora, nonostante il recente parere del Ministero dell'Ambiente che ritiene evitabili gli abbattimenti degli
alberi piantati prima del 1992, e senza considerare che i boschi non vengono "impiantati" e quindi non
ricadono nelle norme citate.
Aggiungiamo che l'articolo 31 del CdS recita: "I proprietari devono mantenere le ripe dei fondi laterali alle
strade, sia a valle che a monte delle medesime, in stato tale da impedire franamenti o cedimenti del corpo
stradale"... ....
"Devono altresì realizzare, ove occorrono, le necessarie opere di mantenimento ed evitare di eseguire
interventi che possono causare i predetti eventi."
In caso contrario, multa da 159 a 639 Euro e "La violazione suddetta importa a carico dell’autore della
violazione la sanzione amministrativa accessoria del ripristino, a proprie spese, dello stato dei luoghi";
quindi chi ha tagliato alberi e arbusti, sia spontaneamente sia dopo aver ricevuto la lettera della Provincia,
provocando a distanza di anni una frana, dovrebbe pagare una multa e provvedere e sue spese al
ripristino.
Nelle regole di polizia stradale del 1905 era previsto che nelle zone montane si potesse mantenere una
distanza di 0,5 metri dal ciglio della strada (e non dal confine) ed occorreva inoltre un’autorizzazione
prefettizia per poter abbattere i boschi laterali alle strade.
É sicuramente vero che da allora le condizioni del traffico stradale sono radicalmente cambiate, ma é
altrettanto innegabile che le regole della fisica non si sono evolute di pari passo, e quindi i pendii franosi
non piu' fermati dagli alberi si muovono con le stesse modalità del secolo scorso.